venerdì 16 aprile 2021

Giochi proibiti, trame e complotti dentro e fuori Viale Mazzini

Ci sono giorni in verrebbe tanta voglia di occuparsi di tante cose belle che la vita ci offre: passeggiare con il gatto, raccogliere margherite primaverili sui campi, preparare dolci e, se avanza tempo, dipingere acquerelli, ascoltare musica e leggere libri. Una bella vita in un mondo piacevole. Molti lo fanno, altri no. Succede invece che quasi ognuno di noi sia indotto o costretto a scendere nei bassifondi delle vicende umane con tutte le sue beghe, rogne, difficoltà e problemi di varia natura e provenienza. Con tutto questo è necessario fare i conti e, se avanza tempo, si potrà fare altro.  

Questa storia del rinnovo dei vertici Rai ci avvicina sempre più ad un gorgo turbolento in grado di trascinare al fondo velleità e desideri, prospettive e grandi disegni. Il cielo scende sulla terra e dovrà incontrare uomini e donne in grado di seguire i disegni del Destino, di guidarli o semplicemente di accompagnarli.  Ecco allora che sarà necessario sporcarsi le mani, uscire allo scoperto, prendersi responsabilità, partecipare alla competizione.

Bene, detto questo, andiamo avanti. Nei giorni scorsi abbiamo proposto una specie di “schedina del totonomine” con una serie di nomi di candidati al posto di AD o di Presidente e non passa giorno senza che qualche giornale, opportunamente ispirato, si faccia carico di riproporre Tizio o Caia. Ormai, se tutto dovesse andare come fosse un Paese normale (e forse non sempre lo è), ci dovremmo avvicinare ai giorni cruciali. Rifacciamo il punto a partire dal candidato a rappresentante i dipendenti Rai: ieri è stata pubblicata dal quotidiano Il Foglio una lettera firmata da Vittorio Di Trapani, segretario nazionale USIGRAI, il sindacato dei giornalisti Rai dove si leggono argomenti interessanti. Anzitutto che il Parlamento, prima di procedere alle nomine dei 4 consiglieri di sua competenza, debba avviare un dibattito sulla missione del Servizio Pubblico. Poi, si propone di individuare una candidatura unitaria per il Cda Rai e che questo possa essere poi nominato Presidente. Ottime idee, da sottoscrivere subito. Ma si avverte una stonatura: come Di Trapani sa bene, nel frattempo, è nota una sola candidatura ed è quella di Riccardo Laganà. Sarebbe stato più chiaro e forse più utile sapere da subito se lui e il suo sindacato sono disponibili a sostenerlo oppure stanno pensando ad un altro nome. Per fare certe scelte, come lui stesso scrive, occorre coraggio. Bene, cominciasse lui con un atto coraggioso: proponesse un nome nuovo unitario oppure dichiarasse chiaro e tondo che appoggia Laganà.

Usciamo ora dal palazzo di Viale Mazzini e rivediamo i nomi rimasti nell’arena. Alcuni ne sono usciti (Nardello, Vaccarono, Ripa) mentre altri continuano a girare con ostinata insistenza. Possiamo dare un aiuto a sgombrare il campo da qualche suggestione. Ci sono nomi che, per loro natura, per origine, per marchio di fabbrica, sono a dir poco problematici. Ci riferiamo in particolare a nomi in “quota” al PD o a qualche suo autorevole esponente. Ci riferiamo esplicitamente al nuovo segretario Letta. Al suo nome vengono spesso associati, più o meno lecitamente, i due canditati più citati: la Andreatta e l’attuale DG Matassino. La prima per le note relazioni legate al suo nome. Argomento sgradevole ma del quale difficile non tenerne conto. Il secondo per una esplicita vicinanza a Letta per frequentazioni politiche comuni. Con tutte le beghe che Entico Letta ha per la testa si può aggiungere pure quella di essere esposto all’impallinamento per aver sostenuto/avvallato/sorretto o condiviso una scelta di “lottizzazione” allo stato puro? Tutto è possibile, ci mancherebbe. Ma poi, hai voglia a fare le morali sulla malapolitica e compagnia cantando. No, per il bene dell’Azienda, di candidato AD “in quota” PD non ce n’è bisogno più di quanta ce ne possa essere per uno/a “in quota” al M5S (abbiamo già dato) o altri partiti di varia natura. No grazie, abbiamo già dato. Ci chiediamo solo perché un ragionamento tanto semplice e leggibile non sia condivisibile da tanti colleghi che trattano questo argomento.  

Per parte nostra lo ribadiamo con forza: c’è spazio per sostenere una forte e autorevole candidatura interna alla Rai per il ruolo di AD. Al momento, le sole obiezioni che abbiamo registrato riguardano le “completezza” delle loro competenze (editoriale e tecnologico). Si risolverebbe facilmente: i due nomi che abbiamo in mente possono essere complementari, uno come AD e l’altro come DG. Temiamo invece che lo strano silenzio che avvertiamo su questa proposta possa celare due orientamenti: il primo si riferisce a chi sostiene che la dirigenza Rai è ormai perduta, irrecuperabile a sani e corretti principi di buon governo dell’Azienda. Ne abbiamo sentiti e più volte di questi ragionamenti e, per dircela tutta, forse non riguardano tutti ma parte di quei dirigenti ormai rassegnati o invischiati in giochi di “quote” partitiche. Uno in particolare, ha sostenuto che questa sensazione sia avvertita anche in area di Governo e che quindi sosterrebbe Draghi, o chi per lui, a gettare sale grosso sulle macerie di Viale Mazzini e chiamare quindi un “generale di corpo d’armata” ad avviare una Rai-fondazione (Minoli dixit). Il secondo ragionamento che abbiamo ascoltato, in sintesi, sostiene implicitamente che la politica debba assumere questa responsabilità e, di conseguenza, debba esprimere il nome del vertice. Vedremo, ancora qualche settimana di lavoro.

Infine, una vicenda oscura e nemmeno poi tanto: ieri sera Striscia la Notizia ha reso nota una lettera di fonte interna Rai con la quale si “giustifica” la nomina di Claudia Mazzola come direttore dell’Ufficio Studi di Viale Mazzini. Leggiamo una parte: “…i vertici aziendali hanno ritenuto la risorsa in questione idonea a ricoprire l’incarico di Direttore dell’Ufficio Studi. E come accade nella maggior parte dei casi per i ruoli di Direttore, avendo i vertici piena conoscenza delle risorse apicali e ritenendo pertanto sufficiente una ricognizione interna sulla base dei curricula professionali, non è stato attivato lo strumento del job posting”. Della serie: “io ‘so io e voi nun sete un c…o!!!” Cosa vuol dire una “ricognizione interna” e in cosa si differenzia da “un job posting”? Risposta semplice: con la prima si decide senza rendere a conto a nessuno, con il secondo si è costretti a dover confrontare altre candidature, comprese quelle dei due vicedirettori già operativi all’Ufficio Studi che, al minimo, già sono pienamente operativi, competenti e in grado di gestire gli ambiti della propria direzione. Il CV allegato alla risposta Rai dice tanto ma non dice tutto e non spiega perché in così breve tempo si possa diventare Direttori quando per lo stesso percorso altri suoi altrettanto autorevoli ed esperti colleghi sono al palo, da molti, troppi, anni.  Si capisce poi perché ad alcuni alti dirigenti Rai venga la “Sindrome Anzaldi”. Si guarisce facilmente: basta fare le cose “per bene”.

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