martedì 6 aprile 2021

Rai: i soldi e il nulla cosmico non sono un problema...

Care lettrici, cari lettori, buongiorno! Buongiorno? Si fa per dire perché di buono se ne vede poco. È tornato pure il maltempo e ci viene una vaga sensazione che ci stiamo incamminando verso un periodo alquanto turbolento, almeno televisivamente parlando, per non dire di altro che pure non ci lascia proprio tranquilli e sereni. Oggi, proprio a questo proposito, scusateci tanto, ma qualcosa gira di traverso. 

Le prime e scarse notizie che arrivano fanno girare tutto il girabile. La prima: leggiamo su Il Foglio che Giovanni Minoli, storico personaggio Rai, è proprietario di circa 3000 ore dell’archivio de “La Storia siamo noi” che gentilmente gli venne concesso in regalo dall’allora DG Mauro Masi (che alcuni hanno pure inserito nella lista dei papabili al suo ritorno …sic !!!) per alleggerire il suo compenso. Bene, da quasi un anno è in corso una “trattativa” per cercare di recuperare un bene prezioso  che difficilmente si può sostenere che non appartenga alla Rai. E a Viale Mazzini che fanno? Nulla!!! La trattativa, per quanto leggiamo, è ferma al nulla cosmico dello scambio “surreale” di mail tra Minoli che non ne farebbe una questione di soldi (???) e il vertice Rai che non sa che pesci prendere. In attesa di preparare i bagagli per la loro prossima uscita, sembrano tutti fermi e paralizzati al nulla della loro intrinseca capacità ad avere un’idea, un progetto, un pensiero che possa andare oltre la sopravvivenza quotidiana. Avevano un solo straccio di disegno che era il Piano Industriale che, per quanto da noi sempre definito monco, era pur sempre meglio di un calcio sugli stinchi. Nemmeno quello: le parti più rilevanti e significative come il canale inglese e istituzionale oppure la rimodulazione delle testate giornalistiche semplicemente arenate nel nulla, magari qualcuno potrà giustificarsi  per colpa del Covid.

Poi, sempre sul Foglio di oggi, altro articolo di grande interesse con il titolo “L’Europa salvata da Netflix… le serie e il miracolo di una cultura unica europea”. L’articolo riporta una riflessione dell’Economist su come, in particolare in epoca di pandemia, il pubblico europeo è accumunato dai prodotti delle diverse piattaforme le quali comunque stanno dettando un’agenda di linguaggi, modelli produttivi, stili narrativi simili in tutto il continente (e anche fuori). Abbiamo citato spesso Bill Gates e il suo “Content is the King” ed abbiamo pure aggiunto di parte nostra che “Tecnology is the Queen” senza dimenticare che “Money ..money ..money  are the Valets”. A proposito di contenuti e risorse, nei giorni scorsi vi abbiamo accennato a quanto sta succedendo in casa Sky dopo la perdita dei diritti del calcio di Serie A andati ora a DAZN che, a sua volta li ha rigirati a TIM in accordo con Mediaset Play Infinity realizzando in questo modo un aggregato di servizi e contenuti di notevole spessore. Da alcuni giorni si legge che il "contenuto" calcio è diventato strategico per il Biscione e si accinge a competere con la Rai per acquisire i diritti della Coppa Italia e della Supercoppa, cioè l’ultima spiaggia del Servizio Pubblico sul fronte del grande calcio. Dopo di che non gli resta che Sanremo, Montalbano, La prova del cuoco e Chi l’ha visto. Si capisce bene perchè la Rai, il Servizio Pubblico, in epoca di pandemia, a fronte dell’obbligo di restare in casa e a guardare la televisione, ha perso tanti telespettatori incamminati per la strada che porta dritti dritti nel cuore dei vari Amazon Prime, Disney Plus & Co.

Torniamo sull’argomento Netflix e Europa, sul quale c’è molto da dire. Eravamo rimasti nelle scorse settimane, appunto, alla “Netflix de noantri” sulla cultura nazionale proposta dal ministro Franceschini alla quale Rai non ha aderito e ancora non si è capito se perché qualcuno non la voleva oppure se a Viale Mazzini l’argomento non interessava. Nel frattempo ci sono state due audizioni in Vigilanza dove pure è avvenuto il mistero glorioso (che nessuno ha ancora spiegato) di una mozione proposta dai partiti della ”maggioranza” che imponeva questa partecipazione di Viale Mazzini al progetto ed è stata poi bocciata. Si tratta di un argomento che la dice tutta sullo stato mentale di totale confusione che gira un po’ dovunque. Tutti a girare intorno all’incombenza dei vati OTT, della fine del broadcast a favore del broadband, dalla smart Tv e compagnia cantando e nessuno in grado di far nulla per contrastare o almeno per proporre una valida alternativa. Ora, intendiamoci, per chiunque ha “familiarità” con i prodotti Netflix sa bene che non c’è partita: si tratta di contenuti costosi, molto costosi, pensati e progettati per un pubblico globale e diffusi con una piattaforma tecnologica che è in grado di garantire, dovunque e con ogni device, lo stesso standard di qualità nello stesso tempo. Ma qualcuno ha in mente qualcosa che possa somigliare anche lentamente ad un progetto simile? Non ci risulta.  

Ha da passa ‘a nuttata… speriamo solo che sia breve... ma non siamo molto ottimisti... anzi.

bloggorai@gmail.com

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