lunedì 26 aprile 2021

Italiani brava gente ???

Italiani brava gente? A parte il riferimento ad un film di guerra, drammatico, firmato da Giuseppe De Santis del 1964, ambientato durante la campagna di Russia, la domanda è lecita e, forse andrebbe aggiornata: gli italiani sono tutti, lo sono ancora, brava gente? A leggere le cronache giudiziarie di questi giorni, certe volte qualche dubbio corre. Ieri Draghi, per la ricorrenza del 25 aprile, ha detto: “Noi italiani non fummo tutti brava gente” e, riferito a quegli anni è certamente vero: alcuni , tanti, non lo furono affatto e anzi erano alleati con i loro stessi aguzzini, i nazifascisti. Chissà se il Capo del Governo aveva in mente qualche retro pensiero di maggiore attualità quando ha pronunciato questa frase?

Con il solito esercizio mattutino di leggere tutti insieme i titoli delle prime pagine dei quotidiani, si avverte subito l’aria che tira. La Stampa è il solo giornale che riprende la battuta di Draghi e riassume in sintesi i grandi temi al centro del dibattito: “Fisco e giustizia: i partiti in agguato”. Sul tema giustizia gli fa compagnia Il Tempo: “Sfida Draghi sulla prescrizione” mentre buona parti di tutti gli altri titolano sul coprifuoco, su chi vuole abolirlo e chi allarma sui rischi di una quarta ondata di Covid. Sul fondo di questo argomento spicca la raccolta firme avviata da Salvini per abolire la norma che impone il coprifuoco alle 22 e Letta gli risponde “sei al governo o all’opposizione?”. Benissimo, la settimana inizia nel migliore dei modi.

Riconducendo questi ragionamenti e per entrare nel merito delle faccende che ci interessano, ieri un nostro lettore (ci risparmiamo gli aggettivi, ma diciamo solo “bene informato ed introdotto”) commentando la posizione dubbiosa di questo Blog sul futuro della Rai, ci ha proposto un ragionamento suggestivo. L’argomento è il prossimo Cda Rai che, se tutto procede secondo i tempi “normali”, nelle prossime settimane si dovrebbe avviare verso il suo rinnovo. Il punto centrale è il nome dell’AD che dovrebbe succedere a Salini. Molti sostengono che a decidere, alla fine sarà solo Draghi. Allora, il nostro lettore sostiene: “Ci sono due punti fermi: la situazione dell’Azienda è ad un punto critico, sul versante economico, sul versante tecnologico e su quello editoriale. Per affrontarla occorre una forte spinta e lucidità di progetto, insieme ad un grande impegno di responsabilità da parte di tutti, per non dire di un generoso contributo economico . Al momento, a bocce ferme, non si avverte nulla di tutto questo e la persona che dovrà assumere l’incarico di dirigere l’Azienda nel prossimo futuro incontrerebbe subito enormi difficoltà. La prima è dietro l’angolo: elaborare il nuovo Piano Industriale visto che quello attuale è in scadenza proprio in coincidenza con il termine di questo Cda.

Draghi dovrebbe spendere buona parte della sua credibilità nella ricerca di un nome in grado di portare a casa risultati tangibili in tempi brevi. Dove va a cercare un nome forte, autorevole, che in nome della Patria si “accontenta” di 240 euri lordi? Difficile, molto difficile. Il cerchio si potrebbe stringere intorno a poche soluzioni: 1) pescare un nome dall’interno 2) pescare un nome di qualche transfugo/a  di ritorno nelle belle stanze del VII piano 3) pescare un nome di un/a Pincopall uscito dal nulla del Servizio Pubblico 4) rinviare tutto a tempi migliori. I petali della margherita si sfogliano: la soluzione n. 2 è ad alto rischio. La più quotata sarebbe la Andreatta ma lei racchiude in se stessa il suo vantaggio e il suo limite. Il primo consiste nel consenso del quale ha goduto (prima della fuga a Netflix) il secondo invece nell’essere sfacciatamente accreditata in “quota” PD e, segnatamente, nel suo segretario Gianni Letta. Altro nome in questa seconda ipotesi è uscito fuori di scena: Nardello si è detto indisponibile. In verità, suggerisce il lettore, ci sarebbe un fuoriuscito di possibile ritorno che potrebbe spuntare fuori: Giancarlo Leone. Torniamo alla soluzione n. 1: c’è un nome forte “quotato” PD, il DG Matassino, ma è talmente quotato anche lui in carico a Letta che si fatica a ritenerlo un candidato probabile. Ce ne sarebbero un paio di altri in “quota” ad altri partiti, mai ai quali in verità non sembra credere nessuno, non fosse altro per il loro “standing” e liquidati facilmente con un "desiderata pro domo sua". Infine, c’è il “candidato” ombra sul quale scommettiamo da tempo. La soluzione n.3 potrebbe avere le sue chance: qualcuno si trova, la posizione è prestigiosa e appetibile e se poi pure benedetta da Draghi, ancora più interessante. Uscita di scena Elisabetta Ripa (guadagna troppo) un nome possibile: Andrea Salerno (anche lui, peraltro, ex Rai). Infine, c’è lo spettro che aleggia su questo scenario al quale il nostro lettore sembra dare credito. Si tratta della tanto temuta soluzione n. 4: prendere tempo, attendere gli sviluppi del quadro politico, osservare come si aggiusteranno gli equilibri tra i partiti per poi decidere con calma. La Rai, questo è certo, non sembra essere al primo posto delle attenzioni del Governo: nel Recovery plan si parla più di un suo possibile avversario "tecnologico": la banda larga.

Perché un elemento appare chiaro: Draghi potrà pure assumersi sa solo la responsabilità di scegliere l’AD ma è difficile pensare che voglia andare in Paradiso a dispetto dei Santi. In questa strategia ha un forte alleato nella Lega che ha molto  interesse a temporeggiare per portare a casa risultati utili (il Prix Italia Milano, qualche direttore di sede regionale). Vedi pure quanto successo nel Cda scorso del 23.

Le altre partite, il presidente, i quatto consiglieri di nomina parlamentare, il rappresentante dei dipendenti, possono apparire come complementari a quella principale. E pure su queste, al momento, la situazione appare ancora in alto mare.

                                                                      bloggorai@gmail.com


ps: può essere utile per chi non lo avesse fatto, leggere il post di ieri

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