martedì 28 marzo 2023

Bandiera Rossa su Viale Mazzini?

Foto di Alexei da Pixabay
 

Dobbiamo ammettere di aver sottovalutato la portata delle dichiarazioni del Ministro della cultura Sangiuliano fatte da Fazio domenica scorsa. In effetti, ha posto un inquietante interrogativo che per tutta la giornata ha rimbalzato tra chat e telefonate varie: chi sono gli “stalinisti” che si aggirano per i corridoi di Viale Mazzini? Non è un interrogativo irrilevante e anacronistico come potrebbe sembrare: svela tutta una sua originale architettura di pensiero che merita di esser tenuta in debita considerazione nelle sue due varianti. Sia laddove si possa pensare che ci sia ancora “gente con il colbacco” e sia laddove lo si possa escludere categoricamente. 

Vediamo: chi vi scrive ha frequentato per quasi 40 anni i corridoi RAI e francamente di “comunisti” con la C maiuscola ne ha visti ben pochi. Magari nel passato si avvertiva la presenza/ingerenza diretta o indiretta esterna quanto innocua di qualche ex marxista-leninista-maotsetung pensiero della prima ora ovvero giovani estremisti extraparlamentari alla Paolo Gentiloni tanto per intenderci (poi forse pentito), frequentatore di partitelli Comunisti con la C maiuscola della fine degli anni ’70, oppure qualche autorevole dirigente della radio ex LC (Lotta Continua) come Marino Sinibaldi oppure la comparsa in video di qualche autorevole commentatore esterno alla Paolo Mieli ex PotOp (Potere Operaio) ma ora no, quella generazione ha finito di dare frutti e non ci sono più pezzi di ricambio. Per le fonti dei tre citati vedi i profili su Wikipedia.

Sangiuliano può dormire sonni tranquilli: a Viale Mazzini non ci sono e forse non ci sono mai stati “comunisti” né quelli di vecchio stampo, stalinisti puri, e tantomeno quelli rivisti e corretti. Ma perché questa considerazione merita qualche riga? Solo perché alimenta una corrente di pensiero che si sta vieppiù rafforzando: la cosiddetta “narrazione” del Paese fatta dal Servizio Pubblico è troppo di “sinistra” e dunque è necessario modificarla. Il problema è che si tratta di una balla colossale. Sia in termini numerici contingenti (spazio dedicato alla Meloni &C) sia in termini editoriali. Tanto per capirci: il dichiarato sostegno all’aumento delle spese militari quando la maggioranza degli italiani è contrario per caso è di “sinistra”??? Sanremo con tutto il suo intrinseco “berlusconismo” per caso è di “sinistra”??? No, il Ministro Sangiuliano può stare tranquillo: dentro la Rai non ci sono più colbacchi, i “comunisti” di una volta, che si aggirano per i corridoi ma il bello  è che non ci sono più da nessuna parte, è una categoria della politica estinta come i dinosauri.

Oggi da segnalare un’intervista a Riccardo Laganà su Repubblica con il titolo “Macchè Stalin per loro l’Azienda è terra di conquista”. Concordiamo per molta buona parte: ci verrebbe solo da specificare chi sono “loro” e poi quale sarebbe la “statura morale ed etica” di coloro che sono chiamati ad amministrare il Paese e a difendere la Tv di Stato. È difficile supporre che per “loro” si possa intendere solo la nuova Destra al Governo. “Loro” sono stati tutti coloro che, come ha detto Laganà, da sempre, vedono il Servizio Pubblico come terra di conquista. Tutti, quasi senza eccezione. Altro tema è la possibile sostituzione di Fuortes&C: per paradossale che possa apparire, questa manovra è pienamente sotto il segno più nefasto dell’ingerenza del Governo sulla RAI. Fuortes non verrà rimosso perchè “antipatico” (diamoci del Lei) o per il solo merito di aver proposto e sostenuto un Piano industriale non suo (Salini) e con idee vecchie di almeno 20 anni ma solo perché lo si vorrebbe sostituire con uno più in sintonia con l’attuale Governo. Punto. Per quanto riguarda poi la “statura morale ed etica” abbiamo la sensazione di essere messi alquanto maluccio e se poi questa si dovesse mai riferire al senso, alla missione del Servizio Pubblico, siamo messi ancora peggio. Di Salvatori della Patria all’orizzonte se ne vedono ben pochi.

A questa intervista si lega il pezzo, sempre su Repubblica, con il titolo “Meloni insiste su Chiocci alla direzione del Tg1. Prove d'intesa con Conte”. Interessante anzitutto per la seconda parte del titolo. Le “prove tecniche di trasmissione” tra Conte e Meloni hanno una loro logica facilmente comprensibile: seppure con obiettivi opposti, entrambi puntano al disfacimento del PD. Ieri la Schlein ha dichiarato che “Dobbiamo seguire con particolare attenzione la questione degli assetti dell'informazione del servizio pubblico. Mi pare che il governo stia cercando di metterci un po' troppo le mani. Vigileremo”. Già, speriamo che possano vigilare bene e magari, nel frattempo, farci sapere qualcosa sulla Vigilanza RAI.

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