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Buona domenica! Fa caldo, come è anche giusto che sia. Leggere
i giornali viene bene in tarda mattinata, quando manca poco al pranzo. Con la
speranza che qualche notizia o qualche ragionamento non ci possa mandare tutto di
traverso. In verità, nei giorni scorsi ne abbiamo proposti due che ancora “bollono”
per quanto li riteniamo importanti. in primo luogo l’allarme canone, sia quello “speciale” e sia
quello ordinario per la minaccia ventilata da Bruxelles in forma di
raccomandazione di far tornare la sua riscossione nel modo precedente all’incasso
in bolletta. Come se poi non bastasse, c’è sempre di mezzo il tema refarming
del quale oggi avete ampio spazio per essere aggiornati. Ce ne sarebbe ancora da dire,
ma c’è tutto il tempo.
Bene, veniamo alla notizia del giorno. Prima di proseguire, ci sia consentito un piccolo e modesto suggerimento: tenete sempre a portata di mano due libri. Il primo è “Il potere terribile di una piccola colpa” di Abraham B. Yehoshua mentre il secondo è “Delitto e castigo” di Fëdor Dostoevskij. Entrambi utili a districare la comprensione di casi clinici complessi, situazioni imbarazzanti, liti familiari, separazioni matrimoniali e reati di varia gravità.
Come a tutti voi è ormai noto,
si è scoperto che la Rai è (in parte era) proprietaria di innumerevoli opere d’arte
e forse pochi lo sapevano. Recentemente e casualmente, si è scoperto che molte
tra queste (quante? Sembra oltre 120, equivalenti ad un Museo per un valore di tanti milioni di Euro) sono state
trafugate e talvolta sostitute da copie, cioè “taroccate”. Mistero sui ladri…geniali:
uno solo è stato individuato ma ormai è in pensione e il resto prescritto. Amen.
Del resto, si sa, il furto fa parte di un gioco brutto, sporco e cattivo al
quale purtroppo a molti piace giocare e, talvolta, vincere facile. Questo il
problema: ai ladri l’onere di rubare, alle
vittime l’obbligo di proteggersi. Altrimenti perché qualcuno avrebbe inventato
catenacci, serrature, lucchetti etc?
Dal 1996 ad oggi si sono succeduti alla Direzione Generale
della Rai Raffele Minicucci, Aldo Materia (ff DG), Franco Iseppi, Pier Luigi
Celli, Claudio Cappon, Agostino Saccà, Flavio Cattaneo, Alfredo Meocci, Claudio
Cappon per la seconda volta, Mauro Masi, Lorenza Lei, Luigi Gubitosi, Antonio
Campo Dall’Orto, Mario Orfeo per arrivare, infine a Fabrizio Salini
Amministratore Delegato. Insieme a loro un numero equivalente di Presidenti e
una pletora di consiglieri. Domandina semplice semplice: qualcuno tra questi si
è mai accorto di lavorare dentro un museo? Qualcuno tra loro, uno anche per due volte nominato
DG, ha avuto mai sentore che gli stavano sfilando sotto gli occhi quasi una
intera galleria d’arte? C’è mai stato chi si è preoccupato di mettere in sicurezza
un patrimonio di tanto valore? Oppure, nella più semplice delle idee, semplicemente,
di valorizzarlo, renderlo accessibile, pubblico, fruibile? NO, semplicemente,
no. Nota bene: nel 1995 viene edito da Electa un volumetto dal titolo: “Opere
del Novecento italiano nella collezione della RAI Radiotelevisione Italiana”
tutt’ora in vendita al modico prezzo di 15 euro.
Non ci sono alibi: era tutto noto a chiunque volesse sapere. Delle due l’una: o molti dormivano “da piedi” come si usava
dire una volta, oppure erano svegli e si occupavano d’altro. Ben altro.
Chi vi scrive è stato vittima di ben tre furti nella propria
abitazione e ricorda bene quando la terza volta un ufficiale dei Carabinieri
intervenuto per constatare i danni disse: “Fare il ladro è un lavoro, una
professione criminale ma pur sempre una professione. Questo significa che il
suo tempo deve essere ottimizzato: non disperdere energia per qualcosa che non sia
proporzionato al suo tempo di lavoro. In soldoni: ne deve valere la pena. Il
corollario di questa affermazione è che il ladro cerca di evitare ostacoli e
concentrarsi solo dove il lavoro è più facile”. Elementare Watson!!! Evidentemente,
deve essere stato molto facile far scomparire innumerevoli opere d’arte da
Viale Mazzini e dintorni senza che nessuno se ne accorgesse. Alla fin fine,
viene quasi da pensare che il ladro, i ladri, non hanno fatto altro che il loro
lavoro, tranquilli, sereni indisturbati. È tutta loro la colpa? Forse no.
A proposito di 1995: sono anni cruciali della vita della Rai, inizia in quegli anni una mutazione genetica mai più arrestata e le cui conseguenze le vediamo, le leggiamo ancora oggi. È il periodo delle grandi privatizzazioni, del fascino nemmeno poi tanto discreto del mercato, delle esternalizzazioni. Inizia proprio in quegli anni il declino di una delle figure professionali più importanti dell’Azienda: il programmista regista. Chi vi scrive ricorda perfettamente, a RaiUno, quei volti tristi e avviliti di chi cominciava a perdere ruolo, competenze e professionalità a favore degli agenti e delle produzioni esterne. Storia lunga e dolorosa che ci porta proprio ad oggi, al servizio pubblicato su L’Espresso con il titolo “Tele …senza visione”. Perché la Rai è giunta a questo punto? Possibile che nessuno mai si ponga questa domanda e ne cerchi le relative responsabilità? Quanto è possibile fingere di dimenticare, di scaricare sempre su qualcun’altro le proprie colpe e negligenze? Si potrebbe anche liquidare il tutto con un banale “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato” e finirla qui. Già, ma purtroppo non finisce qui perché, come questa storia dei furti d’arte in Rai ci sta dicendo, gli scheletri nell’armadio, prima o poi vengono fuori e quando questo avviene chi paga pegno è il futuro dell’Azienda. Ai ladri, se mai verranno individuati, ci penserà la Giustizia.
Perché
vi abbiamo suggerito il tema del senso di colpa? È mai possibile che a nessuno venga
in mente di liberarsene di qualcuno dei suoi per il tempo trascorso in Rai a
sua insaputa, ignaro di trovarsi vicino o di fronte ad un Guttuso, un De Chirico o un
Rosai? Magari lo ignoravano, i ladri no, lo sapevano benissimo. Ladri esperti, dannati e senza alcun senso di colpa.
bloggorai@gmail.com
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