sabato 25 marzo 2023

Rai: le idi Marzo senza Cesare

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Fuortes non è e non sarà mai un Cesare della situazione e tra i congiurati non ci sono e non ci saranno mai i Cassio, Bruto o Trebonio. Fatichiamo pure a pensare se mai ci potrà essere un Antonio che ne declamerà l’orazione al momento della sua possibile uscita da Viale Mazzini. Sappiamo con certezza che dopo l’uscita di scena di Cesare a Roma si apre una stagione di scontri epocali dagli esiti drammatici. La tragicomica vicenda alla quale assistiamo invece somiglia molto alle recite delle parrocchiette, quelle fatte alla buon’e meglio, con tanta buona volontà ma scarsa capacità.  

Ci sarà tempo e modo per decifrare correttamente e capire bene il senso dell’operazione Rai Way conclusa con la designazione di Cecatto e Pasciucco come AD e Presidente che ieri abbiamo definito una “porcata a più dimensioni”. Al momento, ci corre solo l’obbligo di fare osservazioni sommarie ma essenziali. A: non è assolutamente chiaro perché sia avvenuta B: non è assolutamente chiaro se questa operazione rafforza o indebolisce l’AD.

Abbiamo fatto, al solito in nostro rapido sondaggio interno ed esterno a Viale Mazzini. Si fronteggiano due partiti: da un lato coloro che vedono il segno della resa di Fuortes ai desiderata del Governo (o di una parte di esso) ovvero una forse ultima contropartita da offrire in cambio di una exit strategy onorevole (la Scala o qualcosa di simile). Dal fronte opposto, la capitolazione alle pressioni politiche esterne (Lega?) rappresenta pura e semplice merce di scambio in garanzia della sua adesione totale alle indicazioni che gli vengono fornite. Nell’una e nell’altra interpretazione c’è un segno comune: gli interessi dell’Azienda sono in secondo piano. La sola e unica motivazione fornita in Cda è stata la pretesa “discontinuità” con la precedente gestione di Rai Way. “Discontinuità” con cosa? Con i risultati finora ottenuti? Con i progetti non realizzati? Nulla di tutto questo è noto.

Rimane solo il secondo interrogativo destinato a tenere banco ancora per molti giorni: se ne va o no? Bloggorai, come noto, accetta scommesse e punta alla sua sopravvivenza. Per paradosso assoluto, siamo pure costretti ad ammettere che temiamo più un possibile nuovo che avanza (a parte l’autocandidatura dell’antipatico interno, non ci sono altre figure di cui si accenna) che il vecchio che rimane. Inoltre, ci appare particolarmente indigesto avvallare il principio che, in questo caso assumerebbe una plastica e tangibile rappresentazione, dello Spoil System: cambia il governo del Paese e cambia la governance Rai. E’ il frutto avvelenato di un albero malato: la nefasta legge Renzi del 2015 che schiaccia sotto il tallone del Governo la nomina dell’AD Rai. I giornali di oggi, compresi quelli “solitamente bene informati” ovvero quelli dei “soffietti” ad arte, quelli che hanno avuto il coraggio di sostenere la candidatura di Minoli come presidente, sono tutti infervorati dal taglia e cuci sulla sua candidatura alla Scala (nel caso fosse si parla di giugno) e i nomi dei ranghi inferiori. Confessiamo: non siamo esperti in questo campo e non ci appassiona più di tanto.

Ci interessa molto di più riflettere sull’argomento ascolti della Tv: secondo quanto reso noto dallo Studio Frasi (su dati Auditel) Rai Uno nelle prime 11 settimane del 2023 rispetto alle stesse dell’anno precedente perde in prime time oltre 300 mila telespettatori (-6,1%) e il Tg1 delle 20 ne perde oltre 600 mila (-11,1%). È sempre vero che il processo di emigrazione del pubblico verso “altra” tv diversa dalle generaliste è progressivo e inarrestabile: complessivamente perdono oltre 1,3 mln di telespettatori (pari a -8,9%).

bloggorai@gmail.com

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