giovedì 22 aprile 2021

La Rai di ieri, di oggi e di domani tra politica, economia e tecnologia

Il post di oggi è riservato a chi è maggiore almeno di 28 anni ed è interessato in particolare a cosa potrà essere/diventare la Rai nel prossimo futuro ed ha qualche curiosità nel bel mondo del perverso intreccio tra politica, finanza e tecnologia. Perché maggiore di 28 anni? Semplice: perché è verosimile che a chi un età inferiore, della Rai, del Servizio Pubblico  del suo futuro potrebbe interessare ben poco, come hanno capito bene fuori confine (vedi la BBC che da anni si è posto questo tema).

Allora, tenete a mente questo titolo perché sarà ricorrente nei prossimi giorni e settimane: “La Rai di ieri, di oggi e di domani”.  Iniziano da “oggi per domani” e riprendiamo quanto abbiamo scritto ieri a proposito del canone speciale e dell’emendamento presentato da Salvini (Lega) e Di Piazza (M5S) finalizzato ad esonerare i commercianti (imbufaliti) dal pagamento del canone speciale che, per Rai, vale circa 83 mln di euro. È un colpo micidiale per le casse di Viale Mazzini e rientra pienamente nel sentire comune sulla “tassa più odiata dagli italiani” , argomento tanto caro alla Lega e al suo Leader.

Oggi c’è di nuovo un curioso trafiletto pubblicato su MF con il titolo “Rai Way sull’onda lunga del tema m&a” che, in soldoni, vorrebbe significare che sulla controllata Rai si stanno muovendo più o meno oscuri disegni. Leggiamo : “Repubblica .. riportando ieri l’ipotesi che il Governo intenderebbe  approvare un decreto che permette alla Rai di scendere sotto il 51% del capitale (dall’attuale 65%) agevolando così la famosa integrazione con Ei Towers…”. Bene, tutto chiaro? No, per niente. Anzi. Un passo indietro: il 24 febbraio del 2015 si viene a sapere che Mediaset ha lanciato una cosiddetta OPA ostile su Rai Way, da pochi mesi quotata in Borsa italiana finalizzata alla “creazione di un operatore unico delle torri broadcasting  per porre rimedio all'attuale situazione di inefficiente moltiplicazione infrastrutturale dovuta alla presenza di due grandi operatori sul territorio nazionale.” Apparentemente, una logica “razionale”. Che il sistema delle torri nel nostro Paese sia ridondante è noto come è noto pure che sarebbe conveniente per tutti un polo unico delle torri, più o meno sulla falsariga di quanto potrebbe essere conveniente per i broadcasters nazionali avere una CDN unica. A quel tempo, l’operazione Mediaset vene bloccata da una netta presa di posizione del Capo del Governo, Matteo Renzi: “Il Governo ha messo regole su Rai Way che riguardano il 51% pubblico che non intende modificare”. Punto, a capo. Cosa è successo nel frattempo da quel punto del 2015? Cosa induce ora il governo Draghi, se confermata la notizia, a questo repentino e radicale mutamento di rotta?

Necessario tenere presente alcuni punti: 1. Le casse di Viale Mazzini piangono miseria. 2. Le torri di Rai Way presto potrebbero essere ferro vecchio, ben che vada buono per la rottamazione. 3. Tutto il perimetro delle TLC è in rapida trasformazione e non ammette zavorre o zone grigie. 4. È in atto, non solo nelle TLC, in tutto il settore delle grandi infrastrutture di interesse nazionale un feroce scontro tra pubblico e privato e tra Stato e mercato. 5. Last but not least, sta per iniziare la transizione al DVB-T2 e le torri, in questo determinato momento, sono appetibili. 

Sul punto 3, ne dobbiamo dare atto, al momento, sembra che il ministro Giorgetti al MISE ha qualche idea chiara. quanto poi queste idee possano essere utili per la Rai e per il suo futuro è tuto da vedere, Draghi permettendo. Infine: a che punto à la notte nei rapporti tra Rai e Rai Way??? Qualcuno si è mai posto il problema di quanto costa il “noleggio” che Viale Mazzini paga a Via Teulada? Si tratta di oltre 180 mln anno per un servizio che, se messo all’asta, potrebbe valere molto meno e allora perché non farlo? Rai non ha nessuno obbligo nei confronti di Rai Way: il contratto di servizio dice esplicitamente che Rai “…per lo svolgimento delle attività inerenti al servizio pubblico può avvalersi di società da essa partecipate…” ma non è scritto da nessuna parte che “deve” avvalersi della società quotata. Ci stiamo lavorando e approfondiremo il tema.

Questo uno dei grandi misteri che gravano sul futuro del Servizio Pubblico. L’altro, del quale vi abbiamo accennato in apertura, riguarda le risorse economiche. Abbiamo scritto tante volte e ne siamo pienamente convinti, che dall’albero del pero non cascano le mele: se l’Azienda è con le pezze sul retro dei pantaloni ci sono nomi, cognomi e precise responsabilità del lontano passato e del presente che hanno determinato questa situazione. La colpa è sempre di qualcun altro come si usa dire e mai come in casa Rai questo principio è valido e applicato e tanto le conseguenze saranno a carico di chi verrà dopo. Quando si tratta di prendersi grane , di assumere decisioni coraggiose e impegnative …Hic sunt Leones.

Vediamo bene allora questa storia del Canone speciale. Che dal marzo dello scorso anno fosse scoppiata una pandemia e che da allora i locali commerciali sono stati costretti a chiudere non era una novità per nessuno. E che questi potrebbero avere avuto ”difficoltà” a pagare un canone per un servizio non erogato perchè impossibilitati a farlo era pure facilmente presumibile. E che questo avrebbe comportato un danno nelle casse di Viale Mazzini era pure facilmente intuibile già da giungo 2020. Bene: provate a cercare di sapere qualcosa su questo tema a Viale Mazzini e dintorni, come pure sul tema di Rai Way e poi fateci sapere. Bene che vada non rispondono e se qualcuno si azzarda a farlo non ne sa nulla. Se la Rai del futuro è in queste mani, andiamo bene. Meglio quella del passato, del lontano, lontano passato. Ridateci la “Nonna del Corsaro Nero, la Tv dei ragazzi, il film del mercoledì, la domenica sportiva con il secondo tempo della principale partita di Serie A alle 18.15, il varietà del sabato sera.

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