Si parla di nomi in corsa e questo il quadro:
PdD (Partito di Dragi): Alessandra Perrazzelli (tanto per rimanere sul seminato … bancario)
PD (Partito di Enrico Letta): forse, non si sa, dicono che insiste su Andreatta (non gli sono chiari i problemi che si porta appresso)
PdG (Partito di Gubitosi): Monica Maggioni (tanto per rimanere sul seminato …telefonico)
PdC (Partito di Colao): Laura Cioli (tanto per rimanere sul seminato…telefonico)
Il PdGG (Partito di Giancarlo Giorgetti) dopo la probabile declinazione del suo candidato, per ora, non da segnali di vita.
Poi un paio di nomi, molto gettonati:
Del Brocco: sondato come alternativa a Ciannamea, in buona compagnia di FdI e M5S. Provate a digitare il suo nome su Google “…quota PD” (… già … ma quale PD ???)
Ciannamea: sondato come alternativa a Del Brocco. Il suo nome gira da almeno tre anni. Provate a digitare su Google il suo nome “…quota Lega”.
Bene, se qualcuno avesse ancora qualche dubbio su quali criteri si dovrebbero usare per individuare il prossimo AD Rai, con articoli del genere passano subito. Con tutto il rispetto, la simpatia e l’apprezzamento professionale per le persone in oggetto, viene chiara e forte che siamo ancora a “checchennina”. Fuori i partiti dalla Rai ??? … Americà facce tarzan … diceva il pupo biondo sulle sponde della marana dove Alberto Sordi faceva il bagno.
Bene ancora, anzi … male. Oggi da segnalare un filone di riflessione ancora aperto sul quale anche noi abbiamo posto attenzione. Che tipo di presenza dello Stato nell’economia, nella cultura, ha in mente il SuperTecnico Draghi e, di conseguenza, che tipo di Rai ha in mente? Repubblica A&F propone un titolo: “Roma e il lungo addio dell’economia. Il pubblico fa crac i privati in fuga”. Il teso fa riferimento allo spostamento di una parte delle produzioni Rai da Roma a Milano e il sottofondo è noto da tempo: le aziende pubbliche non funzionano. Le recenti nomine a Cdp e Alitalia hanno dato un chiaro segnale: tra pubblico e privato, tra Stato e mercato, il Governo sembra avere le idee chiare su quale parte sostenere. E, se tanto mi da tanto, un filino di preoccupazione per Rai è lecito averla. Che poi, sia detto per inciso, affrontare compiutamente il ruolo dell’Azienda pubblica radiotelevisiva in termini di efficienza economica potrà anche essere un bene. In fin dei conti, per tutti gli aspetti derivati, si tratta pur sempre di tutelare gli interessi pubblici, collettivi, declinati poi nelle singole specificità.
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