domenica 4 aprile 2021

Leitgedanke e Weltanschauung

Carissime lettrici, carissimi lettori… anzitutto auguri per la Pasqua, la pasquetta e per tutti gli altri giorni a venire. Questo piccolo blog è diventato quasi come un caffè al baretto sotto casa, un semplice gesto di continuità, di affezione, che ormai da alcuni anni, quasi ogni giorno, ci tiene in qualche modo legati, connessi. Il fatto che il Blog sia cresciuto in modo esponenziale e continua a crescere la dice lunga: c’è spazio per riflettere, dibattere e conoscere e noi tutti lo occupiamo, con vivo piacere reciproco e partecipazione.

Oggi, per fortuna o meno che possa essere, per quanto non ci sono notizie importanti da segnalare, ci promettiamo un fioretto pasqualino: tenerci lontani da problemi, vicende più o meno losche, trame e complotti che interessano la Rai e dintorni. Non sarà facile ma ci proviamo. Allora il tema che vi proponiamo oggi è il “leitgedanke” (e che sarà mai, direbbe qualcuno? Si tratta di “principio guida” ovvero "idea fondamentale") che ci dovrebbe/vorrebbe ispirare ogni giorno, ogni momento della nostra vita. Ognuno ha il proprio, anch’esso più o meno articolato, codificato o strutturato. Per alcuni è la religione, per altri laici e miscredenti, si tratta semplicemente di una traccia, di una sottilissima linea di pensiero con il quale far passare la nottata e sperare che il giorno dopo sia migliore di quello presente. Come ci è venuto in mente ?

Il sabato pomeriggio, in genere, dedico qualche ora a rimettere a posto cianfrusaglie, articoli, appunti e libri, opuscoli, depliant pubblicitari, etichette dell’acqua minerale, minutaglie sparse per tutta casa (con grande gioia dei miei gatti) e oggetti delle più disparate collezioni che cerco faticosamente di coltivare. Ovviamente, non si tratta solo di materialità, oggetti, ma anche frammenti mentali, spezzoni, ritagli di idee, pensieri, proponimenti lasciati in giro, in modo distratto e disordinato. Cosi, girando e rimirando, mi trovo per le mani un vecchio libretto. Il titolo è, appunto, “Frammenti di felicità” di Michael Sturmer (costava 10 mila lire), uno storico tedesco considerato di “destra” che mi fece venire curiosità a proposito di un su pensiero: “Certo, nessun’epoca della storia europea moderna apparve ai contemporanei così densa di promesse e risultò per contro così dannata agli occhi delle generazioni che seguirono”. Ecco, provate a rimodulare questa affermazione con la “Weltanschauung” (perdonateci, ma oggi ci è presa così. E che sarà mai pure questa? Si tratta della “visione o concezione del mondo”) che ci viene imposta dalla Pandemia. Si tratta di quella stessa che proponiamo noi tutti alle generazioni che ci accompagnano e a quelle che verranno. Viene su, emerge, un pensiero un tantinello inquietante che trova giovamento solo quando, appunto, cerchiamo in ogni dove, in ogni modo, in ogni momento, di essere, per quanto possibile liberi e felici.

Già, liberi e felici. Giust’appunto, ho un figlio che vive lontano, in un paese del Sud-Est asiatico dove il Covid sembra tenuto sotto controllo. Si, ma a che prezzo? Vi racconto un episodio di poco fa: mentre eravamo in collegamento con What’s up ad un certo punto gli vedo uno sguardo infastidito e distratto. Gli chiedo cosa sta succedendo e lui a me: qualcuno mi sta fotografando. Gli chiedo: perché lo fa? “Perché qui, se passi l’informazione alla polizia di chi non indossa correttamente la mascherina, gli danno una ricompensa di 50 dollari”. Lascio a voi ogni considerazione e commento.

Bene, andiamo avanti e cerco di rimanere sulla traccia del senso di questo Blog. Sempre nello spasmodico desiderio di mettere in ordine, mi devo scontrare con un grave problema. Ho la libreria in doppia fila! Nel senso che non avendo più molto spazio dove riporre i libri, sono costretto a fare due file, con il risultato, drammatico, di cercare sempre i libri che, inevitabilmente, sono nella fila posteriore. Ecco allora che mi tocca tirarne giù un gruppo alla volta fintanto che vado a scoprire che erano in un’altra libreria. Sconfortato e con lo sguardo commiserevole dei miei gatti che mi seguono incuriositi di tanto affanno, con le residue energie, provo a rimettere in ordine. Con scarso risultato. Anzi. Fatto sta che ieri pomeriggio, in tale trambusto, avevo in mente un libro essenziale ed uno ad esso correlato, subordinato. Si tratta di “Miti d’oggi” di Roland Barthes e di “Nuovi miti d’oggi” di Jerome Garcin. Il primo, ça va sans dire, è un fondamentale, indispensabile, nel nostro lavoro. Sul primo libro, lo spunto è il capitolo su “Il Tour de France come epopea” e la similitudine che mi venuta è su “Sanremo come epopea”. Ricordate che vi ho accennato ad un piccolo testo di Domenico De Masi sul festival? L’ho recuperato e merita una lettura attenta: Sanremo è “…quei fenomeni quasi profetici che consentono di percepire la condizione antropologica della nostra società svelandone le oscillazioni e consentendo di metterle a nudo così come si possono osservare sotto una lente di ingrandimento i meccanismi di un orologio cui sia stata aperta la cassa”. Ora, passati quasi due mesi la cassa è proprio aperta e i meccanismi sociali e culturali che si muovono si evidenziano bene. Come il vino che invecchia: più passa il tempo e meglio si apprezza. Ci sono fenomeni rilevanti in corso d’opera che interessano la “macchina” di divulgazione del Festival, la televisione che approfondiremo in ordine ai nuovi linguaggi e modelli che propone, diffonde e sostiene. A partire dalla narrazione dei generi, maschile, femminile, neutro, fluidi, dinamici, mutevoli. Ne riparleremo.

Sul secondo libro, ho riletto il brevissimo saggio di Patrick Rambaud sul Blog come forma di comunicazione e non lo dipinge gran che bene: “riassume a meraviglia l’uomo elettronico” estende il ragionamento alla televisione che “…manderà a scatafascio i nostri comportamenti e la nostra cultura …la televisione sarà divorata da Internet come lei ha divorato il cinema”. Basta, per carità, oggi è Pasqua!

Però, alla fine fine, si perde il pelo ma non il vizio: consigliamo vivamente di leggere il pezzo firmato da Luigi Bisignani su Il Tempo di oggi con un titolo che è tutto un programma: “Letta prepara Prodi al Colle”. All’interno del pezzo non poteva mancare qualche battuta sulla Rai: “Per preparare il campo di battaglia sarebbe buono se in Rai, come AD, venisse paracadutata Tinny Andreatta…”. Chissà se ogni volta che viene citata in questo modo l’avvicina o l’allontana sempre più da Viale Mazzini? Sarà un bene o un male?

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