Il sabato di questo villaggio si presenta alquanto incerto. Non è iniziata pienamente la primavera e non è finito completamente l’inverno. Tra l’altro, mannaggia la miseria, il freddo dei giorni scorsi ha bruciato tante gemme sugli alberi da frutto. Parafrasando, il Covid ancora imperversa e la campagna di vaccinazione stenta a decollare. Occorre tanta, tanta pazienza e fiducia. Ca va sans dire, anche l’azione di Governo ne risente. Fra pochi giorni scade il termine per la presentazione del Recovery Plan e si avverte un leggero affanno a chiudere il cerchio. Nel cerchio, tra i tanti argomenti, ce ne sono alcuni che ci interessano particolarmente: la rete unica e, più in generale, l’innovazione tecnologia digitale. Nei giorni scorsi, sul primo tema, si sono avvertiti segni di nervosismo tra i diversi soggetti interessati, TIM, Cda, Open Fiber e con il governo di mezzo che punta a ribadire due capisaldi: no a posizioni di monopolio, neutralità tecnologica, velocità di attuazione del programma. A “sinistra” qualcosa si muove: su questi punti si sono pronunciati Del Rio e Anzaldi (incontrando il favore di FdI) per una mozione parlamentare urgente “… o ci sono le condizioni per avere una rete unica davvero neutrale, oppure il Governo rafforzi la competizione per uno sviluppo ancora più accelerato delle diverse infrastrutture di rete”. Vedremo.
Intanto, la politica procede nei suoi passi di assestamento:
il ministro Giorgetti ha assegnato le deleghe di sua competenza più o meno
equamente ripartite tra PD con la Anna Ascani sulla BUL e ilM5S con Alessandra
Todde sulle grandi crisi aziendali (Alitalia, Ilva) e le smart city. Interessante
osservare che a lui sono rimaste le “deleghe” pesanti: attività normative,
nomine, scelte strategiche sulle infrastrutture. In soldoni, il dossier Rai è
nelle sue mani, sia in termini di influenza sui nomi dei prossimi amministratori
(anche se i due nomi li deve presentare il MEF, l’Azionista di maggioranza in
mano al “tecnico” Franco).
Si tratta di un dossier che comincia a scottare e le prime
scaramucce ancora non dicono nulla per quanto potrà avvenire nelle prossime settimane.
Fissiamo i passaggi essenziali: anzitutto il Cda dovrà convocarsi per approvare
il bilancio (e questa data ancora non è stata fissata), dopo di che si dovrà
convocare l’Assemblea (anche nella stessa giornata ma non obbligatoriamente) e
in quella sede il MEF dovrà presentare i due nomi di sua competenza che dovranno
poi ricoprire il ruolo di AD e Presidente. Contestualmente, Camera e Senato
dovrebbero aver completato il passaggio di loro competenza con la nomina dei
quattro consiglieri e, allo stesso tempo, si dovrebbe concludere l’elezione del
rappresentante dei dipendenti Rai. Il tema di fondo che unisce questi tre
passaggi è uno solo: con quali criteri si sceglieranno i prossimi
amministratori? Saranno di tipo "tecnico" come piacerebbe a Draghi sul modello Monti, o di tipo "politico" come sempre è stato? Questa mattina Giovanni Valentini sul Fatto Quotidiano torna
sull’argomento: con quali criteri si dovrà scegliere i vertici Rai? Si ricorda
che il TSUMAR all’art. 49 prevede che vengono individuati tra persone che
rientrano nelle specifiche dell’art. 135.2 della Costituzione. Magistrati, professori,
avvocati e ….”comunque” tra persone di riconosciuta
onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di
comportamenti …”. Apparentemente, tutto molto semplice e, applicando dettagliatamente
questi criteri, la scelta non dovrebbe essere molto difficile. Apparentemente,
solo apparentemente. Sostanzialmente è tutt’altro discorso e la mancanza di
trasparenza nell’individuazione e pubblicizzazione dei criteri di selezione
applicati da Camera e Senato nella precedente esperienza la dice lunga. Ora, si
tratta di capire se i partiti hanno intenzione di segare il ramo dove sono comodamente
seduti oppure hanno fatto propria la “tecnicizzazione” dalla politica a modello
Draghi. Ancora presto per capirlo. Nel frattempo, registriamo che Riccardo Laganà
si ricandiderà come rappresentante dei dipendenti Rai. Per parte nostra, merita
sostegno per quello che ha fatto e per quello che potrebbe fare di meglio in un
contesto diverso rispetto a quello dove si è trovato a lavorare. Gli si potrà osservare
scarsa esperienza (perché gli altri ne avevano di più o di migliore della sua?)
oppure di aver potuto incidere maggiormente sulle grandi scelte strategiche
aziendali? Forse anche si, ma come non ricordare i limiti che la legge 220 assegna
al ruolo dell’AD che, su molti aspetti, ha poteri superiori a quello del Cda? Al
momento, per quanto sappiamo, Laganà non dovrebbe avere rivali: i vari
sindacati non si sono ancora espressi e si muoveranno cauti prima di incassare
una nuova sconfitta. Vedremo, seguiremo con attenzione.
Intanto registriamo un passaggio che, se verificato, si potrà assegnare come un ulteriore punto a suo vantaggio. Come noto (e noi pure ci siamo impegnati spesso e volentieri su questo tema) da tempo è stato sollevato il problema delle promozioni sui programmi Rai di prodotti o personaggi della concorrenza Mediaset, Netflix o Amazon. È intervenuta pure la Vigilanza e recentemente, appunto, lo stesso Laganà insieme a Rita Borioni con una lettera indirizzata agli organi di controllo sull’Azienda (Corte dei Conti) dove si denuncia “ L’intelligenza col concorrente storico, in ogni caso ancora il diretto concorrente, si traduce in danno del marchio, danno all’immagine, sviamento di clientela, vendita di spazi di palinsesto e depauperamento delle risorse aziendali” e si richiedono chiarimenti in vista del prossimo Cda del 15 aprile. Se non ché, ieri è avvenuto un fatto curioso: sul sito davidemaggio.it è stata pubblicata la notizia secondo la quale l’Azienda avrebbe diramato una “circolare” con la quale si “… impedisce ai conduttori e ai loro ospiti di parlare (magari pure con intento promozionale) di realtà televisive esterne al servizio pubblico”.
Non siamo riusciti ad avere formale conferma di questa circolare, ma se fosse vera come sembra verosimile, solleva problemi di particolare gravità. Anzitutto si ammette, implicitamente, che questi episodi siano effettivamente avvenuti senza alcun controllo preventivo e che quindi si possano individuare dirette responsabilità da parte di chi non ha vigilato. Poi, questa “circolare” sarebbe stata diffusa prima dei chiarimenti richiesti all’AD in Cda. Non è cosetta da poco.
Nel frattempo, da Marte ci giungono segnali: potrebbe essere
di ritorno il Marziano sui tetti di Viale Mazzini che tanto successo ha avuto
nei giorni scorsi. Alzate le antenne, parabole satellitari o digitali terrestri
a piacimento.
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