La giornata comincia male. Non solo il tempo è grigio ma le
notizie dei Gr di stamattina non lasciano sperare in nulla di buono. Aggiungiamo
pure la lettura dei giornali (dove ci sono spunti di grandissimo interesse e ne
parleremo, speriamo, più tardi) e tutto volge per la parte sbagliata. Tutto ciò che può girare storto gira.
Allora, la prendiamo da lontanissimo. Correva l’anno 1988 quando sono
arrivato sulla collina della verde valle umbra ed era di maggio. La casa che
stavo per acquistare era completamente diroccata e, ovviamente, non c’era
acqua. La prima preoccupazione era recuperare un vecchio pozzo artesiano poco
distante. Misuro la profondità: circa 20 metri e, sul fondo, circa 1 metro di
acqua. Poca. Allora cerco di capire se è possibile trovarne altra. M parlano di
un “cercatore” di Terni, una specie di sciamano, stregone, guaritore. Lo contatto:
appuntamento al sorgere del sole in alto sulla cresta della collina. Nel mentre
che mi preparo per raggiungerlo, lo intravvedo da lontano che si aggirava tra
gli olivi con un bastone in mano. Lo raggiungo. Mi dice con tono secco e
perentorio: l’acqua c’è!!! Bene. A che profondità? Risposta senza esitazione:
126 metri. A quella profondità scorre la stessa faglia del mio vecchio pozzo. Pago,
ringrazio e saluto e capisco che i pozzi sono spesso collegati tra loro.
Torniamo ai pozzi avvelenati della RAI. Quanto vi avevamo proposto
ieri deve essere raccontato con calma e precisione. Sappiamo che molti lettori
fremono e bussano per sapere ma non possiamo nemmeno correre di mettere a rischio
le nostre fonti.
La formula del veleno
viene messa a punto tanti anni addietro quando si comincia a parlare della
riscossione del canone in bolletta. Correva l’anno 2016 e la Legge di stabilità
imponeva la riscossione nella nuova modalità che in cambio della riduzione a 90
Euro avrebbe garantito la pressoché scomparsa dell’evasione, calcolata intono al 30% (equivalente a circa 500 mln di euro). Ottimo, tutti felici ... a
parte qualcuno che già allora storceva il naso. E già allora si avvertivano
sinistri rumori di trame e complotti per avversare questa iniziativa nel corso
delle riunioni riservate tra i vari soggetti interessati (un protagonista di
rilievo era il sottosegretario Giacomelli, ora Commissario Agcom).
Passano gli anni e i figli crescono ma la spina nel fianco è rimasta e a molti quell’”onere improprio” che fa avvertire agli utenti la bolletta più cara rispetto al costo puro dell’energia fornita proprio non va giù. La manovra di attacco comincia a prendere forma a Bruxelles ma non “perché ce lo chiede l’Europa” ma perché è gradito ed auspicato agli esegeti del libero mercato, della sfrenata concorrenza e da potenti lobby che risiedono da quelle parti.
Infatti, per la prima volta se ne sente
parlare ad aprile dello scorso anno e assume la sua prima visibilità con il
famoso articolo del Messaggero dell’8 maggio, da noi e da soli prontamente
ripreso nell’incredulità e sgomento di Viale Mazzini e dintorni. Ricordo perfettamente
di essere stato quasi sbeffeggiato quando sollevai il problema. Autorevolissimi
direttori mi dissero: “E’ una bufala e cmq non ne so nulla”. Ma il nervo comincia
lentamente a scoprirsi a tal punto che lo stesso Fuortes nella famosa audizione
in Vigilanza del 4 agosto ( https://www.repubblica.it/politica/2021/08/04/news/rai_audizione_commissione_vigilanza_fuortes_soldi-312972420/
) disse che non era intenzione di questo Governo procedere alla revisione della
riscossione del canone “… non è all’ordine del giorno” (sostenne pure che
non aveva intenzione di tagliare l’edizione notturna della TgR).
Sempre sul tema canone, leggiamo pure che “È assolutamente
possibile avere un finanziamento solo canone, ovviamente non è pensabile che 90
euro possano essere " sufficienti "se viene abolita" l'altra
fonte di finanziamento, cioè la pubblicità. Lo ha detto l'amministratore delegato
della Rai, Carlo Fuortes, in audizione davanti alla commissione Lavori pubblici
del Senato. In questo caso il canone "dovrebbe essere senz'altro
aumentato", ha spiegato Fuortes che ha spiegato come la scelta di
mantenere il sistema duale canone-pubblicità o affidarsi solo al canone è una
decisione "politica". "Deve tener conto degli effetti molto
rilevanti sull'azienda", ha sottolineato Fuortes” ( https://finanza.lastampa.it/News/2022/01/18/rai-fuortes-senza-pubblicita-servirebbe-un-canone-maggiore-di-90-euro/MTIzXzIwMjItMDEtMThfVExC
).
Ecco servita la formula del “veleno”: un mix di sostanze
tossiche composte da riduzione della quota pubblicitaria (stimata da Giancarlo
Leone lo scorso novembre in oltre 120 mln anno) e rendere incerta la quota di
canone sulla quale contare per predisporre qualunque piano, industriale o
artigianale che possa essere. Però questa formula per essere efficace deve
poter contare su un farmaco collaterale “il pareggio di bilancio” cioè le gambe
tagliate a qualsivoglia velleità di investire in crescita e sviluppo. Attenzione:
Fuortes notoriamente non è un economista e tantomeno un fine interprete di
norme e codici del settore audiovisivo. Ha bisogno di aiuto e consulenza e deve
anche essere potente e competente. Lo trova a Palazzo Chigi e lo ha
incontrato proprio nei giorni scorsi e con lui ha parlato proprio di canone poco prima di recarsi in Vigilanza.
Ecco allora scattare proprio in queste ore, in questi giorni,
puntuale l’orologio che regola la gocciolatura del veleno nei pozzi. Il disegno
appare chiaro: si mescola Piano Industriale, Contratto di Servizio, il canone e
la “nuova Rai” come la vorrebbe il Governo (e il prode Anzaldi plaude con un
lapidario Tweet “Le linee guida della prossima Rai. E’ la fine dei Talk show” …
un fenomeno !!! se non ci fosse
bisognerebbe inventarlo).
Care lettrici, cari lettori, abbiate pazienza … lentamente
ci arriviamo. Rimanete sintonizzati ma non vi aspettate colpi di scena o scoop clamorosi
… è tutto già scritto e noto da tempo, a molti ovvero quasi a tutti. Si tratta
solo di svelarlo per bene e raccontarlo.
bloggorai@gmail.com
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