Quando gli avvenimento si svolgono sotto il segno dell’opacità e della confusione, ogni considerazione è lecita. Il “dibattito” (si fa per dire) sul nuovo Contratto di servizio nasce male e si svolge peggio, all’interno di Viale Mazzini e fuori. Formalmente nasce in Rai a ottobre scorso quando venne costituito un apposito gruppo di lavoro incaricato di tracciare una bozza di lavoro che poco dopo (novembre) viene resa nota. Il gruppo di lavoro fa riferimento alla Presidente Soldi (perché?) che si avvale pure di due consulenti esterne (Squadrone e Barca) e dal quale “esce” l’unica persona che del Contratto ne sapeva pressoché vita, morte e miracoli. Misteri di Viale Mazzini. Nel frattempo, al di fuori del palazzo si lavora alacremente.
Bene, andiamo avanti. “Atto di indirizzo” ovvero "linee guida" “bozza di lavoro” ovvero “documento programmatico” ovvero “lista della spesa” ovvero “appunti di viaggio”: chiamatelo come volete ma la forma e la sostanza sono le stesse. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato quello che abbiamo definito il “documento misterioso” che da alcuni giorni (dal pomeriggio del 4 maggio) si aggirava a Viale Mazzini ad insaputa di quasi tutti e che veniva tenuto riservato “… per correttezza istituzionale …” ci ha riferito un nostro autorevole interlocutore. Allora, il documento di ieri occorre dividerlo in due parti: una di forma e una di merito, avveduti che la forma in questo caso potrebbe non essere per nulla irrilevante. Iniziamo appunto dalla forma: nella gerarchia delle fonti, in primo luogo si colloca il TUSMAR nella sue recente formulazione dello scorso novembre dove il Contratto si pone in subordine alla Concessione che ne determina le “linee guida” alle quali il Contratto si deve adeguare. Con lo stesso criterio della gerarchia delle fonti si tratta poi di collocare il Piano industriale che è derivato dal Contratto e non viceversa come alcuni vorrebbero sostenere (del quale, per ora, non si sente parlare salvo incontrare gli smarriti consulenti esterni che ci stanno lavorando a Viale Mazzini).
Per quanto poi noto, la Concessione è tutt’ora invariata e non sembra, almeno per noi, affatto chiaro se e in che termini viene adeguata “in corso d’opera”. C’è poi da osservare la “costruzione” del testo del nuovo contratto prevede un iter assai tortuoso e, per certi aspetti, poco trasparente (vedi art. 59 dello stesso TUSMAR, comma 7: "Con deliberazione del Consiglio dei ministri sono definiti gli indirizzi ai fini dell'intesa con l'Autorita'”. Infatti, nelle settimane scorse è stata approvato da AgCom uno specifico documento “Linee-guida sul contenuto degli ulteriori obblighi del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, ai sensi dell’articolo 59, comma 6, del testo unico dei servizi di media audiovisivi (quinquennio 2023-2027)”. Questo testo dovrebbe essere stato prima inviato al Mise che poi lo avrebbe rinviato alla PdC e sarebbe lo stesso che ha ripreso ieri il CdM che poi, a sua volta, dovrebbe costituire l’architettura del Contrato prossimo venturo. Tortuoso è dire poco e nella sua complessità di intravvede qualcosa che non torna. Cosa? Due elementi congiunti: il primo è la “prevalenza” del Governo sulla determinazione degli indirizzi e il secondo l’assenza totale di un dibattito pubblico (diremmo pure “politico” visto che, almeno in questa fase, la Vigilanza non se ne occupa, salvo poi dare successivamente un parere non vincolante). da osservare che sono spariti tutti. Non è proprio cosa da poco se il Governo si deve occupare di entrare nel merito di procedure contrattuali riferite ad obblighi editoriali e di programmazione. E forse non è un caso che questo tema ha avuto grande rilevanza mediatica proprio in relazione a fatti contingenti (i talk show) e non a temi strutturali (le risorse) sui quali invece grava un silenzio tombale. Vedi il titolo del Il Foglio del 6 maggio: “Le "linee guida" della prossima Rai. È la fine del talk-show. Ecco i nuovi volti” dove si mescolano i contenuti del Contratto con il tema dei volti televisivi nei prossimi programmi.
Ora ci dobbiamo
addentrare nel merito del documento che abbiamo appena ricevuto in versione
integrale. Ci aggiorniamo a breve.
Prima di chiudere, ci sia consentito un attimo di leggera distrazione con una notizia amena: per la notizia del giorno ci vuole un po’ di sana demagogia, populismo, retorica … fate voi … non fa male… anzi … leggete queste righe: “Nella giornata di ieri, lunedì 16 maggio, a Roma sono state segnalate oltre 40 ambulanze con pazienti a bordo in attesa di ricovero. Mezzi bloccati fuori dagli ospedali perché i pronto soccorso dei plessi della capitale erano pieni, in quello che i sindacati, che già ad aprile scorso avevano denunciato una questione simile, chiamano il fenomeno del 'blocco barella'. Il 'blocco barella' è una la condizione in cui un pronto soccorso di un ospedale, non avendo più a disposizione posti letto per accogliere le persone trasportate dalle ambulanze di emergenza, inizia ad assistere le persone sulle barelle delle ambulanze come se fossero letti di ospedale. Una condizione, quindi, che trasforma i mezzi in punti di soccorso mobili e di fortuna, conseguenze a pronti soccorso pieni. Uno scenario visto già in epoca Covid”. Quando si legge una notizia del genere e pensi che ci sono parlamentari che hanno in mente solo l’aumento delle spese militari … girano un po’ le scatole!
Andiamo avanti …
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