Foto di Annette Meyer da Pixabay
Nei giorni scorsi passeggiavo tranquillamente sul mio campo
nel tardo pomeriggio e, d’un tratto, vedo in terra un buco. Era di un roditore,
un topolino di campagna. Mi fermo ad osservare e si vede spuntare un minuscolo
musetto che, appena fiutata la mia presenza, prontamente si rintana.
Mi viene in mente questa immagine proprio oggi che sui
giornali non appare nulla di interessante da segnalare. Evidente che c’è grande
lavoro sottotraccia, che i problemi per la Rai, per il sistema audiovisivo, ci
sono e sono molto importanti ma sembra quasi che ci sia un tacito accordo per
parlarne il meno possibile.
Vedi, ad esempio, il tema canone. Prima il Messaggero dell’8
maggio e dopo solo questo Blog, abbiamo segnalato il rischio potenziale che si
possa riprendere la “raccomandazione” proveniente da Bruxelles per tornare a pagare
il canone direttamente senza passare attraverso la bolletta. Semplicemente, significa
tornare ad un tasso di evasione stimato intorno al 18-20% con perdita secca di
centinaia di milioni. Qualcuno si è stupito dell’iniziativa di Bruxelles e ha
cercato di ridimensionare questa ipotesi ma, necessario ricordare che è un tema
non del tutto nuovo: nel 2016 Chicco Testa, a quel tempo presidente di
Assoelettrica, ebbe a dire “Non siamo affatto felici di riscuotere tasse per conto
di altri…la bolletta elettrica potrebbe anche scendere ma continua a salire perché
caricata di altri oneri di varia natura e genere”. Qualcuno, evidentemente, non ha "monitorato" questa prospettiva, a Roma come a Bruxelles.
La riduzione, abolizione o diversa modalità di pagamento del
canone non solo non è un tema nuovo ma anche continuamente rievocato da più
parti, con in testa la Lega che non manca di ripetere “E' naturale che la
riduzione o l'abolizione del canone ci troverà sempre a favore” (Capitanio
dixit). Nel 2018 disse a gran voce Mattero Renzi: “Nella prossima direzione del
Pd proporrò l'abolizione del canone Rai”. nel 2019, l’allora ministro Boccia
dichiarò: “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società
digitale, interamente assorbito dalla Rai”. Nel M5S da tempo serpeggia un
sentimento non proprio in simpatia del canone Rai: nel 2019, primo governo
Conte, venne presentata una proposta di legge finalizzato ad abolirlo e lo
stesso Di Maio ne paventò l’abolizione o la forte riduzione. Dunque, nulla di
nuovo sotto il sole anche se, nei giorni scorsi è circolata una battuta,
riferita da Il Foglio, dove si anticipava una “volontà” di Draghi in senso
opposto: aumentare il canone a fronte di una riduzione degli impegni Rai. L’argomento
è suggestivo: questo Blog lo ha scritto più volte: alla Rai si chiede molto in
cambio di poco e quel poco pure incerto. Vedi obblighi da contratto di servizio
che ancora non hanno preso luce. Si può sostenere, in sintesi, che non solo il
canone insieme alla tassa di circolazione sono gabelle particolarmente invise
agli italiani ma trovano altri interessi convergenti, in particolare di quanti
coloro che, nell’indebolimento e restrizione dello spazio occupato da Rai nel
mercato, vedono indubbie possibilità di espansione. E quando si potrebbero
verificare queste possibilità? Presto, molto presto, in una singolare quanto
prevedibile concomitanza di circostanze: il refarming delle frequenze e lo
sviluppo della banda larga.
Si capisce bene allora perché molti preferiscono lavorare
sotto traccia. Come pure si lavora nel buio a proposito del prossimo Cda Rai: anche
gli autorevoli colleghi specializzati nelle previsioni del totonomine tacciono,
dopo aver ripetuto la solita litania dei papabili. Non c’è nulla da dichiarare
se non che ad oggi, lunedì 14 giugno, nessuno è in grado di dire se alla
prossima Assemblea degli azionisti dove verrà approvato il Bilancio si procederà
con l’indicazione dei due nomi di competenza del Governo, posto che nel
frattempo, il Parlamento possa aver provveduto alla nomina dei quatto consiglieri
di sua competenza. Non ci sono tracce di accordi “politici” in tal senso, sia
in ambito centro destra sia nel centro sinistra (???). Punto. Vuoi vedere che,
zitto zitto, quatto quatto, sottotraccia, qualcuno ha in mente un pensierino
di rinvio? A rigor di logica, ci potrebbe anche essere un ragionamento
plausibile che lo potrebbe sostenere. Premesso che non lo condividiamo, però
potrebbe essere riassunto in questi termini: al momento ci sono ben 6 proposte
di legge finalizzate alla riforma Rai, perché non provare a trovare un accordo
subito e procedere poi a nominare un nuovo consiglio con una nuova legge? Attenzione, non
si tratta di un ragionamento campato in aria: qualcuno lo ha bene in mente.
bloggorai@gmail.com
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