Foto di Mariana Anatoneag da Pixabay
Non sono pochi coloro che da giorni si interrogano sul perché
il decisionista, il SuperTecnico Draghi, abbia passato la prima mano sulla
nomina dei nuovi amministratori Rai. Per parte nostra, lo abbiamo scritto in epoca non
sospetta: finchè si tratta di nominare CdP può anche passare, finchè si tratta
di nominare un generale pure transeat, ma quando si mette mano alla Rai la faccenda
si complica alquanto. Non foss’altro perché, gli piaccia o meno, deve avere a
che fare con il Parlamento, Camera, Senato e relativa Commissione di Vigilanza.
Se non ché, tra i soliti quattro amici al bar, tra una partita di briscola e
una di tresette, ieri tardo pomeriggio, uno dei presenti, considerato un attentissimo
e qualificato analista politico, nonché lettore di questo Blog, ha buttato lì
un ragionamento che cerchiamo di riproporvi in sintesi.
Intendiamoci in premessa: si può trattare di pura
fantapolitica, di elucubrate riflessioni frutto della prima calura estiva,
senza alcun riscontro concreto, nessuno mai potrà confermare o smentire nulla. Però,
dobbiamo ammettere, nel mentre e nel quando ascoltavamo le sue forbite
riflessioni, qualche suggestione ci è venuta e, in parte, può essere una
possibile risposta alla domanda di apertura: perché tutto questo ritardo apparentemente
ingiustificabile? Premessa in subordine. Prima di scrivere questa nota, abbiamo
fatto un rapido giro di telefonate e inviato messaggi per sapere "Vuolsi
così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare" e ci
hanno tutti confermato che, al momento, di accordi in Parlamento sui quattro
nomi e dunque, a seguire, sui due nomi di competenza Governo, siamo in alto
mare e tutto ciò che vi viene proposto nelle minestrine quotidiane è solo acqua
calda ripassata in padella. La variante incognita è che qualcuno stia lavorando
talmente sotto traccia a tal punto che nessuno, o quasi, ne è a conoscenza.
Allora, questo il pensiero del nostro autorevole amico e rivolto a me “Caro bloggatore, devi tenere in debito conto quanto tu stesso hai scritto. La partita Rai è una delle tante che si combatteranno nelle prossime settimane e mesi e non è nemmeno la più rilevante. È noto a tutti che Draghi, seppure non lo affermerà nemmeno sotto tortura, potrebbe non disdegnare una sua candidatura al Colle. Perché allora, si potrebbe chiedere, impelagarsi in una bega dove non ha la necessaria forza per imporre le sue volontà e dove magari corre il rischio di fare errori clamorosi che in un prossimo futuro gli potrebbero essere addebitati qualora scegliesse le persone sbagliate? Un ragionamento analogo, parallelo e concomitante, potrebbe interessare i partiti. Anzitutto, non si può sottovalutare le divisioni tra loro e al loro stesso interno. Chi tra loro è disposto a perdere una posizione in questo campo? Chi lascia libera una poltrona di tale peso? Vedi le divisioni interne al centro destra: ci sono due posti per tre partiti. Per non dire poi del “centro sinistra”. Nell’incertezza, meglio prendere tempo e attendere un quadro più favorevole. Il corollario di questa “convergenza” di posizione tra Draghi e i partiti che da tempo abbiamo paventato (dall’anno scorso) è la presenza di ben 6 proposte di riforma della governance Rai.
Allora,
a qualcuno potrebbe essere venuto in mente di provare a forzare la mano in questa
direzione: trovare un accordo e rinnovare il Cda con una nuova legge. La domanda
è: si può fare? Forse che si …forse che no. Forse che si perché potrebbe essere
utile, vantaggioso e conveniente per molti, Draghi per primo. Forse che no perché
richiederebbe un percorso parlamentare complesso, lungo e tortuoso. Non c’è il
clima da accordi politici e dunque, un possibile rinvio delle nomine potrebbe rivelarsi
un boomerang inaccettabile, anche in termini di immagine per il Governo”.
In mancanza di meglio, anche la suggestione proposta dal
SuperLettore può essere meno fantapolitica di quanto sembra. Chissà, forse era
in preda del primo caldo estivo. Chissà …
bloggorai@gmail.com
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