Per chi è appassionato di giochi, scacchi, risiko, poker o qualsiasi altro gioco che richiede una visione “strategica” sa bene che c’è un momento in cui è conveniente attaccare il nemico mentre si trova in difficoltà. Citiamo un grande generale vietnamita: “Colpire con sicurezza e ritirarsi con cautela”. In altri post vi abbiamo accennato spesso a temi di battaglie napoleoniche per molti aspetti paradigmatiche di situazioni simili. In questo Blog abbiamo utilizzato spesso un linguaggio “militare” con termini che evocano scontri cruenti dove è pure possibile che non si facciano prigionieri. Purtroppo, dobbiamo ammettere, che l’uso di questo genere di paragoni o similitudini potrebbe risultare anche poco divertente, però rende sempre benissimo l’idea di ciò che si intende descrivere.
Bene. Veniamo alle nostre battaglie e cerchiamo di ricondurre quanto premesso all’oggetto di questo intervento e al perché abbiamo titolato “Allarme Rosso”. Nel post di ieri abbiamo appena accennato ad alcuni problemi, peraltro già evidenziati in precedenza, relativi al tema canone Rai.
Si tratta di due filoni di allarme che pure si intrecciano tra loro ed evidenziano grandi rischi per la sopravvivenza della Rai. Il primo riguarda il mancato introito di parte del “canone speciale” che negli passati valeva a bilancio consolidato circa 84 mln di euro. Il Covid ha messo in gravi difficoltà gli esercenti attività commerciali che hanno chiesto, ed ottenuto, un moratoria del relativo pagamento in quota parte 2020/21. Il Governo è intervenuto con un parziale “sostegno” a Rai con una trance di 25 mln mentre ancora il decreto “Sostegni” non sembra chiaro per come, per quanto e per quanto andrà in compensazione totale dell’importo non incassato da Viale Mazzini. Evidente che si tratta di un tasto di estrema rilevanza: ancora una volta, l’Azienda non sa dove poggiare la certezze delle sue risorse. Ma diciamo pure che, a voler essere ottimisti (e non lo siamo), magari da qualche parte e sia pure “..condizione che…” il MEF e il MISE riescano a tirare fuori il coniglio dal cilindro e dare un aiuto alle pingui casse Rai. Più o meno, è già successo ( e vedremo pure a quale prezzo) e potrebbe accadere di nuovo.
Ma il vero Allarme Rosso è quello che andiamo scrivendo da alcuni giorni, quando abbiamo scoperto (grazie ad un nostro attentissimo e qualificato lettore) quelle quattro righe comparse l’8 maggio scorso sul Messaggero passate alquanto inosservate e che, a quanto sembra, continuano ad essere pressoché totalmente ignorate da tutti e almeno sottovalutate nella loro gravità anche per molti interni a Viale Mazzini. Si tratta di un documento che abbiamo ricevuto fresco fresco da Bruxelles (disponibile su richiesta alla nostra mail). Il Report, redatto dalla Commissione Europea nello scorso luglio e giunto sui tavoli dei commissari solo da poche settimane, illustra dettagliatamente il panorama del mercato dei fornitori di energia elettrica in Europa ed evidenzia tutti i problemi relativi alla concorrenza nel mercato. Se non che, ad un certo punto, laddove di parla di “Barriers by Market”, alla quarta riga si legge la frase minacciosa e preoccupante per Rai: “Burden (-sharing): Obbligation to collect tarifs unrelated to Energy on behalf of other”. Tutto chiaro??? Si tratta semplicemente di vietare ai distributori di energia di raccogliere proventi per servizi diversi dalla fornitura del proprio servizio e quindi ad esempio, il canone Rai. Da una prima stima effettuata sui valori dell’evasione in epoca pre bolletta, si corre il rischio concreto di una riduzione delle entrate di circa il 20%, cioè cifre vicine alle centinaia di milioni. Ecco perché “Allarme Rosso” che si aggiunge ed integra gli altri allarmi già noti (refarming delle frequenze). Per quanti già in passato avevano chiesto a gran voce di non pagare il canone Rai (considerata insieme al bollo auto le tasse tra le più odiate dagli italiani) non gli pare vero: "ce lo chiede L’Europa" grideranno a gran voce!!! Per il momento, nota bene, si tratta solo di un Report di “raccomandazione” che ancora non ha assunto un valore cogente e dunque non recepito nella nostra legislazione. Ma, come ci ha detto stamattina un esperto dell’argomento: “Se c’è qualcuno in Italia pronto a raccogliere ogni soffietto proveniente da Bruxelles e farlo diventare un vento caldo, questo è Mario Draghi”.
E qui veniamo al tema correlato del quale vi abbiamo appena accennato nei giorni scorsi e del quale pure abbiamo sollevato l’allarme già da tempo. Leggete quanto scritto oggi sul supplemento A&F di Repubblica: “Gas, aeroporti, porti e Rai Way i prossimi obiettivi di CdP”. Leggete attentamente il grafico allegato e poi quanto scritto: “… lo scioglimento del nodo annoso della fusione tra fusione tra EI Tower e Rai Way”. Tutto chiaro? Se vi può essere utile per completare il ragionamento, leggete quanto scritto da Dario Di Vico sul supplemento economia del Corriere: “Le nomine di Draghi, una tassonomia”. All’interno del pezzo si legge: “…alla Cdp occorreva anche fornire una bussola che legasse in qualche modo la scelta della guida operativa con una filosofia del rapporto Stato-mercato. E la bussola non poteva che essere la frase che lo stesso Mario Draghi aveva pronunciato nel suo discorso di insediamento al Senato: “Il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione”.
Tutto torna e se vi andate a rileggere i nostri post successivi all’insediamento del capo del Governo troverete esattamente questo tema: un nuovo rapporto tra Stato e mercato, tra intervento pubblico e ruolo del privato che Draghi intende definire. Nulla di nuovo. Un film già visto. Per questo ribadiamo a chi ha sollevato obiezioni sul rinvio dell’Assemblea degli azionisti considerandola come un fatto negativo. La scelta che si stava per compiere poteva essere come una pezza più piccola del buco che voleva tappare (usiamo un eufemismo gentile) oppure avrebbe potuto costituire la quinta colonna di un processo lungo e complesso che non vede più la Rai al centro del Villaggio.
Basta saperlo.
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