Oggi i dipendenti Rai votano per eleggere il loro rappresentante in Cda. Si tratta di un appuntamento importante: anzitutto perché ogni volta che si vota, comunque, si rappresenta la forma più importante di vita democratica e poi perché in Italia è la prima e unica esperienza di partecipazione di un dipendente alla gestione di una grande Azienda di interesse pubblico in virtù di una Legge dello Stato. Forse, da questo punto di vista, è la sola parte positiva della vituperata Legge 220 del 2015. Inoltre, questo passaggio costituisce il primo atto che porterà al rinnovo dell’intero consiglio di Viale Mazzini: nel frattempo dovrebbe avvenire l’elezione dei quattro consiglieri di fonte parlamentare (non ancora in calendario) per giungere alla fine di giugno all’Assemblea degli Azionisti (il 30 in prima convocazione e il 12 luglio in seconda) con l’indicazione dei nomi di AD e Presidente da parte del Governo.
Questa mattina ci sentiamo impegnati su una riflessione. Alla conclusione del suo mandato in Cda Rai, Riccardo Laganà ha inviato un messaggio di ringraziamento rivolto a quanti lo hanno eletto, sostenuto e accompagnato in questo percorso. Laganà ha inoltre compiuto un gesto inusuale: ha pubblicato un resoconto dettagliato del suo operato durante questi tre anni. Sarebbe stato già sufficiente solo questo aspetto per ringraziarlo in modo particolare: non era mai successo prima che un Consigliere rendesse conto della sua esperienza.
Ma Laganà merita un ringraziamento più vasto e partecipato. Anzitutto da parte di questo Blog che ha letto e seguito con attenzione ricambiata costantemente. Già dal suo primo mese ci siamo sintonizzati sui grandi temi che ci vedevano concordi. Ci siamo incontrati su quasi tutto ma abbiamo anche avuto punti di vista diversi, ma pur sempre consapevoli che eravamo a bordo della stessa barca: l’interesse non tanto e non solo verso la Rai, ma per la stessa idea, della stessa concezione, di Servizio Pubblico con le iniziali maiuscole.
Inoltre, merita un ringraziamento collettivo e specifico da parte di chiunque ritiene che un’Azienda pubblica debba essere trasparente, debba avere un dialogo aperto e diretto con il suo pubblico che altri non sono che i cittadini che pagano obbligatoriamente il canone.
A Riccardo va dato
atto di aver fatto, per quanto possibile, tutto ciò che è necessario fare per
rendere pubblico ciò che doverosamente deve uscire dalle stanze del Consiglio. Si
è battuto per la pubblicità degli atti, contro gli interessi privati variamente
rappresentati. Ha rivolto continuamente
domande e richieste alle quali spesso e volentieri non veniva data alcuna
risposta. Alle sue interpellanze, spesso,
la sola risposta che ha ottenuto è
il silenzio annegato nella palude del rinvio e del disinteresse.
Ha dovuto poi fare i conti con una “politica” che non ha voluto o potuto cogliere l’occasione di gestire un Cda anomalo rispetto ai precedenti, frutto di una Legge, la 220 del 2015, che pure nella sua nefasta connotazione di sottoporre la sua fonte di nomina nelle mani del Governo, lasciava spazio per avviare processi di sviluppo importanti per il futuro della Rai. È sufficiente ricordare la vicenda del Piano Industriale, frutto del Contratto di Servizio, pressoché inutilizzato. Lo abbiamo scritto tante volte: si trattava di un Piano monco, una macchina senza una ruota, una bicicletta senza un pedale. Però era un Piano che comunque alcune indicazioni positive le conteneva, ad esempio il modello della Media Company. Come pure lo stesso Contratto di Servizio dove, citiamo a caso, si proponeva di “rimodulare le testate giornalistiche”.
La politica, specie quella che tangibilmente era
rappresentata dai Consiglieri eletti da Camera e Senato, non si è vista ne
sentita. Quando, a luglio del 2018,
questo Cda si è insediato si parlava di “cambiamento”, di trasparenza, di aria
nuova nelle aziende pubbliche. Di tutto questo si visto ben poco. È pur
vero che poi è cambiata profondamente “l’aria che tira” ma questo non ha
cambiato l’impostazione iniziale. La politica,
i partiti tutti, sono stati complici e partecipi per quanto è avvenuto, per
quanto non avvenuto e per le conseguenze che ci potranno essere nell’immediato
futuro della Rai. Non solo la politica è stata assente o se è stata presente
lo è stata in modo ambiguo e confuso, ma
in questi tre anni sono stati anche
assenti i rappresentanti della società civile che oltre ai generici appelli di principio
non sono stati capaci di formulare idee,
progetti e proposte in grado di andare oltre la mera “riforma della governance”
che corre il rischio di diventare un mantra assolutorio e/o consolatorio con
scarse prospettive di essere anche solo messa
in cantiere in questa legislatura. Diciamolo con franchezza: Laganà è stato
sì in buona compagnia dei suoi tanti colleghi e amici che lo hanno sostenuto,
ma è stato per un verso fortemente osteggiato e per altro verso anche
dannatamente solo nelle battaglie che ha provato ad ingaggiare per poi scoprire
che dietro di lui non c’era nessuno. Poteva
fare di più o di meglio? Forse anche si. Ma non possiamo ne vogliamo giudicare
con il metro delle buone intenzioni: ci limitiamo a constatare quanto abbiamo
visto e saputo. Ci basta e ci avanza.
Ora si aprirà un nuovo capitolo, con o senza Riccardo
Laganà. Certamente sarà un capitolo di una rilevanza strategica senza
precedenti: in un breve arco di tempo si sovrapporranno problemi di ordine
normativo, tecnologico ed economico di difficilissima soluzione. Saranno necessari amministratori capaci,
competenti, forti, credibili e autonomi dalla politica e non solo. La posta in
gioco è la stessa sopravvivenza del Servizio Pubblico, non solo della Rai.
Grazie Riccardo e
auguri, comunque vada.
ATTENZIONE: oggi ci sono altre notizie da commentare (vedi post di ieri), rimanete sintonizzati, in giornata prevediamo un altro post e in tarda serata, speriamo, i risultati della votazione
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