mercoledì 15 marzo 2023

Rai e Governo: i patti delle banane


Quando un uomo con il “patto” incontra una donna senza “patto” (o viceversa) uno dei due è sconfitto (eufemismo gentile). Quando in Africa si leva il sole e dall’Italia giungono notizie di “patti” tra Conte e la Meloni sulla RAI, il primo istinto è correre in Ambasciata per chiedere la rinuncia alla cittadinanza italiana per poi chiedere di essere adottati da una tribù locale.

Oggi La Stampa titola: “Meloni-Conte asse sulla Rai. Accordo tra i due leader sul dopo Fuortes. Assalto della destra ai talk show. Incontro Lollobrigida-Cairo, possibili scambi tra Viale Mazzini e La7”. Il termine usato, “asse” suona male ma potrebbe bene corrispondere ad una comunanza di interessi ovvero convenienza, che pure abbiamo scritto e sostenuto su questo Blog. “Il PD ha fatto carne di porco in Rai” ci dice, seppure da lontano e con tono sferzante, un autorevole dirigente che pure non si può certo definire “in quota destra” e non gli stupisce più di tanto che ora, proprio ora, ci sia convergenza per rimettere le cose in ordine. Ma solo di questo si tratta.

Torniamo al presunto “patto”. A parte la memoria e la storia dei patti che non è certo di buon auspicio per la Rai (a partire da quello del camper del 1989 con Craxi e Forlani con la benedizione di Andreotti) è proprio la logica, la quintessenza del “patto” che è difficile da digerire e sopportare. Non tanto e non solo per quanto le ferree leggi della politica impongono quando sono necessarie le mediazioni, ma anzitutto perché è fumosa e languida la merce oggetto del patto. Cosa ci sarebbe sulla bilancia? Cosa si scambia? Per quanto sembra facile intuire, la prima merce è la figura dell’AD che pure l’articolo citato conferma: per ora, forse fino a giugno, non si cambia. In compenso, possono giungere ora “aggiustamenti compensativi” che, ad esempio possono riguardare Carboni in lista di attesa per la sua ricollocazione. Per tutto il resto è solo un trallallero di Tizio al posto di Caio e Sempronia al posto di Tazia… nulla di più. Non una parola sul futuro, sulla nuova missione del Servizio Pubblico, sulle risorse (canone in primo luogo), sui progetti quali che siano. Nulla, perché, semplicemente non ne hanno e se li hanno nessuno li conosce. Un “asse” fondato solo a ridimensionare il PD in Rai è robetta di bassa cucina, düra minga. C’è pure da dire che il PD, questo “nuovo” PD sembra essere uno sconosciuto giunto ad un tavolo imbandito dove giunge in ritardo e senza essere preparato. Qualcuno ha idea di cosa pensa la nuova Segretaria Schlein sulla Rai? Noi no, se qualcuno ne è a conoscenze è gradita una comunicazione. Infine: proprio nei giorni scorsi è stato reso noto un incontro Meloni Fuortes. È verosimile supporre che pure in quella sede sia stato definito qualcosa che somiglia ad un “patto” o asse che dir si voglia.  Chissà se è compatibile con quello Meloni e Conte. O viceversa.

Il retroscena di questo accordo, vero o falso che sia, è la Vigilanza Rai dove si sta consumando uno psicodramma collettivo di notevole interesse. La presidenza della Commissione deve necessariamente essere trovata attraverso un “patto” vero e sostanzioso con la maggioranza: i numeri di PD e M5S non sono sufficienti. Tutto si lega: il futuro del vertice Rai con quello di tutto il perimetro delle nomine che si dovranno fare nelle consociate e partecipate e il nodo Rai fa parte del pacchetto e, di conseguenza pure la Vigilanza. Oggi si legge che il Governo si oppone a Ricciardi del M5S perché troppo ostile, oppure che La Russa ha firmato una specie di “cambiale” con Renzi/Calenda da onorare per avergli concesso il placet alla sua elezione alla presidenza del Senato in cambio dell’appoggio alla Boschi. È la politica … bellezza!

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