domenica 19 marzo 2023

Rai: sotto o dietro la notizia ... niente


La notizia del giorno è che non ci sono notizie. Ci dicono che nella consueta rassegna stampa Rai oggi non compare la sezione “Azienda” e dunque nulla da segnalare. Stupiti? Anche no. Forse è meglio dire rassegnati. Ieri abbiamo proposto una serie di piccole cose, scaramucce, gossip, bassa cucina che non meritavano attenzione più di tanto. Però, in verità, una cosetta potrebbe richiedere qualche riga: il caso Vespa.

Premettiamo: Bruno Vespa e Marco Damilano, dal nostro punto di vista, nella loro quintessenza sono speculari, due facce di una stessa medaglia. Tutti e due sono esterni all’Azienda, anche se uno è più esterno dell’altro. Tutti e due sono referenti ed espressione di un’area politica determinata, anche se, forse, uno lo è più dell’altro … non foss’altro per ragioni di carattere politico contingente (destra di lotta e di Governo). Tutti e due, giornalisti anche se non è ben chiaro il confine del loro contratto “artistico”, in mancanza di meglio, sono soliti intervistare altri giornalisti. Tutti e due pescano nello stesso stagno della fascia oraria post 20.30. Tutti e due vorrebbero essere (e non lo sono) “opinionisti” pur senza esprimere opinioni. Tutti e due galleggiano tra il fosco il losco di un panorama dell’informazione del Servizio Pubblico alla “buon’e meglio”… alla quello che passa il convento...alla chi c’è c’è. Tutti e due sono stati proposti e catapultati in quella fascia oraria sulla spinta di “fare qualcosa” … la qualunque purché si faccia qualcosa. Tutti e due, infine, hanno un sogno nel cassetto: passare alla storia, quale che sia, come gli “eredi” di Enzo Biagi.   

Allora, cosa succede quando un giornalista intervista un altro giornalista e, se non ne basta uno, ne chiamano pure un secondo (l'altra sera Sallusti e Molinari)? Succede che il giornalista intervistato da un altro giornalista che usa invitare giornalisti a fare un’intervista non sappiano bene cosa dire per evitare due pericoli micidiali: sparare minchiate ed evitare che queste, se diventano fortunate, possano andare a beneficio di altri giornalisti. Allora, il giornalista intervistato da un altro giornalista si tiene in bilico tra il poco e il nulla (visto pure il poco tempo a disposizione) e il giornalista che intervista un altro giornalista, sbuffando, si accontenta di sapere che in studio c’è qualcuno, un giornalista, che possa dare un senso alla trasmissione che vorrebbe essere giornalistica e che forse non è.

Allora si pone il problema: quale è il senso "giornalistico" della trasmissione di Bruno Vespa oltre quanto già ci dovrebbe essere nella trasmissione giornalistica per eccellenza, ovvero il Tg quale che sia la rete di appartenenza? Non è un editoriale. Non è un approfondimento. Non c’è una “notizia” che già non sia stata data in precedenza. E quindi? Cosa rimane? Ieri, un attento e qualificato lettore (acido) ci ha suggerito: “La trasmissione di Vespa è lui e per lui  in quanto tale, Vespa nella veste di se stesso: Vespa è il suo antefatto, il suo svolgimento e il suo epilogo che avverrà due ore dopo di lui. Si potrebbe dire che RaiUno nel prime time è intervallo tra un Vespa e un altro Vespa” e la sua presunta “narrazione” degli avvenimenti del giorno da un “diverso” punto di vista (destra destra o destra moderata o destra centristi che dir si voglia) altro non sembra che l’occupazione di uno spazio pubblico ad uso privato. Con un aggravante: la prima di carattere economico (non è noto il suo compenso per questi 5 minuti e non è chiaro perché è saltato il break pubblicitario al termine del Tg1) e la seconda di carattere editoriale. I dati di ascolto dei primi giorni non sembrano incoraggianti a tal punto che il povero Amadeus potrebbe pure essere scocciato di vedersi perdere per strada buona parte del trino del Tg1.

Allarghiamo il ragionamento: quale è il senso dell’invenzione prima di Damilano e poi di Vespa in un quadro dell’offerta informativa del Servizio Pubblico che fa acqua da tutte le parti? Non esiste un piano editoriale, non esiste un progetto organico, non esiste una visione, una missione, coordinata tra le reti e le testate. Non c’è traccia di una ragionamento tra risorse disponibili e obiettivi. Quasi 2000 giornalisti sono sufficienti, pochi o molti rispetto a quali compiti debbono adempiere? Ribadiamo al solito il clamoroso caso di RaiNews24: quasi 200 giornalisti per ascolti che rimangono da prefisso telefonico. Per non dire del sito Internet, per non dire dei Giornali radio e via trotterellando.

Già, oggi approfittiamo della mancanza di notizie per trotterellare … allegramente.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento