Come era facile immaginare, siamo entrati in piena corsa nella fase del “cambiamento” che il 2021 ci sta prospettando. In verità, di questo atteso momento se ne parla da anni e, peraltro, senza dimenticare che sempre, tutto, è in continua evoluzione. Quindi, nulla di nuovo. La sola differenza è marcata dalla sua “qualità” ovvero, dal suo intrinseco e mutabile significato.
Qual’è il segno del “cambiamento” in corso di questi giorni? Il primo e più rilevante (drammatico) è la situazione sulla pandemia e sulle difficoltà (eufemismo) del piano vaccini. Il Supetecnico capo del SuperGoverno dei SuperMinistri sembra alquanto in leggera difficoltà, bene accompagnato dai partiti che lo sorreggono che pure non sembrano proprio avere le idee chiare sul prossimo futuro del Paese.
Tutto questo, ovviamente, potrebbe avere qualche riflesso
per quanto ci interessa: il futuro prossimo venturo, le prossime settimane,
della Rai. La macchina del “cambiamento” sembra, apparentemente, avviata: sui
siti di Camera e Senato sono state pubblicate le procedure per le candidature dei
quattro consiglieri che dovranno nominare. A questo proposito, invitiamo tutti
coloro, uomini e donne, che siano di buona condotta morale (penale e civile), in grado di
leggere e scrivere e dar di conto, conoscenza almeno una lingua livello minimo B2,
militesente e automuniti, a presentare la propria candidatura tramite questo
link:
https://www.camera.it/Leg18/1132?shadow_primapagina=12061
Ma, dicevamo, macchina del cambiamento avviata forse solo
apparentemente perché comunque occorrono ancora passaggi complessi e non facili
da gestire. Il primo riguarda l’Assemblea dei soci che dovrebbe approvare il Bilancio:
necessario fissare la data e definire alcuni procedimenti sui quali, per quanto
abbiamo potuto sapere da nostre fonti, ci sarebbero “resistenze”. Perché? Una possibile
risposta anch’essa potrebbe essere apparentemente semplice: prendere il tempo necessario
a mettere a punto alcuni “problemini” interni, tra questi il passaggio dei contratti a
tempo indeterminato del DG Matassino e del capo della comunicazione Giannotti. È
solo un’ipotesi? Vedremo. Il secondo passaggio, peraltro, lo aggiungiamo noi: un
possibile tentennamento (o rinvio anche solo di qualche settimana) potrebbe
tornare molto utile alla politica (ovvero all’azionista di maggioranza) che non
sembra dare segnali di luce sui nomi dei possibili successori a Salini e Foa. E,
sempre per quanto siamo in grado di riferire da nostre fonti, non perché Draghi
e chi per lui non hanno le idee chiare in proposito, quanto più perché i vari PD, M5S, Lega
& Co non hanno regolato i conti dei loro equilibri e quindi non sono ancora
in grado di convenire su un ventaglio di nomi in grado di garantire una soglia di
consenso adeguato e sufficiente a rendere i resti a tutti. Da non dimenticare
che la battaglia vera è sull’AD e solo di rimessa per il Presidente: è il primo
al quale la nefasta Legge 220 assegna i poteri veri dell’Azienda Rai. Tutto il
resto del Cda, se è forte e autorevole, potrebbe incidere altrimenti, come è
appunto successo durante questi tre anni, l’AD fa e disfa a suo piacimento e il
Cda, ben che vada, protesta o chiede chiarimenti che, puntualmente, non
arrivano.
Rimaniamo su questo tema con l’intervista che oggi Giovanni
Minoli ha rilasciato al Corriere della Sera: “Mi candido al vertice Rai. Tg e
reti formule superate ora serve una rifondazione”. Alcune osservazioni: alla
sua veneranda età (75 anni) ha ancora voglia di “scendere in campo” è questo è
indice di forza e vigore, tutta salute. Questa sua voglia di fare il consigliere
di amministrazione di Viale Mazzini (e magari anche qualcosa di più) è suo pensiero
ricorrente (una sindrome?) che è riemerso, guarda caso, proprio all’indomani
della vicenda sulle 3000 ore di “La storia siamo noi” che gli vennero
gentilmente offerte in regalo negli anni passati. Come ha sostenuto “i soldi
non sono un problema…potrei trattare con molta moderazione rispetto al prezzo
di mercato”. Non c’è che dire: un vero Signore d’altri tempi, per la Patria si
fa questo ed altro. Aspettiamo che a Viale Mazzini possono prendere al balzo
questa magnifica opportunità prima che sia troppo tardi per trasformare questo
tesoretto in merce preziosa da spalmare su qualche rete in difficoltà, magari,
che so, ad esempio RaiDue??? Va a sapere …
Ma, in verità, l’intervista di Minoli tocca corde molto
sensibili a partire dalla prima domanda che gli viene rivolta: “il Servizio
Pubblico ha ancora un senso?”. La riflessione è esattamente sul tema posto dalla
domanda e non tanto sulla risposta che potrebbe essere derubricata a semplice
opinione personale. Si tratta di un interrogativo legittimo che potrebbe essere
meglio affinato: quale potrebbe essere il senso del Servizio Pubblico nel prossimo
futuro? Perché di questo si tratta. Porre un interrogativo del genere significa
scoperchiare il vaso di Pandora che, in parte, lo stesso Minoli evidenzia: “C’è
bisogno di una Rai-fondazione. Se siamo al punto in cui siamo per cui con 14
mila dipendenti, l’80% del prodotto è in outsourcing o non ha senso rivolgersi
fuori o non lo hanno 14 mila dipendenti”. Da tempo scriviamo e sosteniamo che è
necessario, urgente, inderogabile, interrogarsi su questi temi perché altrimenti
la Rai, il Servizio Pubblico, sarà fatalmente risucchiato nel gorgo della marginalità,
della complementarietà rispetto al mercato e all’evoluzione tecnologica. Tutto torna
sempre nella medesima direzione: cosa si vuole fare di questa Azienda? Potrebbe
non essere Draghi ad avviare questo dibattito e la domanda allora potrebbe
essere: qualcuno è interessato a saperlo? Ci corre il dubbio che forse no, il
tema non è in agenda e, nella migliore delle ipotesi, nel calendario dei prossimi
mesi, tutt’al più, ci saranno solo i nomi da scegliere.
A proposito di mercato e della sua evoluzione, per chiudere con Minoli & Co: sempre oggi, sul Sole24 Ore, a firma di Andrea Biondi, compare un articolo di grande interesse con il titolo: “Lux Vide vicina alla vendita. Sony e Freemantle in corsa per il big della fiction italiana”. Mettere le mani su questo “tesoretto” della fiction nazionale, della quale Rai gode ampiamente, potrebbe porre qualche piccolo problema. Vedremo. Da non dimenticare, infine, che Minoli è marito di Matilde Bernabei (presidente della Lux). Potrebbe dire qualcosa nella ipotesi di sua nomina a consigliere Rai?
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