Mettiamoci l’anima in pace: per molti giorni e settimane ancora
autorevoli giornalisti e fini analisti ci sconquasseranno le bobine cerebrali
con un cippe e cioppe, un taglia e cuci, un tira e molla di nomi e contronomi,
di sussurri e grida, di ansie e speranze, di gioie e dolori su chi andrà e chi
verrà. Un carosello, un trallallerro, un caravanserraglio di dimensioni
apocalittiche. Ci scasseranno tutto lo scassabile pur di occupare qualche riga
sul giornale.
Ma nessuno, almeno finora, ci ha detto nulla e dubitiamo che
ne parlerà sulla sola vera grande battaglia che si sta combattendo seppure
sottotraccia: il futuro del canone RAI. Ogni tanto, in modo flebile e soffuso,
compare una notiziola come, ad esempio, quella dei giorni scorsi: “Stiamo
"ragionando anche con il Ministro dell'Economia di come negli anni far
pesare meno sul portafoglio degli italiani il canone Rai, perché, diciamocela
tranquillamente, il servizio pubblico spesso lo fanno le televisioni locali, le
radio locali, i giornali locali" Salvini dixit (ANSA del 25 marzo). Ragionamento
tradotto in pratica con la presentazione di un progetto di Legge da parte della
senatrice Mara Bizzotto (considerata fedelissima di Salvini) con il titolo “Modifiche
al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici in materia di
servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, riduzione e
abolizione del canone di abbonamento e disciplina della società concessionaria
del servizio pubblico”. Si tratta della stessa persona che nello scorso
settembre ha presentato una interrogazione scritta alla Commissione di Bruxelles
per chiedere se “…ritiene opportuno la Commissione che il Governo italiano
valuti di sospendere e/o eliminare la riscossione del canone Rai?”. Già prima,
a gennaio, il Ministro dell’Economia ha ricordato che “Quest’anno io mi sono
preso la responsabilità enorme, e ho preso un sacco di critiche chiaramente da
tutti, perché siamo arrivati ed è rimasto in bolletta, se no saltava tutto, ma
diventa chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire e quindi l’anno
prossimo bisognerà trovare un altro strumento”.
Dunque, il terreno di scontro è esattamente nel mezzo tra la
riduzione/abolizione e una nuova forma di riscossione del canone non ancora definita. In ogni
caso, si tratta di una forca caudina che certamente è destinata a produrre
conseguenze importanti sui conti del Servizio Pubblico. Se non ché, dietro questo
disegno peraltro “antico” di anni, si cela uno scontro politico molto acceso dentro la maggioranza
di Governo (a dire la verità non solo a destra). Da un lato, appunto la Lega
che ha fatto di questo argomento un tema “identitario” e dall’altro anzitutto
FI, ovvero Berlusconi ovvero Mediaset, che di questa storia non ne vorrebbero
proprio sentire parlare. Per Cologno è come il fumo negli occhi la possibilità
che RAI possa competere ulteriormente sul risicato e sempre più striminzito mercato
pubblicitario. A loro va benissimo così: hanno brindato a Champagne quando
recentemente è stato modificato il TUSMAR (sia dovuto un sentito ringraziamento al governo Draghi, alla sua Agenda e di chi lo ha sostenuto) che ha introdotto nuovi tetti nella
raccolta pubblicitaria a tutto danno per RAI. Il bello è che nessuno ha fiatato,
ed è passato quasi inosservato. Poi c’è di mezzo la Meloni che ha dovuto
ragionare sulla ipotesi che, una volta preso possesso di Viale Mazzini, i suoi
uomini o donne che dovranno amministrarla si potranno trovare con petardo acceso
sotto la loro poltrona in grado di produrre effetti devastanti sui futuri conti
dell’Azienda.
Il gioco, a questo punto, non potrà essere a somma zero:
qualcuno dovrà incassare un colpo basso. Delle due l’una: o la Lega continua a
starnazzare nel vuoto la sua richiesta di riduzione/abolizione del canone e se
ne farà ragione che comunque non ci potrà mai riuscire, almeno per i prossimi
dieci anni, oppure la Lega con il suo potere di ricatto sulla tenuta del Governo,
riesce a portare a casa un risultato sia pure “simbolico”. Gli alleati di
Governo, a loro volta, se ne dovranno fare ragione e anche per loro si prospettano
tre scelte: o accettano la richiesta di Salvini o la rifiutano oppure trovano una
soluzione intermedia che possa salvare capra e cavolo. La somma di tutte queste
variabili porta sempre e solo in una direzione. Il canone Rai Sarà sotto tiro e
non sarà certo in meglio.
La gabola delle nuove modalità di riscossione si potrà
configurare come un grimaldello efficace. Certo è che a partire dal prossimo
anno Bruxelles potrebbe non concedere un ulteriore rinvio e si dovrà necessariamente
trovare una soluzione che, al momento, nessuno è in grado di supporre quale
possa essere. Recentemente Bloggorai ha partecipato ad un incontro dibattito
dove sono state prospettate ipotesi alternative. Posto che, al momento, la riscossione
attraverso le bollette elettriche appare come la formula più vantaggiosa in grado
di fronteggiare l’evasione (come peraltro avviene in altri 11 paesi europei), i
modelli che può essere utile tenere in considerazione sono quello tedesco o
quello finlandese. Il dibattito è aperto ma, dobbiamo constatare, che pochi da
certe parti (PD, M5S e compagnia varia) hanno voglia di parteciparvi. Tutti presi
dalle pagliuzze delle tarantelle dei nomi e poltrone non si accorgono del travone
che si sta piantando negli occhi del povero cavallo, già tanto sofferente di suo.
ps: ovviamente, ovviamente …anche oggi nulla di rilevante da
segnalare
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