venerdì 31 marzo 2023

Canone RAI: partito il conteggio alla rovescia

Foto di Manfred Richter da Pixabay


Il relativo e modesto successo di Bloggorai si deve anche al fatto che le lettrici e i lettori che lo seguono da quasi cinque anni sono molto diversi tra loro. Romanisti e laziali, di destra destra, di centro, di ex sinistra e sinistra insieme a pacifisti e guerrafondai, laici e credenti, pro panettone e pro pandoro, apocalittici e integrati, trattoristi semianalfabeti e fini intellettuali, dotti analisti e rozzi commentatori: tutti insieme a spiluccare quello che passa il convento sul presente e sul futuro della Rai.

Allora, succede che ieri abbiamo citato Lucio Caracciolo che riteniamo uno dei più esperti e di più vasta esperienza di politica internazionale. Magari non ne condividiamo sempre il punto ma questo è secondario. La bizzarria è che un attento lettore ci ha subito scritto “è pagato da russi e cinesi”. Non siamo in grado di sapere se è vero o meno ma siamo in grado certamente di affermare che i tanti suoi emuli, alcuni noti per pruriti militaristi, che affollano gli schermi RAI non sembrano certo a libro paga della Croce Rossa o di Emergency e che altrettanto sicuramente costoro se ne strasbattono allegramente del fatto che oltre la metà degli italiani non ci pensa lontanamente a sostenere l’aumento delle spese militari. Questo è il discrimine: a noi interessa capire e dibattere, anche con chi la pensa in modo diverso dal nostro perché altrimenti Bloggorai non sarebbe tale ma un bollettino della parrocchietta, quale che essa sia.

Ora veniamo ad un altro tema sul quale pure c’è stato relativo dibattito e che ci porta dritti dritti nel cuore della notizia di oggi: il canone. Ci è stato obiettato: non è vero che l’Europa ci chiede di modificare il metodo di riscossione in quanto questo impegno non è stato trascritto nel PNNR. Santa Pace: sarà pur vero che formalmente non se ne ha notizia (per quanto il citato documento di Bruxelles del 2021, nero su bianco, lo sostiene), ma è certamente vero che il tema (o il pretesto che dir si voglia) è stato preso in carico da una forza politica di governo che, appunto, pure oggi è alla carica. Si legge sui giornali: via il canone Rai entro 5 anni, con una riduzione progressiva del 20% ogni anno fino alla sua completa dissoluzione. Se non è pappa è pan bagnato: c’è chi vuole togliere il canone come risorsa fondamentale del Servizio Pubblico. Se poi ci possa riuscire o meno sarà tutto da vedere. Intanto è così. Quello che si può osservare che è sufficiente il solo evocare questa prospettiva a renderla poi praticabile e “vendibile” politicamente: una sorta di wishful thinking a futura memoria rispetto al quale non si avverte la presenza di chi si oppone a tale disegno.

Come se ne può uscire? Semplice: avanzando una proposta credibile e sostenibile in grado di rendere accettabile il “contratto “ con i cittadini: il canone in cambio di un servizio pubblico autonomo dalla politica, autorevole, universale e generalista. Se è possibile avviare un percorso “narrativo” virtuoso in questa direzione, forse, la Rai ha speranza di sopravvivere, altrimenti è destinata ad un mero ruolo di marginalità diffusa, di supporto al resto del mercato. Già, buona intenzione e, come noto, destinata a rimanere tale. Attenzione: tutte le tessere del puzzle cominciano a prendere forma ed accordarsi tra loro. Quest’anno ci sarà il nuovo Contratto di Servizio e conseguente piano industriale che andrà a scadere proprio a ridosso della scadenza della Convenzione del 2027, ovvero esattamente quando Salvini immagina che si possa abolire completamente il canone.

Purtroppo, e veniamo alla notizia di ieri, i segnali non sono incoraggianti. Da rileggere quanto abbiamo scritto sulla Relazione Auditel dove i termini “RAI” e “Servizio Pubblico” non sono mai stati pronunciati nemmeno per sbaglio dai 5 relatori che ne hanno dibattuto alla Camera. Ieri è stata indicata la nuova presidente della Vigilanza Rai con Barbara Floridia del M5S. Ovviamene gli auguriamo la miglior fortuna ma, per quanto abbiamo letto e saputo si tratta della persona sbagliata al momento ritardato. Quell’incarico (come tutti del resto) dovrebbe essere ricoperto da persone che almeno possano vantare una qualsivoglia competenza nelle materie che debbono vigilare e controllare. Ora, ci mancherebbe, basta studiare e nel giro di qualche mese tutti possono diventare geni ed esperti, ma sarebbe interessante sapere in base a quali criteri sia stata scelta lei e non, ad esempio, l’ex ministro Patuanelli che almeno qualche idea sugli argomenti da affrontare certamente le aveva.  

Conclusione nota e banale: della Rai e del suo futuro per un verso interessa poco o nulla, per altro verso suscita appetiti furibondi, da parte di tutti, nessuno escluso, compresi quelli che “vigileranno” con occhi di criceto. Nota a margine: le scommesse sulla permanenza di Fuortes&C sono sempre aperte: non abbiamo motivo di cambiare idea sulla nostra posizione. Ieri ci è stato riferito che nei “corridoi” di Viale Mazzini e Saxa, sono sempre molti coloro che ritengono l’AD prossimo alle dimissioni ma nessuno è in grado di dire come, quando e perché possano avvenire. Al contrario, fatti i debiti conti e messi insieme i pezzi del ragionamento, tutto induce a pensare che, come abbiamo scritto più volte, in questo momento non ci sono le condizioni di opportunità, necessità e convenienza valide per tutti i soggetti interessati, a partire dal Governo.

bloggorai@gmail.com

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