Argomentiamo sul motivo A: abbiamo scritto in epoca non
sospetta che potrebbe essere probabile e conveniente per molti andare ad una
proroga non istituzionale cioè non determinata da un atto formale. Ogni istante
che ci avvicina alla data prevista (probabile) del 7 luglio e a quella
successiva del 12, quando prima Camera e Senato dovrebbero eleggere i loro 4
rappresentanti in Cda Rai e dopo si dovrebbe convocare l’Assemblea degli
azionisti dove il MEF dovrebbe comunicare il ticket prescelto (come?) per Ad e
Presidente, per quanto sta avvenendo nel quadro politico, paradossalmente, si
allontana la soluzione. Spieghiamo: sul M5S c’è poco da dire, sono sull’orlo di
una crisi di nervi di difficilissima soluzione. È lecito supporre che la loro
crisi si possa trascinare buona parte della compagine che sorregge Draghi. Il
PD formalmente appare “sereno” ma sostanzialmente non lo è affatto. I segnali
giunti con le primarie, al di la delle affermazioni d’ufficio, non sono stati
per nulla incoraggianti e, per quanto valgono, i sondaggi sulle intenzioni di
voto non dicono nulla di buono. A destra…peggio
mi sento. Le tensioni tra Salvini e Meloni con Berlusconi in finestra non danno
segnali di fumo incoraggianti. Le grandi partite di fondo (elezioni
amministrative, elezione del Capo dello Stato) sono tutte da giocare e, in questo
momento, siamo solo alla campagna acquisti, più o meno come alla vigilia dell’inizio
del campionato di calcio. Ognuno cerca di comprarsi i giocatori migliori e, se
non può, cerca di impedire che li possa acquistare una squadra diretta
concorrente. La Rai è un buon affare: metterci le mani ora e conquistare
posizioni di vantaggio potrebbe convenire ma ogni contendente si trova nella
medesima posizione: non può vincere e non può perdere. Non è uno “stallo” in
senso tecnico ma gli somiglia molto. Per il momento, per quanto ogni giorno riusciamo
a cogliere, leggere e sapere lo scenario ci porta a dire che manteniamo la
scommessa sul rinvio delle nomine. Per questo chiediamo conforto con l’obolo:
qualora perdessimo si prospetta la bancarotta. Orsù, abbiate cuore … a gentile
richiesta forniamo l’IBAN.
L’argomento su motivo B) è più complesso. Ci sono tanti
buoni motivi e il più semplice è perché ci divertiamo come matti e questo basta
e avanza per giustificare il tempo dedicato a questo Blog. Raramente abbiamo
avuto tante soddisfazioni e gratificazioni con così poco. Fa piacere sapere che
tante, tante persone, ci leggono e ci seguono con attenzione. Ogni giorno, da
oltre tre anni, lo vediamo la mattina presto che sono lì in attesa del Post
quotidiano e sappiamo che anche loro ne traggono soddisfazione.
Bene, veniamo alle cose importanti. Anzitutto un
aggiornamento su quanto abbiamo scritto ieri a proposito del soffietto su
Bernabè scelto da Draghi come AD Rai. Dopo qualche iniziale verifica con
lettori esperti, abbiamo convenuto che si trattava di una mezza bufala. Oggi,
in verità, altri lettori ci suggeriscono di tenere in considerazione l’altra metà
della bufala che forse potrebbe non essere tale. Beninteso, per chi frequenta
mercati, fiere e luoghi di assembramento vario, sa bene che spesso si incontra
una paranza di gentiluomini che organizza il gioco delle tre carte dove una
vince e l’altra perde. Abbiamo scritto che Bernabè, dall’alto del suo CV e del
suo nobile patrocinio di Draghi se ne potrebbe guardare bene da mettere le mani
sui conti di Viale Mazzini anzitutto perché già li deve mettere in quelli dell’Ilva
di Taranto che non sembrano poi proprio tanto migliori della Rai. Oggi c’è una novità:
sta uscendo fuori che dalla drammatica situazione delle acciaierie pugliesi è
meglio tenersene alla larga (ne parlerà diffusamente un dossier de L’Espresso
di prossima pubblicazione) ed ecco allora che potrebbe venire meno un ostacolo
sulla via di Damasco per il nobile boiardo chiamato a salvare il salvabile di
Viale Mazzini. È solo un tassello di un puzzle molto, molto più complesso, però
da tenere in debita considerazione. Ovviamente, tra i primi e più fervidi sostenitori
di questo genere di ipotesi ci sono coloro del “… tanto decide Draghi e se ne
fregherà dei partiti”. Questo ragionamento ci riporta al “motivo A”: in questo
caso Draghi non potrà decidere da solo o, almeno, non potrà applicare lo schema
secondo cui l’AD lo decide lui e lascia ai partiti la bega di indicare il
Presidente. Non funzionerà così, come non ha funzionato nel passato. Vedremo.
Argomento di grande rilevanza riguarda Mediaset. Nei giorni
scorsi si è svolto l’appuntamento finanziario più rilevante del Biscione e i dati
che ne sono usciti fuori fanno indubbia impressione. Nonostante il Covid portano
a casa utili come se fossero noccioline e investono cifre rilevanti in tecnologie
e prodotti. Improponibile il confronto con Rai vista la natura diversa delle Aziende
però difficile non tenerne conto: si tratta pur sempre dei due principali
operatori broadcast nazionali ed è semplicemente evidente che se uno si rafforza
l’altro si indebolisce anche se non necessariamente a spese dell’avversario.
A questo proposito, tornano utili due riflessioni che abbiamo
proposto nei giorni scorsi: la prima si riferisce allo spot mandato in onda sul
refarming delle frequenze (sbagliato, fuorviante e inopportuno) come se fosse
una pubblicità di un detersivo per i piatti anche se era firmato Ministero
dello Sviluppo Economico. Abbiamo sollevato il problema per Rai ma anche
Mediaset lo ha mandato in onda. La differenza sostanziale è che per Rai è
ingiustificabile, per Mediaset è comprensibile. La seconda riflessione, ben più
grave, si riferisce alla minaccia neppure tanto velata perché contenuta nel
PNNR, di tornare alla riscossione del canone Rai alla vecchia maniera, riproponendo
lo scenario di evasione al 25% con perdita per le casse Rai di circa 300 mln di
euro. Appare del tutto evidente che nell’immediato futuro ai telespettatori si
porrà un problemino di non facile soluzione: dovendo “pagare” per un servizio
(sport, intrattenimento forse pure informazione) dove è meglio indirizzare la
propria scelta? Come abbiamo titolato: il nemico della Rai è alle porte e non
sta solo a Bruxelles ma molto, molto più vicino.
Già, chi sono i nemici? Si tratta dei cosiddetti “poteri
forti” che stanno lavorando in entrambe le vicende. Abbiamo la sensazione che
però a Viale Mazzini qualcuno non se n’è accorto. Tanto, fra poco… tutti al
mare.
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