Questa mattina non ci sarebbero molti argomenti da trattare. Quello che merita particolare attenzione si riferisce alla conferenza stampa di Draghi di ieri pomeriggio. La lettura al volo dei titoli dei giornali la dice lunga: di tutto ciò che è stato detto, la notizia prevalente si riferisce alla sua battuta sui “furbetti” che saltano la fila per avere prima il vaccino, nonostante che siano stati tanti altri argomenti di non minore importanza. Sacrosanta indignazione, condivisibile, ma qualcosa non torna nella forma e nel contenuto del messaggio specie quando la prima prende il posto del secondo.
“Buongiorno, buonasera, grazie, prego, per favore
etc.”: i nostri genitori ci hanno insegnato queste prime essenziali regole di
buona educazione non perché erano particolarmente attenti all’etichetta, ma forse
perché erano consapevoli che si trattava di un “linguaggio sociale”, una
modalità di relazione necessaria e funzionale alla necessità di garantire il funzionamento
delle regole di comportamento collettivo. Perché questa osservazione? Alla conferenza stampa di Draghi ci hanno colpito subito due
piccoli dettagli: l’appuntamento era previsto per le ore 18 e invece è iniziato
alle 18,34 e Draghi non ha “comunicato” nulla ma ha sollecitato le domande ai
giornalisti senza prima aver salutato i presenti e, con l’occasione, scusarsi
pure del ritardo. Va beh… che vuoi che sia mezz’ora di ritardo? Con tutti i
problemi che ci sono… No, è un piccolo dettaglio ma, è noto, che i grandi
disegni sono composti da tanti tasselli e la "buona" comunicazione non è proprio tra quelli più
piccoli. Con ordine: presentarsi in conferenza stampa senza una dichiarazione
introduttiva e richiedere subito le domande è un fatto anomalo. La prassi vuole
che si introduca l’argomento, si espongano le proprie argomentazioni, progetti
etc e subito dopo si pongano le domande dei giornalisti. Draghi invece ha
stravolto questa prassi. Se si tratta di un modello più vantaggioso, più
efficace o più efficiente ai fini della comprensione dei problemi è tutto da verificare. Rimane un
punto fermo: il Capo del Governo si sta convincendo che la sua partita
necessita di una “punta” o di un “falso nueve” sulla comunicazione senza il
quale la SuperTecnica non va da nessuna parte e dovrà sempre fare i conti con i
vari Salvini o Bersani di turno con i quali regolare i conti prima di andare in
Conferenza stampa. Traslato modo: avrà bisogno pure di un "supetecnico" alla Rai?
Bene, andiamo avanti ed ora la riflessione che vi proponiamo
è nel cassetto da tempo e questa mattina Aldo Grasso sul Corriere ci fornisce l’opportunità
di farla uscire. Si tratta della vicenda di Denise Pipitone, la bambina sparita
nel settembre del 2004. Scrive Grasso: “Scegliere di raccontare nei dettagli
questo reality non significa partecipare al circo mediatico? La logica del
mostrare le immagini per deprecarle non è anche un mezzo per mostrare quelle
immagini?”. La trasmissione di Rai Tre, Chi l’ha visto, con questo argomento ha
tirato su ascolti da record. Ci torna in mente che proprio 40 anni fa, giugno
1981, inizia la lunga saga della “televisione del dolore” con la vicenda di
Alfredino Rampi a Vermicino. Abbiamo accanto, sulla scrivania, un libro fondamentale
su questo tema: “Davanti dal dolore degli altri” di Susan Sontag, da poco settimane
tornato in distribuzione. È un argomento sul quale il Servizio Pubblico, la Rai
spesso, ha nascosto nel suo armadio degli scheletri tutta la sua coscienza
sporca che ancora, evidentemente, non ha ripulito. Ne riparleremo ancora, torneremo
su questo tema.
Ultima nota: ieri si è svolto un dibattito (dicasi anche
sportellate) tra Gubitosi (TIM) e Bassanini (OpenFiber) con il ministro Colao a
fare da arbitro: “il governo non accetterà posizioni dominanti. Il nostro piano
banda larga pronto entro l'estate". Morale della favola: siamo ancora a “carissimo
amico … ti scrivo …”.
Infine, a seguito del nostro post precedente sulla “Sindrome
Anzaldi” che colpisce molti autorevoli dirigenti di Viale Mazzini: abbiamo dimenticato
un elemento che da oltre un anno fa venire le contorsioni digestive alla sera,
durante l’ora di cena. Si tratta di “Striscia la notizia” che non perde
occasione di randellare fatti e misfatti dentro e intorno a Viale Mazzini. Nel merito dei problemi che solleva c’è poco da dire. Quello
che incuriosisce molto è sapere quanto questi argomenti possano interessare i
suoi telespettatori. A spanne, si direbbe molto, perché, semplicemente, se così
non fosse, non andrebbero in onda. Con buona pace di chi soffre della “Sindrome
Anzaldi”.
bloggorai@gmail.com
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