La Rai come un sommergibile a pedali che naviga a quota
periscopica e, ogni tanto, emerge dalle acque profonde e getta uno sguardo all’orizzonte.
Vede a malapena una nebbia spessa e stagnate dalla quale emerge uno scoglio luminescente
che la illude di essere giunti nella terra dell’abbondanza e della felicità. Salvo
poi, il giorno dopo, dover abbassare il periscopio e tornare negli abissi.
Più o meno ci viene in mente questa immagine dopo aver letto
la mole di attenzione mediatica sul festival di Torino che, confessiamo, in un
certo senso ci sorprende. Anche Bloggorai si deve adattare: anche noi
navighiamo a vista, senza rotta e senza obiettivo (il futuro del Servizio
Pubblico). Ci dobbiamo accontentare di quello che passa il Convento.
Ci sono sempre aspetti misteriosi che governano le cose del mondo
e degli umani. Ci sono forze oscure e potenti, chiamiamole pure Divinità, che
tirano i fili degli eventi, della storia, e questo avviene spesso a nostra
insaputa. O meglio, talvolta ne avvertiamo la forza attrattiva e propulsiva ma
fatichiamo a intravvedere la traiettoria e la parabola. Siamo nel pieno del
momento più grave della nostra civiltà contemporanea occidentale e, ciononostante,
siamo indotti a ritenere la gerarchia degli avvenimenti debba essere rovesciata rispetto a
quelle che potrebbero essere priorità inderogabili.
Abbiamo ancora negli occhi le immagini terrificanti delle
sale di attesa del Pronto Soccorso dei principali ospedali italiani e c’è
ancora qualcuno che va in giro sostenendo che bisogna spendere più soldi per le
armi??? Ci viene in mente un sano “sentimento popolare” che si traduce in un semplicissimo invito ad andare quel Paese quando, appunto, questa mattina
ci ha colpito l’attacco di un articolo comparso su Repubblica a proposito della
vittoria televisiva della banda ucraina: “Un sentimento popolare che
nasce da meccaniche divine”. Alla faccia del Kilimangiaro: lo avesse scritto
Salini un pensiero del genere gli avrebbero dato il Nobel per la Letteratura a
priori, subito … di diritto. Chissà se però, in fondo in fondo, quella riga
coglie frammenti di verità che a noi sfuggono. Cosa sfugge? Sfugge, ad esempio,
il senso del “sentimento popolare” che si esprime televisivamente non per chi è
più “bravo” ma per la solidarietà ad un Paese colpito ed offeso da una
inaccettabile invasione. Semplicemente: il concorso non c’entra nulla e
tantomeno la “qualità” dello spettacolo o musicale che dir si voglia (???)
e si vota con altro sentimento. Quali possano essere invece le “meccaniche
divine” ci sfugge ancora di più, salvo quanto detto in premessa ovvero che tutte
le cose del mondo si possono leggere attraverso l’intervento più o meno
esplicito di forze oscure e misteriose che regolano lo svolgimento degli
eventi.
Comunque, chiudiamo il capitolo con una semplice e banale
constatazione: l’evento di Torino è stato visto da circa il 41% della platea
televisiva, ovvero il restante 59% cioè la maggioranza, ha visto altro. Invertendo l’ordine delle
percentuali, sono più o meno le stesse di coloro che della guerra e delle armi
non vorrebbero più sentire parlare, nemmeno sotto forma di canzonette.
Abbassiamo il nostro periscopio e anche noi torniamo negli abissi non prima però di un lapidario cenno a due soggetti che abbiamo visto galleggiare sul Corriere di oggi: Aldo Grasso che tesse le lodi di Bruno Vespa dopo la sua “intervista” a Zelensky dove ha usato “un linguaggio assennato tenendosi alla larga dai circensi”. Lui sì che se ne intende: Pares cum paribus facillime congregantur.
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