Oggi, per usare un eufemismo, siamo alquanto arrabbiati contro il muro di gomma di Viale Mazzini che a chiamarlo porto delle nebbie gli si fa un complimento.
Suggeriamo ai nostri lettori di leggere molto attentamente il Rapporto “Disinformazione e fake news durante la pandemia: il ruolo delle agenzie di comunicazione” reso noto ieri dal CENSIS in un Convegno alla Sala Zuccari del Senato. Leggiamo alcuni stralci: “Siamo immersi nelle notizie, le produciamo, le condividiamo, le commentiamo; il più delle volte non ci domandiamo neppure da dove vengono né se sono attendibili: il web ha allargato la platea del mondo dell’informazione portando più libertà, più protagonismo, più notizie, ma anche meno intermediazione e meno controlli sulla qualità e la veridicità delle informazioni che viaggiano in rete… Il risultato è un sovraffollamento comunicativo fatto di tante notizie che nascono e muoiono velocemente, alcune delle quali non sono verificate o sono addirittura inventate con il rischio che, piuttosto che accrescere la conoscenza e la consapevolezza di un determinato accadimento, generino ansia, allarme sociale, visioni distorte della realtà e/o provochino orientamenti e comportamenti che possono avere conseguenze negative sui singoli o sull’intera comunità… La pandemia: tanta comunicazione e tanta confusione: 50 milioni di italiani, pari al 99,4% degli italiani adulti, hanno cercato informazioni sulla pandemia: non era mai accaduto prima. La pandemia rappresenta un caso esemplare di come un evento improvviso e sconosciuto, che ha impattato trasversalmente sulla vita di tutta la popolazione scatenando una domanda di informazione inedita a livello globale, possa essere oggetto di tanta cattiva comunicazione che, nella migliore delle ipotesi, ha confuso gli italiani sulle cose da fare, e in molti casi ha creato disinformazione. Per il 49,7% degli italiani la comunicazione dei media sull’epidemia sanitaria è stata confusa, per il 39,5% ansiogena, per il 34,7% eccessiva. Solo il 13,9% pensa che sia stata equilibrata”.
Per leggere il rapporto completo questo il link
https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Rapporto%20Ital%20Communications-Censis_def.pdf
Proponiamo alcune considerazioni. Avevamo avvertito già dai primi giorni dello scorso marzo che eravamo in presenza di due emergenze: la prima sanitaria e la seconda mediatica. È stata posta doverosa attenzione alla prima quanto è stata disattesa la seconda e questo Rapporto Censis lo dimostra:
La confusione produce e si connette all’ansia e questa genera paura, il timore di quanto potrà avvenire e come noto, la paura genera disordine mentale, sociale e culturale, per non dire anche politico. Il Rapporto CENSIS corre su due binari: da un lato le cosiddette “fake news” che tanto hanno proliferato in questo periodo e dall’altro la “narrazione” del Covid che si è svolta utilizzando le corde dei sentimenti e delle emozioni più che quelle della ragione e della razionalità. E quali tra queste hanno avuto maggiore impatto? Come la solito: le immagini diffuse attraverso la televisione che ha rappresentato insieme agli altri media (giornali e radio) oltre il 75% delle fonti di informazioni alle quali si sono rivolte gli italiani. Da osservare invece che il 51 % ha cercato notizie sui siti ufficiali e istituzionali (ministeri, ISS, Protezione civile etc) e solo il 29% sui “social”.
Veniamo al nostro Blog: e la Rai in tutto questo? Semplicemente assente ingiustificata. Non solo assente dal dibattito di ieri nella presentazione del Rapporto, ma assente in tutto il tema sollevato. Eppure, su almeno uno dei due filoni, le fake news, dallo scorso anno, in ottemperanza da quanto espressamente previsto dal Contratto di Servizio, all’art. 25, dove si legge: “Obblighi specifici: … iii) attivare strumenti finalizzati a contrastare la diffusione di fake news e prevedere in proposito: - l’istituzione di un osservatorio interno permanente; - lo sviluppo di specifici prodotti di natura educativa e didattica; - la realizzazione di iniziative di promozione riguardo ai rischi derivanti dalla diffusione di notizie false”.; è stata creata appositamente una task force diretta da Antonio Di Bella. Per quanto sappiamo,la sola iniziativa significativa è stata rivolta alle strutture giornalistiche interne che, attraverso una chat, consentirebbe di effettuare un monitoraggio sulle notizie al fine di verificarne la credibilità. Bene, ma si tratta di poco e rivolto ai pochi interni all’Azienda. Non c’è traccia di un solo report, uno studio proposto da una delle tante direzioni che avrebbero potuto e dovuto proporlo, di un documento ufficiale dove si da conto al pubblico di quanto è stato fatto, come e perché. Ma non solo di questo si tratta. La colpa grave dell’Azienda di Servizio Pubblico, è nel non aver sollevato il dibattito, di non aver rivolto attenzioni agli utenti, di non aver dialogato con loro sulla quantità e la qualità dell’informazione veicolata attraverso le proprie testate e i programmi delle reti. Non è passato a nessuno, nemmeno nell'anticamera del cervello, di proporre una iniziativa pubblica quale che sia su questo argomento, il vuoto pneumatico. Non si tratta solo di verificare quanto le notizie siano bufale o meno, ma di come anche quelle vere e confermate vengono diffuse. La televisione racconta con le immagini e sono quelle che rimangono impresse nella memoria, i testi che le accompagnano svaniscono presto nel nulla. Per quanto tempo resteranno negli occhi dei nostri bambini i camion militari che trasportavano le bare? Le riprese delle sale di terapia intensiva con le persone intubate? Le visioni di città deserte? Per quanto ci riguarda, la Rai ha colpe gravi in questo proposito sia per quanto ha fatto sia per quanto non ha fatto nell’accompagnare i cittadini, gli utenti del Servizio Pubblico, a “leggere” e comprendere, contestualizzare il dramma che ancora stiamo vivendo.
Infine, per non farci mancare nulla: vi abbiamo scritto che per la Rai si stanno aprendo le porte dell’inferno con l’avvento delle Smart Tv e ieri un lettore ci ha fatto notare che è disponibile una chiave: un apparato televisivo nativo privo di decoder, con il quale si potrà chiedere l’esenzione del pagamento del canone in quanto privo di sintonizzatore. Leggere per credere: “Nixev, la prima Smart TV che ti esenta dal pagamento del canone…una Smart TV 4K da 43 pollici perfetta per lo streaming e priva del sintonizzatore per il digitale terrestre. Costa solo 399 euro e consente l'esenzione dal canone”. Amen.
bloggorai@gmail.com
ps: tra oggi e domani, nel pomeriggio, il terzo capitolo della storia
"Cronaca di un omicio "morale" realmente accaduto a Roma"
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