lunedì 2 maggio 2022

Bloggorai e la guerra: nota n. 3


Oggi ne approfittiamo del fatto che non ci sono giornali in edicola per invertire l’ordine dei post: prima una breve terza nota sulla guerra (le precedenti del 26 e 28 aprile) e a seguire sulla Rai dove ci sono notizie e argomenti molto interessanti da riferire. Ovviamente, questo non è Tweet e non ce la caviamo solo con poche battute.

La potenza terrificante delle immagini non si esprime solo con il sangue, il dolore e la distruzione. Il terrore corre anche sul filo delle parole, dei segni, dei gesti, dei significati e significanti. Se volete, anche le espressioni, gli “ammiccamenti” cioè gli sguardi corrucciati , i sorrisi e le smorfie, sottintesi o espliciti, sono sempre piccoli gesti che dicono più di tante parole. Ecco allora che il racconto della guerra in Ucraina si combatte non solo e non tanto con le armi vere e quelle indirette della propaganda di entrambe le parti (entrambe, da ricordare sempre e comunque) ma anche con quelle molto più sottili e impercettibili dei metamessaggi (ne abbiamo già parlato a proposito degli assiomi della comunicazione – La scuola di Palo Alto). 

Il meta messaggio, per definizione, si definisce “oltre” (meta) il messaggio, cioè al contenuto dello stesso si aggiungono elementi che potrebbero renderlo diverso dalla sua natura originaria. “Io ti amo” può essere il messaggio che può variare di peso, senso e significato a seconda delle modalità in cui questa espressione viene proposta.  

Citiamo alcuni “metamessaggi” sulla guerra in Ucraina che ci hanno colpito nei giorni scorsi. Questo è molto significativo: la riunione dei 40 paesi NATO a Ramstein è stato uno dei momenti più rilevanti della geopolitica degli ultimi anni e avviene lo stesso giorno in cui il segretario generale dell’ONU Guterres incontra Putin e il giorno prima di quando lo stesso incontra Zelensky a Kiev. 

Il “metamessaggio” qui è particolarmente incisivo e devastante: il futuro del mondo lo decidiamo noi NATO, le Nazioni Unite non contano nulla e la conduzione della guerra contro la Russia (ovvero al contrario) le trattative di Pace ve le scordate … voi europei dateci le armi pesanti e noi USA garantiamo maggiori stanziamenti (33 miliardi di dollari). Putin ha pensato bene di dare man forte alla diffusione di questo "messaggio” di pace della NATO sparando due missili su Kiev il giorno successivo. Però mentre il primo messaggio “Ramstein” è passato in secondo piano, il secondo ha occupato le prima pagine i titoli di testa. Cosa altro aggiungere?

Altro “metamessaggio “ significativo: sul sito di Repubblica.it nei giorni scorsi è comparso un breve articolo con il titolo “Giornalisti russi o spie nei talk Rai?". La Vigilanza chiede lumi al Copasir”. Vediamo bene come sono andate le cose: il tanto discusso Orsini va da Cartabianca (unica trasmissione Rai in prima serata di dibattito giornalistico alquanto indigesta a molti, dentro e fuori Viale Mazzini) dove partecipa anche una giornalista russa di dichiarate ed esplicite adesioni al pensiero di Putin. Cosa fa Repubblica? Pubblica il pezzo con allegata la foto di Orsini dove appare evidente ed esplicito il “metamessaggio”: Orsini è una spia. Ovviamente, qualcuno si avverte che hanno fatto un cagone abissale fuori dal vaso e poco dopo correggono il tiro e tolgono la foto. Da lì al Copasir, al solito deputato PD Andrea Romano e ai pericoli che la Rai corre ospitando certi personaggi il passo è breve.

Questo invece è un messaggio forte e chiaro che molti fanno finta di non capire o sapere (tot ..toc .. in casa PD c'è qualcuno ???). Ieri Euromedia Research, per conto de La Stampa, ha pubblicato un sondaggio dove si pongono tre quesiti fondamentali:

1. Lei è favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella UE? 

si 46,4% NO 34%

2. Lei è favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella Nato? 

si 42,3% NO 48,4%

3. Lei è favorevole o contrario che l’Italia invii armi all’Ucraina? 

si 36% NO 50,4%

Che sia chiaro: NO alle armi per oltre la metà degli intervistati

Risposte chiare e inequivocabili che si accompagnano bene a quanto già vi abbiamo riportato in altre occasioni e a quanto successo nei giorni scorsi (marcia di Assisi e manifestazioni del Primo maggio sempre ad Assisi e non di fronte a qualche fabbrica di armi dove pure l'Italia è tra i principali produttori). 

Domanda: nei prossimi giorni il capo del Governo Draghi incontrerà Biden. Cosa avrà nel suo bagaglio politico culturale? I partiti che lo sostengono (che su questo tema non sono tutti d’accordo) o un opinione pubblica nazionale che non manca occasione per ribadire il suo forte dissenso sulla scelta di inviare armi in Ucraina?

Tanto per intenderci: ieri sera su Rete4 è andata in onda un’intervista (si fa per dire) del ministro degli esteri russo Lavrov che non ha mancato di sottolineare il ruolo dell’Italia in questo momento. La scelta di andare su un canale Mediaset e non su uno Rai è un altro piccolo “metamessaggio”: è possibile che una buona parte della Rai sia avvertita come la televisione del Governo italiano tra i più fedeli osservatori della dottrina Biden.

bloggorai@gmail.com

 

 

 

 

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