Non facciamo nemmeno in tempo a sentire il primo profumo di primavera e…zacchete … il meteo ci minaccia ancora freddo e pioggia per i prossimi giorni. Non c’è pace tra gli olivi come pure nel Governo. Lo abbiamo scritto in epoca non sospetta: la convivenza tra il SuperTecnico Draghi e il SuperPolitico Salvini non è e non sarà facile. Fino a quando potrà reggere l’unità nazionale? Semplice. Fin quando converrà ai partiti e non a Draghi. Il pallino, per certi aspetti giustamente, è nelle loro mani e saranno loro a decidere se e fino a quando la baracca potrà andare avanti. In questo clima cosa potrà succedere per il futuro della Rai? Ovviamente, in ballo ci sono le nomine prossime venture e non è scritto da nessuna parte con parole di granito che potranno avvenire entro i tempi stabiliti se prima, appunto, gli stessi partiti non trovano la quadra. Si sente spesso dire "... tanto alla fine decide solo Draghi". Non ne siamo proprio convinti. Il nodo è uno solo: l’AD e il Presidente, per tutto il resto si trovano facilmente gli accordi. Così come stanno le cose, il fumo è grigio e al di là delle battute da sottobosco, idee in proposito non se ne avvertono. La sola idea originale, modestamente, la propone questo Blog: l’AD potrebbe essere scelto all’interno dell’Azienda, il nome c’è ed ha tutte le caratteristiche per renderlo candidabile. Sul suo nome non ci sono sospetti di appartenenza ad una “quota” partitica, è esperto e competente oltre che essere di provata fedeltà aziendale e, infine, è immediatamente operativo.
I prossimi giorni saranno cruciali e lo show down inizierà proprio questa mattina in Cda (tanti auguri!!!). Vedremo.
Intanto per oggi, vista la mancanza di notizie significative, vi proponiamo un approfondimento sul tema che abbiamo sollevato ieri a proposito di Rai Way. Diversi lettori ci hanno proposto osservazioni interessanti che rendono questo argomento rilevante ben oltre quanto possa apparire. Non si tratta solo di alchimie finanziarie ma toccano il cuore del Servizio Pubblico. Andiamo con ordine: mercoledì scorso ci era sfuggito un articolo di Sara Bennewitz su Repubblica dove affrontava gli argomenti Ibarra e Mediaset (Vivendi) e, al suo interno si legge: “ ..in molti sono pronti a scommettere che una volta che saranno insediati i vertici Rai sarà approvata anche la legge che consentirà alla tv pubblica di scendere sotto il 51% di Rai Way”. Ieri, dopo aver letto pure il trafiletto di MF, abbiamo scritto di “oscuri disegni” sulla quotata di Viale Mazzini. Ci siamo sbagliati: queste trame non sembrano poi tanto oscure e riguardano non solo Rai Way ma la Rai stessa, la sua natura di Servizio Pubblico, il suo futuro.
Cerchiamo di spiegarci rileggendo attentamente quanto scrive la collega. Anzitutto la notizia di una legge in preparazione, per quanto abbiamo potuto verificare, non si sa bene chi la dovrebbe proporre e in quale contesto di dovrebbe porre. Ma, posto e non concesso che qualcuno possa lavorare su questa ipotesi la domanda è: chi avvantaggia? Rai? No, non crediamo anzi. ci fa osservare un qualificato ed esperto lettore che le domande corrette che si dovrebbero porre sono molto semplici: chi vende e chi compra cosa. In questo caso il soggetto principale che dovrebbe vendere la sua quota azionaria della proprietà di Rai Way sarebbe Rai. Attenzione: Viale Mazzini è, oltre che azionista di maggioranza, è “proprietaria” in quanto concessionaria delle risorse frequenziali messe a disposizione dallo Stato. Rai Way possiede solo torri e impianti: sulle prime c’è molto da dire sul suo valore al mercato del ferrovecchio, sui secondi invece è altro discorso perché potrebbero avere un valore considerevole proprio in vista di quanto sta per avvenire in tutto il perimetro delle TLC. Perché allora vendere azioni di Rai Way e scendere sotto il 51% e chi ne beneficerebbe di una tale “legge”? una riposta possibile la fornisce la stessa Bennewitz: “A quel punto le antenne di Rai e Mediaset potrebbero finire sotto un unico cappello …in questo modo Cologno realizzerebbe una grossa plusvalenza e avrebbe le risorse sia finanziare sia il buyback sia la crescita all’estero tale da agevolare la ripresa del titolo …” . Basta e avanza, abbiamo letto a sufficienza.
Rimano solo da chiarire quale partito possa avere tanto interesse a proporre addirittura una “legge” su questa materia (nella precedente occasione il Governo Renzi emanò un DPCM del 2 settembre 2014). Al momento non è affatto chiaro. Inoltre, di questa “legge” se ne dovrebbe parlare dopo l’insediamento dei nuovi vertici (???). Perché mai solo dopo e non prima? Una riposta potremmo anche averla, ma per buona educazione, ce la teniamo riservata.
Torniamo un momento al tema “Concessione”: un documento fondamentale che fissa rigidamente i paletti dei rapporti tra Stato e Rai. Un paletto di cemento armato stabilisce che i diritti di concessione non siano cedibili e dunque non può essere venduto o ceduto in sub concessione ciò che non si possiede. Il tema di fondo è e rimane il controllo pubblico su beni di interesse collettivo. È pur vero che una società si può controllare anche con una quota di minoranza e non è detto che anche con meno del 50% questo non possa avvenire. Quello che non è affatto chiaro è quale possa essere la convenienza per Rai in questa operazione. Quello che temiamo fortemente, oltre all’indubbio vantaggio che si concederebbe a Mediaset, è che operazioni di questo tipo siano finalizzate a sostenere un disegno strategico strisciante quanto malefico: introdurre germi di progressiva privatizzazione della Rai. Da tempo, infatti, è in corso un attacco concentrico sulle sue roccaforti (ieri abbiamo parlato di risorse economiche, di canone speciale) e, come pure abbiamo scritto spesso e malvolentieri, non si vede il VII cavalleria all’orizzonte che potrà salvare il povero cavallo di Viale Mazzini che già di suo non sembra proprio stare poi tanto bene.
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ps: nei prossimi giorni verrà pubblicato un nuovo capitolo della "Cronaca di un omicidio "morale, realmente accaduto a Roma"
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