Apriamo con una notizia
importante: venerdì 2 luglio inizia a Spoleto il primo Festival Rai per il
Sociale. È la prima iniziativa del genere mai presa prima da un
servizio pubblico radiotelevisivo europeo. È e dovrebbe essere il modo, il
segno tangibile di come e di quanto sia necessario e doveroso prestare costante
attenzione per quanto avviene nel mondo reale, cioè oltre Viale Mazzini dove
invece alla recente presentazione dei palinsesti la parola “sociale” gli faceva
fatica ad essere pronunciata.
Molti anni addietro esisteva a Piazza S. Silvestro a Roma un
luogo fantastico: la Libreria Remainders. Si trovavano libri che erano fuori dal circuito della distribuzione tradizionale e piuttosto che gettarli
al macero gli editori provavano a dargli una seconda chance. Così, era facile
trovare a meno della metà del prezzo ottimi titoli. Ne conserviamo uno: “Odi armene a coloro che verranno” di Elise
Ciarenz. Ci è tornato in mente a proposito di oggi, quando al VII piano di
Viale Mazzini si potrebbe (condizionale futuro probabile imperfetto) svolgere l’ultimo Cda Rai. Per il giudizio sul suo operato
ci sarà tempo, anche se per buona parte è stato tutto già scritto. A occhio e
croce, non sarà tanto dissimile dai tanti che lo hanno preceduto: chi più chi
meno, in tanti hanno dato il loro contributo a portare la Rai nello stato in
cui si trova.
Va beh, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato … ma NON
scordammoce ‘o passato! E allora, in attesa di coloro che verranno, proseguiamo
un ragionamento avviato nei giorni scorsi. Il tema sono le risorse economiche
sulle quali potrà contare la prossima Rai, e non solo quella del prossimo
consiglio ma quella del decennio a venire. Vi abbiamo proposto il tema del
canone e della possibilità, seguendo le indicazioni del PNNR, che possa tornare
ad essere riscosso in bolletta. Riflettendo a più voci con lettori espetti del
tema è tornato a bomba un antico quesito: ad una azienda radiotelevisiva di
Servizio Pubblico conviene più essere sostenuta con una “tassa di scopo” come
quella attuale (canone) oppure far rientrare questo sostegno nella fiscalità generale
con un contributo fisso annuale predeterminato? La questione non è di facile
soluzione e, per quanto ne sappiamo, non ha goduto di dibattito adeguato e
sufficiente. La prima e forse più profonda obiezione riguarda la sua autonomia
dal soggetto erogatore, il Governo. È noto che il principio secondo cui chi
paga comanda è sempre valido e già ci troviamo in una situazione in cui al Governo,
con la nefasta Legge 220 del 2015, gli si assegna un potere di controllo anomalo.
Dargli pure il portafoglio, potrebbe essere eccessivo. Un punto fermo però si potrà
pur mettere: la fonte “pubblica” per sostenere un Servizio Pubblico ci deve pur
essere. Si tratta di capire se il canone, nelle condizioni determinate, possa
essere ancora per il prossimo futuro la forma più efficiente, efficace e
condivisibile anzitutto per chi è chiamato a pagarlo. L’assioma secondo cui si
tratta “della tassa più odiata dagli italiani” è dura da gestire quando
arriverà il momento (non lontano in verità) in cui ci potrebbe essere la
possibilità di scegliere se pagarla o meno, per l’Azienda sarà dura. Da non dimenticare
che sono già in vendita apparati privi di sintonizzatore con i quali si può
essere esentati dal pagamento del canone. Sempre in tema risorse, da non
sottovalutare le dinamiche sul mercato pubblicitario che vedono in crescita
costante gli investimenti destinati alla rete piuttosto che al broadcast. Infine,
c’è una terza fonte di risorse sulle quali pure non si dibatte sufficientemente:
la razionalizzazione della intera offerta Rai e l’efficienza economica della
gestione. Per la prima parte si tratterà una volta per tutte di definire correttamente
il rapporto tra quanto viene richiesto alla Rai (vedi obblighi da Contratto di
Servizio) e quanto gli si assegna di budget. Tre reti generaliste e tanti canali
specializzati sono troppi? Per la seconda, sarebbe interessante sapere questo
consiglio dove e quanto ha inciso per migliorare i meccanismi di spesa, dove e
come sono stati introdotti strumenti di risparmio contestuali a d altri di
incremento delle entrate. In questo contesto, a volte siamo indotti a pensare
che, contrariamente a quanto abbiamo più volte scritto, la vera competizione
per la prossima Rai sarà incentrata sostanzialmente sui conti e sui costi. L’arena
tecnologica sarà subordinata: non si potrà fare nulla, adeguamento impianti,
investimenti, se non ci saranno risorse economiche. Punto.
Veniamo all’attualità: oggi lo Studio Frasi di Francesco
Siliato ha reso note le sue elaborazioni sulla composizione e dinamica della platea
televisiva degli ultimi anni. Si evidenza ulteriormente
un fenomeno noto: i telespettatori della televisione “tradizionale” stanno
diminuendo e, rispetto ad un paio di anni addietro, ne mancano all’appello
tante centinaia di migliaia (rispetto all’anno precedente nello steso periodo
-700 mila nel day time e – 1,6 mln in prime time), nonostante il Covid e nonostante
gli ascolti stratosferici dei campionati Europei (vedi articolo sul Sole 24 Ore
di oggi). Quello che è meno noto è sapere dove sono “emigrati” questi
telespettatori: sappiamo solo che il versante broadband è in crescita costante
e che questo trend è destinato a mantenere questa direzione e tutto il futuro
prossimo venturo sarà segnato da questa dinamica. A Viale Mazzini continuano a
crogiolarsi con RaiPlay.
bloggorai@gmail.com
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