mercoledì 28 aprile 2021

La Rai e la Fortezza Bastiani

Oggi non abbiamo nulla da dire, da proporre, da riflettere. Questa non è mai una buona notizia. Eppure, materiale non manca: la lista dei problemi, delle domande, degli interrogativi è lunga e si accresce costantemente. Quanto poi più si intensificano i dubbi quanto più il muro di gomma contro cui vanno a sbattere diventa più solido, granitico. Quanto più si vorrebbe capire, sapere, approfondire e quanto più la palude melmosa e sabbiosa si compatta e avvolge ogni sussulto di intelletto, spegne ogni legittima curiosità, intorbidisce i muscoli delle mani e affumica il cervello.  

Forse per tutto questo, forse perché il cielo è grigio, forse perché c’è stata la luna rossa ma non vengono in mente pensieri, immagini o suggestioni di grande splendore. Anzi.

Nel Deserto dei tartari, la Fortezza Bastiani esiste e resiste. Dalle sue solide e possenti mura il comandante Drogo vede sfilare per molti anni truppe che non la cingeranno mai d’assedio, come forse lui in cuor suo sperava per ingaggiare battaglia e provare le sue doti di soldato, ma costruiranno una strada verso i Territori del Nord. La strada corre lontana dai suoi bastioni e solo più tardi si scoprirà a cosa sarebbe servita. Quando, infine, scoppierà la guerra e i soldati nemici si porteranno all’attacco della Fortezza, lui non ci sarà più.  

Un passo indietro. Tutto ebbe inizio alla fine di agosto del 79 d.C. con le prime scosse di terremoto che presto cessarono. Da quel momento in poi, nella mente di tante persone, le cose cominciarono a cambiare. Chissà cosa potranno aver pensato gli abitanti di Pompei quando dalle cime del Vesuvio hanno visto i primi segni dell’eruzione e sentito la terra tremare sotto i piedi. È verosimile che molti abbiano avuto subito gran timore e che siano fuggiti per tempo alcuni verso il mare o la campagna. Altri ancora non ne temevano affatto le possibili drammatiche e conseguenze che di lì a poche ore avrebbero devastato la città. Nessuno mai ci potrà raccontare quali pensieri avranno avuto i pompeiani in quei momenti: salvare se stessi, i propri cari, i propri beni. Ci potrà essere stato un momento in cui si doveva scegliere: o si metteva al sicuro la propria vita oppure si cercava di tutelare una persona cara. Oppure questo momento per molti non c’è mai stato, non hanno avuto tempo nemmeno per rendersi conto che un proiettile di lava stava per cadergli addosso.  

Chissà perché, da tempo, quando pensiamo alla Rai ci viene in mente Pompei. Una metafora azzardata, ai limiti degli scongiuri. Sarà forse perché, da giorni, ci arrivano continuamente notizie bizzarre, curiose, e talvolta ai limiti dell’incredibile. Non facciamo in tempo a cercare verifiche, a trovare conferme di una e, un fiato, ne arriva una di peggiore. Abbiamo proposto un titolo ricorrente per le prossime settimane “La Rai di ieri, di oggi e di domani”: per ieri e per oggi c'è tanto da dire, per il domani è più complicato.

Ecco perché, avvicinandosi giorni cruciali, la scadenza di questo Cda, si avvertono rumori di fondo, calpesti di corridoi, soffuse suonerie telefoniche e ticchettio sulle tastiere infuocate. Gente che va (o che dovrebbe andare) e gente che torna (o che vorrebbe tornare) e tutti che fanno ‘ammuina nella perenne attesa di qualcosa che potrà avvenire: non si sa quando e non si sa con chi. “Tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora: chilli che stann' a dritta vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso:chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à".

Pompei dalla sua distruzione non si è più ripresa e il suo splendore, paradossale, sta tutto nella sua rovina.  

                                                                   bloggorai@gmail.com

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