mercoledì 11 maggio 2022

La Tristezza e la Felicità sul volto avvelenato della Nuova Rai

Foto di renesmeewolfe da Pixabay
 Come hai fatto a fare bancarotta ? chiese Bill.

In due modi - Mike disse – gradualmente prima e improvvisamente poi.

Chi ti ci ha portato?

Amici – disse Mike. Io avevo un sacco di amici. Falsi amici.

 

Chiudiamo, almeno per ora, il capitolo sui pozzi avvelenati della Rai. Lo chiudiamo pure in bellezza perché arricchito del mistero del quale vi abbiamo anticipato qualcosa nel Post di ieri. Tra quando abbiamo pubblicato il post e questa mattina si è aggiunto qualche piccolo elemento di conforto. A denti stretti, senza volerlo confermare direttamente, ieri pomeriggio un autorevolissimo lettore inquilino del VII piano ci ha confermato l’aria molto nervosa che si respira da quelle parti e aggiunge un elemento fresco fresco, piccolo e significativo: Fuortes sarebbe stato “indotto” a fare pipì fuori del vasino sulla questione Cartabianca, cioè non sarebbe farina del suo sacco. Secondo la nostra fonte, la sua intemerata argomentazione fuori dal sen fuggita in Vigilanza di mercoledì scorso non sarebbe stata frutto di una sua personale riflessione (personale ???) ma ispirata ad un chiaro “orientamento” venuto dall’esterno di Viale Mazzini. Questa uscita lo avrebbe messo in seria difficoltà per le reazioni che ha suscitato con lo stesso Draghi senza peraltro cogliere alcun risultato  (per fortuna, Cartabianca è andata in onda lo stesso ieri sera con tutti i suoi “discussi” personaggi). Questo si è letto su Liberoquotidiano.it: “Draghi ha comunicato la sua totale estraneità alla vicenda, facendo sapere che, se qualcuno vuole tirarlo dentro, si sbaglia, visto che a lui non interessa la questione”. Già, ci possiamo credere, ha ben altri pensieri per la testa che occuparsi dell’odiato Orsini (in un prossimo Bloggorai sulla guerra ne parleremo).

Oggi poi c’è un altro segnalino interessante da cogliere dalla lettura dei giornalini questa mattina. Un noto giornale che si occupa spesso e volentieri di RAI, solitamente bene informato e altrettanto solitamente ben schierato, oggi titola il pezzo con “I conti in ordine non portano la felicità. Vicina la partenza dell’Organizzazione per generi la Rai patisce la mancanza di un pensiero editoriale”. Ci sembra un titolo alquanto anomalo e aggressivo, considerando la consueta “vicinanza” e simpatia che questo giornale in genere ha dedicato al Direttore di turno e poi riferito al "pensiero editoriale" che sembra indirizzato in particolare al genio del direttore di RaiUno. Allora delle due l’una: o improvvisamente si è rotto il clima di “simpatia” per motivi che ignoriamo oppure la simpatia è rimasta ma è cambiata l’aria che tira (a palazzo Chigi???). A qualcuno fischiano le orecchie.

Bene, chiudiamo le pagine del capitolo sui veleni. Eravamo arrivati ad un misterioso documento consegnato a Fuortes e Soldi il pomeriggio del 4,prima della Vigilanza (alla quale la Soldi non partecipa). Di questo documento, formalmente, a Viale Mazzini fanno i vaghi e non siamo riusciti ad averne traccia. Il Foglio che ne ha scritto in modo assai confuso, ha riportato il titolo del documento firmato AgCom ma ha poi mescolato argomenti che non hanno nulla che vedere con il Contratto di Servizio e, da quel momento in poi, cioè poche ore dopo l’incontro a Palazzo Chigi, si comincia a parlare di “Nuova Rai” e, per fatal combinazione, il perno di questo nuovo progetto sarebbero proprio i generi “intrattenimento e approfondimento”. Un terreno più scivoloso e accidentato non potevano scegliere di meglio. I fini strateghi della comunicazione dentro e fuori la Rai si sono andati a rotolare in un rovo di spine avvelenate di primo grandezza.

Come al solito, i fatti, gli avvenimenti e i documenti nonché i discorsi svelano molto di più per quanto è occulto che per quanto è palese. È noto pure ai muri che oggi tutti i progetti, i Piani Industriali o i Contratti di Servizio che siano, vanno a sbattere contro un autotreno in corsa che si chiama “Risorse economiche” e dentro il cassone c’è la merce più preziosa: il canone. Da ricordare lo scambio di battute nella stessa Vigilanza del 4 tra la senatrice Fedeli del PD che pone, angelica e innocente, il problema di come finanziare la Rai quando, nel 2023, si dovrà tornare alla riscossione con il vecchio metodo e Fuortes risponde, altrettanto angelico e innocente “Sul canone l’Azienda è un soggetto passivo … ovviamente … noi ci dobbiamo uniformare a quanto verrà deciso dal Governo …”. Ovviamente … siamo un “soggetto passivo”??? Ma come? Si parla del pilastro fondamentale sul quale poggia tutta l’architettura del Servizio Pubblico, la cui tenuta e resistenza supporta completamente il presente e il futuro dell’Azienda  e l’AD non ha nulla di dire/proporre su questo tema? Se non è lui il primo a preoccuparti di questa minaccia chi altri dovrebbe farlo? Possibile che a Viale Mazzini non ci sia stato un gruppo di lavoro (che non si nega a nessuno) in grado di suggerire a Fuortes un pensiero debole del tipo “Cara politica, avete rotto le scatole co ‘sta storia del canone. Diteci se e come verrà riscosso il tributo. Noi Rai abbiamo studiato l’argomento e vi proponiamo quanto segue: (due punti a capo e puntini puntini)”.

La Fedeli ha preso nota.

Allora, per quanto abbiamo potuto sapere, questo tema sarebbe stato affrontato nell’incontro delle 18 a Palazzo Chigi ma nessuno è stato in grado di ipotizzare una soluzione (fiscalità generale, riscossione con il 730, imposizione su beni mobili o immobili) che al momento, semplicemente non c’è. La sola possibilità che si intravvede, ci è stato riferito, è cercare un rinvio “tecnico” di un anno, giusto il tempo di scavallare le prossime elezioni e rilanciare la palla al nuovo Parlamento: chi se la sente di andare in campagna elettorale e dire agli italiani che dovranno pagare di più per il nuovo canone Rai?  

Ecco allora che il capitolo si chiude: i pozzi sono inquinati al punto giusto. Era sufficiente far bere il calice amaro di altri temi (i talk show, la “nuova Rai” etc) per distogliere l’attenzione dal solo ed unico grande veleno che si sta spargendo nelle falde del Servizio Pubblico. Si tratta della mancanza di risorse che non sarà certo la vendita di Rai Way a risollevare. Almeno su questo Fuortes è stato chiaro: “Non ci sono soldi per lo sviluppo e investimenti sufficienti per il Piano industriale” ed è semplice immaginare che se non investi in prodotti e tecnologie muori, lentamente e inesorabilmente, muori.

Ricordate le famosa frase di Hemingway in Fiesta?

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento