Oggi La Stampa titola: “Meloni-Conte
asse sulla Rai. Accordo tra i due leader sul dopo Fuortes. Assalto della destra
ai talk show. Incontro Lollobrigida-Cairo, possibili scambi tra Viale Mazzini e
La7”. Il termine usato, “asse” suona male ma potrebbe bene corrispondere ad
una comunanza di interessi ovvero convenienza, che pure abbiamo scritto e sostenuto
su questo Blog. “Il PD ha fatto carne di porco in Rai” ci dice, seppure da
lontano e con tono sferzante, un autorevole dirigente che pure non si può certo
definire “in quota destra” e non gli stupisce più di tanto che ora, proprio
ora, ci sia convergenza per rimettere le cose in ordine. Ma solo di questo si
tratta.
Torniamo al presunto “patto”. A parte la memoria e la storia
dei patti che non è certo di buon auspicio per la Rai (a partire da quello del
camper del 1989 con Craxi e Forlani con la benedizione di Andreotti) è proprio
la logica, la quintessenza del “patto” che è difficile da digerire e sopportare.
Non tanto e non solo per quanto le ferree leggi della politica impongono quando
sono necessarie le mediazioni, ma anzitutto perché è fumosa e languida la merce
oggetto del patto. Cosa ci sarebbe sulla bilancia? Cosa si scambia? Per quanto
sembra facile intuire, la prima merce è la figura dell’AD che pure l’articolo
citato conferma: per ora, forse fino a giugno, non si cambia. In compenso,
possono giungere ora “aggiustamenti compensativi” che, ad esempio possono riguardare
Carboni in lista di attesa per la sua ricollocazione. Per tutto il resto è solo
un trallallero di Tizio al posto di Caio e Sempronia al posto di Tazia… nulla
di più. Non una parola sul futuro, sulla nuova missione del Servizio Pubblico, sulle
risorse (canone in primo luogo), sui progetti quali che siano. Nulla, perché,
semplicemente non ne hanno e se li hanno nessuno li conosce. Un “asse” fondato solo
a ridimensionare il PD in Rai è robetta di bassa cucina, düra minga. C’è pure da dire
che il PD, questo “nuovo” PD sembra essere uno sconosciuto giunto ad un tavolo
imbandito dove giunge in ritardo e senza essere preparato. Qualcuno ha idea di cosa
pensa la nuova Segretaria Schlein sulla Rai? Noi no, se qualcuno ne è a
conoscenze è gradita una comunicazione. Infine: proprio nei giorni scorsi è
stato reso noto un incontro Meloni Fuortes. È verosimile supporre che pure in quella
sede sia stato definito qualcosa che somiglia ad un “patto” o asse che dir si
voglia. Chissà se è compatibile con quello
Meloni e Conte. O viceversa.
Il retroscena di questo accordo, vero o falso che sia, è la
Vigilanza Rai dove si sta consumando uno psicodramma collettivo di notevole interesse. La presidenza
della Commissione deve necessariamente essere trovata attraverso un “patto”
vero e sostanzioso con la maggioranza: i numeri di PD e M5S non sono sufficienti.
Tutto si lega: il futuro del vertice Rai con quello di tutto il perimetro delle
nomine che si dovranno fare nelle consociate e partecipate e il nodo Rai fa
parte del pacchetto e, di conseguenza pure la Vigilanza. Oggi si legge che il
Governo si oppone a Ricciardi del M5S perché troppo ostile, oppure che La Russa
ha firmato una specie di “cambiale” con Renzi/Calenda da onorare per avergli concesso
il placet alla sua elezione alla presidenza del Senato in cambio dell’appoggio
alla Boschi. È la politica … bellezza!
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