mercoledì 4 maggio 2022

Rai: veleno puro !!!

Foto di OpenIcons da Pixabay

Oggi a scorrere i quotidiani la notizia buona la troviamo in fondo (vedi pure Last Minute in fondo a questo Post). Il veleno sta sempre nella coda? No, non sempre . Sull’albero malato che produce frutti avvelenati (Rai) si è aggrovigliato saldamente un serpente che le tossine mortali le ha sui denti affilati e pronti a mordere. Intendiamoci: tutti gli esseri viventi appartengono al regno di Dio ed hanno legittimamente e vantaggiosamente un ruolo importante nell’equilibrio dell’ecosistema. Ma in questo caso il suo strisciare subdolo e silenzioso sui rami di Viale Mazzini mette a grave rischio di sopravvivenza lo stesso albero, i  suoi frutti e chi li raccoglie.

Lo abbiamo scritto tante volte ed è utile ripeterlo: il 2022 è l’anno di frontiera del Servizio Pubblico e lo è anzitutto sul fronte delle risorse sulle quali potrà contare. Il serpente ha colpito e le sostanze velenose sono state già diffuse nel corpo malandato di una politica inerte, debilitata e confusa. Il veleno si chiama Rubinettox, ed è composto dai rubinetti in parte già chiusi e in altra parte pronti a chiudersi sulle casse Rai. Il primo è stato chiuso con il DL 208 dello scorso novembre (taglio della pubblicità) e il secondo si chiuderà con la prossima Legge di bilancio quando, necessariamente, si dovrà trovare il modo per riscuotere il canone in modo diverso da quello tradizionale finora in uso. Questa mattina, una piccola dose di veleno l’abbiamo trovata in un trafiletto di Repubblica (Aldo Fontanarosa) dove si sostiene che “Rai ..senza la bolletta si rischia la beffa”. No, non è una beffa ma un disegno organico, un avvelenamento dei pozzi del Servizio Pubblico del quale non riusciamo ancora trovare l’esecutore materiale del delitto in corso, chi sono i suoi complici e chi, in primo luogo, i mandanti. Abbiamo però qualche sospetto. Si è detto e scritto “ce lo ha chiesto l’Europa” e sembra una balla colossale, montata sapientemente per inquinare la scena del crimine. Se volessimo cavarcela sommariamente e con una battuta, si può immaginare una qualche Spectre comunitaria, ovvero qualche potentissima lobby che ha il compito specifico di “addolcire” agli occhi dell’opinione pubblica un costo energetico sempre crescente e difficile da giustificare. Distogliere l’attenzione, alleggerire il carico, spostare l’asse di riferimento e, possibilmente, con lo stesso morso avvelenato, colpire da più parti. Di questo disegno godono i benefici i fornitori di energia elettrica che non sanno più cosa inventarsi per giustificare le loro tariffe e allora fanno il gioco delle tre carte, del genere “allo stesso prezzo ti do un pizzico di prodotto in meno” come fanno al supermercato quando nel pacco di biscotti a 3 euro invece di 100 te ne danno 90 allo steso prezzo. Carta vince e carta perde.

Ma il grande avvelenatore, il serpente più pericoloso, è quello che punta alla demolizione silente e, appunto strisciante, della stessa logica, della sua natura primigenia, di Servizio Pubblico radiotelevisivo a favore di una tutta privata e mercantile. È il liberismo occulto, intrinseco nel DNA di chi ha il mercato, le banche, il profitto, i bilanci in pareggio e i dividendi nelle vene dove un soggetto come la Rai ci sta bene solo se rimodellata, ridimensionata al punto giusto sufficiente a liberare “risorse” utili per gli altri operatori, analogici o digitali che siano. Di questo disegno fa parte, tanto per intenderci, la manovra sulla vendita di Rai Way come ultima spiaggia utile a racimolare soldi per tappare buchi sempre più larghi.

In questo disegno su canone si sta evidenziando il buco più evidente: nessuno, oggi, è in grado di proporre una modo alternativo in grado di fronteggiare la minaccia di un ritorno all’evasione stimata intorno ai 300 milioni di Euro. Si sente un brusio di far rientrare il canone nella “fiscalità generale”: un pensiero tanto pericoloso quanto confuso ma che si avvicina a qualcosa che abbiamo letto: “la Rai senza pubblicità” (Romano e Barachini in Vigilanza Rai). Tanto confuso che nessuno si azzarda ad esporlo compiutamente. Oppure, in alternativa, si ipotizza di far rientrare il pagamento del canone con la dichiarazione dei redditi (con forti meccanismi di esenzione pari a circa il 30/40%) oppure con una imposizione indiretta su beni mobili (tassa automobilistica) o immobili (abitazioni in proprietà o affitto). 

Veleno allo stato puro: vallo a spiegare ai cittadini che ancora hanno nelle vene l’insofferenza alla “tassa più odiata dagli italiani” che proprio alla vigilia della campagna elettorale prossima ventura (Nb. Inizierà a settembre prossimo) dovranno mettere in conto quella che ai loro occhi potrebbe apparire come una nuova tassa e non lo stesso canone già pagato in bolletta. Immaginiamo i forconi sotto Palazzo Chigi e Viale Mazzini. A meno che si proponga una sorta di “Patto scellerato”: vi facciamo pagare meno e in cambio tagliamo le gambe alla Rai con un taglio di 2-3 mila posti di lavoro (magari la metà dei circa 2000 giornalisti), una rete in meno (RaiDue?) e qualche cianfrusaglia residuale. Ma la domanda che si pone allora è semplice: prendete un calendario e fate due conti: sarà in grado questo Parlamento, con questi chiari di luna, entro la fine dell’anno in corso, di prendere di petto questo argomento e afferrare i serpente dalla testa? La risposta è semplice: no e poi no e poi no! No perché non ci sono i “tempi” parlamentari, no perché non ci sono gli intendimenti politici, no perché non ci sono gli accordi, no perché non ci sono i progetti. No, semplicemente, perché non c’è niente, ovvero il vuoto pneumatico dove comanda solo la potenza infinita di chi è in grado di spargere veleno sicuro di non trovare chi abbia un antidoto efficace. 

Nostri interlocutori bene informatici dicono che a Palazzo Chigi hanno il dossier sul tavolo ma hanno demandato il “lavoro sporco” al MISE. A Viale Mazzini sembra che il terrore corre sul filo e non sanno da che parte iniziare: i gruppo di lavoro sul Contratto di Servizio sembra essersi arenato sulle rive misteriose della Soldi, di Mazzà e della consulente Squadrone (tagliato fuori l’unico che ne sapeva qualcosa: Luppi) e non riescono a districare il bandolo se debba esserci prima il Piano industriale o viceversa (noi lo sappiamo benissimo). Nel frattempo la transizione al DVB-T2 non fa dormire sonni tranquilli. Gli ascolti sono quello che sono e la guerra infuria. Amen.

bloggorai@gmail.com

 

PS. Last minute: veniamo a sapere dal sito de ilgiornaleditalia.it che Rai e Usigrai avrebbero firmato stanotte un accordo per il ritiro del ricorso sul comportamento antisindacale. L’accordo prevede che viene mantenuto i tagli all’edizione notturna della Tgr in cambio di potenziamento nelle redazioni Web. Ad occhio e croce non ci piace. Valuteremo con attenzione.

PPS: più tardi ci potrà essere spazio per una 

Bloggorai nota di guerra n.4

 


 

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