Diciamocelo pure, con un pizzico di autocompiacimento divertito: siamo tanti (curiosamente cresciuti da quando abbiamo incontrato i marziani), siamo molto attenti e ci divertiamo pure assai. Grazie care lettrici e cari lettori: questo piccolo Blog diventa sempre più interessante.
Chi si occupa di Servizio Pubblico e di Rai non si annoia mai. Una
volta i marziani, altra volta i misteri buffi, altra volta le anomalie, fatto sta
che non passa giorno che ci si possa permettere di stare in pace e godersi
magari che so, una passeggiata con il gatto, la raccolta della cicoria sul
campo, un buon fumetto (un libro è troppo impegnativo), un brano di Sanremo con
le cuffiette. Niente da fare.
Andiamo con ordine: nei giorni scorsi
la Vigilanza Rai ha espresso un atto di indirizzo dove si “invita” la Rai a dotarsi
di uno strumento regolamentare interno tale per cui non si possa consentire che
chi esce dall’Azienda dopo aver ricoperto incarichi dirigenziali strategici possa
poi portarsi in eredità il suo patrimonio di conoscenze ed esperienze direttamente
alla concorrenza. Non si tratta solo di buon senso ma di una precisa Legge dello
Stato, la n. 190/2012, che ha inserito all’art. 53 del d.lgs. n. 165/2001 il comma
16 ter che prevede un vincolo per tutti i dipendenti che negli ultimi tre anni
di servizio hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle
P.A., di non poter svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del
rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i
soggetti privati destinatari dell’attività della pubblica amministrazione
svolta attraverso i medesimi poteri. La domanda complementare è: i
dipendenti/dirigenti Rai sono assimilabili alla Pubblica Amministrazione? Secondo
quanto si legge nell'art. 21 del Decreto Legislativo n. 39 del 2013 dove si
stabilisce che, ai soli fini dell'applicazione dei divieti di cui al medesimo
comma 16 ter della citata Legge, per pubblici dipendenti devono intendersi
anche i titolari di uno degli incarichi di cui al medesimo D.Lgs. 39/2013 (il
quale contempla anche soggetti con il quale “l'ente pubblico o l'ente privato
in controllo pubblico” ha intrattenuto un rapporto di lavoro autonomo o
subordinato”. Quindi la risposta dovrebbe essere: SI, un dirigente Rai non potrebbe
uscire dalla porta “girevole” di Viale Mazzini per andare da un suo concorrente. Poi, è successo ieri che Dagospia titola un suo pezzo: “Approvata la
clausola anti-concorrenza che taglia fuori Tinny Andreatta dalla Direzione
Generale Rai”. Non passa fiato che subito i nostri lettori si scatenano e
precisano: anzitutto, come abbiamo scritto, la Vigilanza ha espresso un “indirizzo” che non presuppone un obbligo e poi si riferisce a chi è in uscita dalla Rai e non a chi è in “ritorno”
a Viale Mazzini. Giusto, corretto. Se non ché, altro argutissimo ed esperto lettore
ci suggerisce una domanda, forse capziosa, insidiosa e subdola: ma la Andreatta
quando è uscita ha dovuto rispettare la normativa della quale abbiamo
accennato? Qualcuno ha verificato? Non vi è dubbio infatti che tra le ”armi e
bagagli” che si è portata appresso dal più agguerrito concorrente di Rai,
Netflix, ci sia tutta la sua rete di conoscenze
e le vaste esperienze sulla fiction della quale era direttrice e che
costituisce esattamene il “core business” della piattaforma concorrente, nonché
il buon motivo per cui l’hanno “strappata” a Viale Mazzini. Ci viene ricordato quanto
avvenne nei primi giorni di ottobre 2017 quando è stato comunicato il raggiungimento
di un importante accordo tra Rai e Netflix proprio sulle fiction (vedi https://www.investireoggi.it/tech/netflix-rai-ce-laccordo-le-fiction-italiane-possiamo-vedere-streaming-hd/
oppure https://www.wired.it/play/televisione/2018/04/05/rai-amazon-accordo-film-serie-tv/
). Le domande sono semplici: chi ha gestito/trattato/sottoscritto gli accordi,
direttamente o indirettamente, con Netflix? Rai Com che commercializza i prodotti
Rai oppure altri soggetti? Di conseguenza, ci poniamo poco il problema se sia
opportuno o meno che Andreatta possa “tornare” quanto più se poteva andare alla concorrenza senza violare precisi
dispositivo di Legge? Non siamo in grado di rispondere a quesiti di tale
rilievo ma siamo certi che qualche esperto lettore è in grado di decifrare
questi interrogativi. Evidente che questi quesiti si applicano a tutti i
dirigenti strategici usciti recentemente da Rai, non sono pochi e non sono di
poco spessore: anche loro hanno firmato in uscita un “patto di non concorrenza”
alla Rai come logica e Legge vorrebbe??? Sarà interessante scoprirlo.
E allora, a proposito di interrogativi
e di affermazioni negate ecco a voi un'altra perla di saggezza. Ieri abbiamo
riportato una frase tratta da un articolo pubblicato su La Stampa a firma
Michela Tamburino dove si leggeva: “… un’Azienda strategica per il futuro del
Paese, i cui attuali vertici non sono stati in grado di concretizzare un piano
industriale serio mentre la situazione dei conti peggiorava progressivamente e
gli ascolti diminuivano”. Nel pomeriggio della
stessa giornata, l’Agenzia Askanews pubblica un lancio: “In riferimento
all'articolo de la Stampa dal titolo 'Crisi Rai, l'affondo di Fico' si precisa
che le frasi attribuite al presidente Fico dalla giornalista sono state in
realtà pronunciate da un altro soggetto. È dunque del tutto errato parlare di
un affondo del Presidente della Camera nei confronti dei vertici del Servizio
pubblico". Lo precisa il portavoce del Presidente della Camera dei
deputati. Bene, anche noi ne prendiamo atto, rimanendo sempre consapevoli che
il suo partito ha espresso e spesso sostenuto l’attuale AD Rai (nonché proposto
una consigliera Beatrice Coletti) e chissà se saranno ancora in grado di farlo.
Per la parte di nostra competenza, possiamo solo dire di aver riportato
fedelmente quanto scritto. Però non sfugge a nessuno qualche bizzaria: il
Presidente della Camera costretto a smentire un’affermazione molto impegnativa e
questa mattina nessuno riporta la notizia. Poi, il Presidente della Camera sostiene
che le affermazioni si riferiscono ad altro soggetto e non specifica chi. Siamo
in attesa di chiarimenti da leggere su La Stampa: nel giro di due giorni
incassano due smentite “pesanti” e non ribattono nulla mentre oggi la stessa
collega pubblica un’interessante intervista a Angelo Guglielmi che pure merita
la lettura. Proviamo comunque ad indovinare a chi si riferisce Fico, buttiamo
li un interrogativo e se ci sbagliamo chiederemo venia con il capo cosparso di
cenere: potrebbe essere la senatrice Valeria Fedeli, capogruppo PD in
Vigilanza? Tutto porta a ritenere che siamo entrati nel vivo della battaglia e,
come abbiamo scritto, non ci annoieremo e non mancheranno colpi di scena.
Per chiudere: oggi avremmo voluto
proporvi una riflessione tratta da un articolo di Domenico De Masi su Sanremo e
una su SKY e il suo prossimo futuro dopo quanto avvenuto sull’asta dei diritti
del calcio, dove ha subito una pesante sconfitta da DAZN. Ne riparleremo.
Infine, come vi abbiamo scritto, anche a Viale Mazzini
è iniziata la competizione per il rappresentante dei dipendenti. Tutti, tanti,
sono alla ricerca di un possibile candidato alternativo a Laganà che, per
quanto possiamo supporre, al momento, non ha rivali non fosse altro per l’esperienza
importante che ha accumulato. Ne sono tutti più o meno consapevoli e la sola possibilità
di batterlo è proporre un nome “unitario” che veda accumunate tutte le sigle
sindacali di impiegati, dirigenti e giornalisti. Intanto gira con insistenza il nome di una donna sulla quale stanno ricercando consensi tra le diverse categorie interessate. Non sarà facile.
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