mercoledì 29 marzo 2023

Travi e pagliuzze negli occhi della RAI ovvero un petardo acceso

 


Mettiamoci l’anima in pace: per molti giorni e settimane ancora autorevoli giornalisti e fini analisti ci sconquasseranno le bobine cerebrali con un cippe e cioppe, un taglia e cuci, un tira e molla di nomi e contronomi, di sussurri e grida, di ansie e speranze, di gioie e dolori su chi andrà e chi verrà. Un carosello, un trallallerro, un caravanserraglio di dimensioni apocalittiche. Ci scasseranno tutto lo scassabile pur di occupare qualche riga sul giornale.

Ma nessuno, almeno finora, ci ha detto nulla e dubitiamo che ne parlerà sulla sola vera grande battaglia che si sta combattendo seppure sottotraccia: il futuro del canone RAI. Ogni tanto, in modo flebile e soffuso, compare una notiziola come, ad esempio, quella dei giorni scorsi: “Stiamo "ragionando anche con il Ministro dell'Economia di come negli anni far pesare meno sul portafoglio degli italiani il canone Rai, perché, diciamocela tranquillamente, il servizio pubblico spesso lo fanno le televisioni locali, le radio locali, i giornali locali" Salvini dixit (ANSA del 25 marzo). Ragionamento tradotto in pratica con la presentazione di un progetto di Legge da parte della senatrice Mara Bizzotto (considerata fedelissima di Salvini) con il titolo “Modifiche al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici in materia di servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, riduzione e abolizione del canone di abbonamento e disciplina della società concessionaria del servizio pubblico”. Si tratta della stessa persona che nello scorso settembre ha presentato una interrogazione scritta alla Commissione di Bruxelles per chiedere se “…ritiene opportuno la Commissione che il Governo italiano valuti di sospendere e/o eliminare la riscossione del canone Rai?”. Già prima, a gennaio, il Ministro dell’Economia ha ricordato che “Quest’anno io mi sono preso la responsabilità enorme, e ho preso un sacco di critiche chiaramente da tutti, perché siamo arrivati ed è rimasto in bolletta, se no saltava tutto, ma diventa chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire e quindi l’anno prossimo bisognerà trovare un altro strumento”.

Dunque, il terreno di scontro è esattamente nel mezzo tra la riduzione/abolizione e una nuova forma di riscossione del canone non ancora definita. In ogni caso, si tratta di una forca caudina che certamente è destinata a produrre conseguenze importanti sui conti del Servizio Pubblico. Se non ché, dietro questo disegno peraltro “antico” di anni, si cela uno scontro politico molto acceso dentro la maggioranza di Governo (a dire la verità non solo a destra). Da un lato, appunto la Lega che ha fatto di questo argomento un tema “identitario” e dall’altro anzitutto FI, ovvero Berlusconi ovvero Mediaset, che di questa storia non ne vorrebbero proprio sentire parlare. Per Cologno è come il fumo negli occhi la possibilità che RAI possa competere ulteriormente sul risicato e sempre più striminzito mercato pubblicitario. A loro va benissimo così: hanno brindato a Champagne quando recentemente è stato modificato il TUSMAR (sia dovuto un sentito ringraziamento al governo Draghi, alla sua Agenda e di chi lo ha sostenuto) che ha introdotto nuovi tetti nella raccolta pubblicitaria a tutto danno per RAI. Il bello è che nessuno ha fiatato, ed è passato quasi inosservato. Poi c’è di mezzo la Meloni che ha dovuto ragionare sulla ipotesi che, una volta preso possesso di Viale Mazzini, i suoi uomini o donne che dovranno amministrarla si potranno trovare con petardo acceso sotto la loro poltrona in grado di produrre effetti devastanti sui futuri conti dell’Azienda.

Il gioco, a questo punto, non potrà essere a somma zero: qualcuno dovrà incassare un colpo basso. Delle due l’una: o la Lega continua a starnazzare nel vuoto la sua richiesta di riduzione/abolizione del canone e se ne farà ragione che comunque non ci potrà mai riuscire, almeno per i prossimi dieci anni, oppure la Lega con il suo potere di ricatto sulla tenuta del Governo, riesce a portare a casa un risultato sia pure “simbolico”. Gli alleati di Governo, a loro volta, se ne dovranno fare ragione e anche per loro si prospettano tre scelte: o accettano la richiesta di Salvini o la rifiutano oppure trovano una soluzione intermedia che possa salvare capra e cavolo. La somma di tutte queste variabili porta sempre e solo in una direzione. Il canone Rai Sarà sotto tiro e non sarà certo in meglio.

La gabola delle nuove modalità di riscossione si potrà configurare come un grimaldello efficace. Certo è che a partire dal prossimo anno Bruxelles potrebbe non concedere un ulteriore rinvio e si dovrà necessariamente trovare una soluzione che, al momento, nessuno è in grado di supporre quale possa essere. Recentemente Bloggorai ha partecipato ad un incontro dibattito dove sono state prospettate ipotesi alternative. Posto che, al momento, la riscossione attraverso le bollette elettriche appare come la formula più vantaggiosa in grado di fronteggiare l’evasione (come peraltro avviene in altri 11 paesi europei), i modelli che può essere utile tenere in considerazione sono quello tedesco o quello finlandese. Il dibattito è aperto ma, dobbiamo constatare, che pochi da certe parti (PD, M5S e compagnia varia) hanno voglia di parteciparvi. Tutti presi dalle pagliuzze delle tarantelle dei nomi e poltrone non si accorgono del travone che si sta piantando negli occhi del povero cavallo, già tanto sofferente di suo.

bloggorai@gmail.com


ps: ovviamente, ovviamente …anche oggi nulla di rilevante da segnalare


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