lunedì 14 giugno 2021

Il Topo e la Rai

 

                                                                    Foto di Annette Meyer da Pixabay

Nei giorni scorsi passeggiavo tranquillamente sul mio campo nel tardo pomeriggio e, d’un tratto, vedo in terra un buco. Era di un roditore, un topolino di campagna. Mi fermo ad osservare e si vede spuntare un minuscolo musetto che, appena fiutata la mia presenza, prontamente si rintana.

Mi viene in mente questa immagine proprio oggi che sui giornali non appare nulla di interessante da segnalare. Evidente che c’è grande lavoro sottotraccia, che i problemi per la Rai, per il sistema audiovisivo, ci sono e sono molto importanti ma sembra quasi che ci sia un tacito accordo per parlarne il meno possibile.

Vedi, ad esempio, il tema canone. Prima il Messaggero dell’8 maggio e dopo solo questo Blog, abbiamo segnalato il rischio potenziale che si possa riprendere la “raccomandazione” proveniente da Bruxelles per tornare a pagare il canone direttamente senza passare attraverso la bolletta. Semplicemente, significa tornare ad un tasso di evasione stimato intorno al 18-20% con perdita secca di centinaia di milioni. Qualcuno si è stupito dell’iniziativa di Bruxelles e ha cercato di ridimensionare questa ipotesi ma, necessario ricordare che è un tema non del tutto nuovo: nel 2016 Chicco Testa, a quel tempo presidente di Assoelettrica, ebbe a dire “Non siamo affatto felici di riscuotere tasse per conto di altri…la bolletta elettrica potrebbe anche scendere ma continua a salire perché caricata di altri oneri di varia natura e genere”. Qualcuno, evidentemente, non ha "monitorato" questa prospettiva, a Roma come a Bruxelles.

La riduzione, abolizione o diversa modalità di pagamento del canone non solo non è un tema nuovo ma anche continuamente rievocato da più parti, con in testa la Lega che non manca di ripetere “E' naturale che la riduzione o l'abolizione del canone ci troverà sempre a favore” (Capitanio dixit). Nel 2018 disse a gran voce Mattero Renzi: “Nella prossima direzione del Pd proporrò l'abolizione del canone Rai”. nel 2019, l’allora ministro Boccia dichiarò: “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”. Nel M5S da tempo serpeggia un sentimento non proprio in simpatia del canone Rai: nel 2019, primo governo Conte, venne presentata una proposta di legge finalizzato ad abolirlo e lo stesso Di Maio ne paventò l’abolizione o la forte riduzione. Dunque, nulla di nuovo sotto il sole anche se, nei giorni scorsi è circolata una battuta, riferita da Il Foglio, dove si anticipava una “volontà” di Draghi in senso opposto: aumentare il canone a fronte di una riduzione degli impegni Rai. L’argomento è suggestivo: questo Blog lo ha scritto più volte: alla Rai si chiede molto in cambio di poco e quel poco pure incerto. Vedi obblighi da contratto di servizio che ancora non hanno preso luce. Si può sostenere, in sintesi, che non solo il canone insieme alla tassa di circolazione sono gabelle particolarmente invise agli italiani ma trovano altri interessi convergenti, in particolare di quanti coloro che, nell’indebolimento e restrizione dello spazio occupato da Rai nel mercato, vedono indubbie possibilità di espansione. E quando si potrebbero verificare queste possibilità? Presto, molto presto, in una singolare quanto prevedibile concomitanza di circostanze: il refarming delle frequenze e lo sviluppo della banda larga.

Si capisce bene allora perché molti preferiscono lavorare sotto traccia. Come pure si lavora nel buio a proposito del prossimo Cda Rai: anche gli autorevoli colleghi specializzati nelle previsioni del totonomine tacciono, dopo aver ripetuto la solita litania dei papabili. Non c’è nulla da dichiarare se non che ad oggi, lunedì 14 giugno, nessuno è in grado di dire se alla prossima Assemblea degli azionisti dove verrà approvato il Bilancio si procederà con l’indicazione dei due nomi di competenza del Governo, posto che nel frattempo, il Parlamento possa aver provveduto alla nomina dei quatto consiglieri di sua competenza. Non ci sono tracce di accordi “politici” in tal senso, sia in ambito centro destra sia nel centro sinistra (???). Punto. Vuoi vedere che, zitto zitto, quatto quatto, sottotraccia, qualcuno ha in mente un pensierino di rinvio? A rigor di logica, ci potrebbe anche essere un ragionamento plausibile che lo potrebbe sostenere. Premesso che non lo condividiamo, però potrebbe essere riassunto in questi termini: al momento ci sono ben 6 proposte di legge finalizzate alla riforma Rai, perché non provare a trovare un accordo subito e procedere poi a nominare un nuovo consiglio con una nuova legge? Attenzione, non si tratta di un ragionamento campato in aria: qualcuno lo ha bene in mente.

bloggorai@gmail.com


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