venerdì 24 settembre 2021

Un sottile velo di noia e tristezza sul tetto di Viale Mazzini

Foto di BedexpStock da Pixabay 


Recentemente abbiamo citato Hemingway quando in Fiesta ha scritto “Come hai fatto a fare bancarotta? – Chiese Bill. In due modi – Mike disse – Gradualmente prima e lentamente poi. – Chi ti ci ha portato? – Amici- disse Mike, Io avevo un sacco di amici. Falsi amici”.

Oggi ci viene in mente una citazione correlata, tanto per aggiungere un velo di ulteriore tristezza: “L'amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.” Di Anaïs Nin.  Provate a sostituire i soggetti e, parlando di Rai, il gioco è fatto.

Eppur si muove… timidamente, lentamente, impercettibilmente, ma qualcosa intorno ala Rai si muove. Di cosa si tratta o da che parte si diriga non è dato sapere ma…tant’è… prendiamo atto. Ieri c’è stato un Cda a Viale Mazzini dove è probabile, è possibile, che anche loro abbiamo discusso di qualcosa ma di cosa non è dato sapere.

Almeno un tema, speriamo, lo abbiano affrontato: il futuro delle risorse da canone e pubblicità, argomento del quale l’AD dovrà presto riferire in Vigilanza. Speriamo.

Tant’è … ce ne faremo ragione. Intanto però oggi sappiamo due notizie: la prima è che a Bruxelles, come al solito, si rompono facilmente le scatole per i soliti ritardi nazionali e, in particolare, temono per il rispetto dei tempi di recepimento della direttiva sui Servizi Media Audiovisivi (che in parte supera e ridefinisce la vecchia Gasparri e il relativo TUSMAR). Ieri ci hanno detto più o meno “datevi una mossa” per chiudere la partita entro i prossimi 60 giorni altrimenti vi multiamo. La seconda notizia è che in Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato, come del resto vi abbiamo anticipato da tempo, si sta lavorando alla stesura di un testo unico che possa riunificare le diverse proposte di legge presentate da quasi tutti i partiti sulla riforma della sola governance Rai.

Questo è quanto, nulla di più, nulla di meno. Ormai siamo ai bordi della noia, al di sotto della soglia normale di sopportazione morale, culturale, metafisica, trascendentale. Siamo ai confini della fantascienza, oltre lo spazio del visibile, del tangibile e del numerabile. Non sembra esserci più nulla in grado di scuotere il grigio torpore che sembra calare lentamente, silenziosamente, ineluttabilmente sui destini della Rai. La frase lapidaria che avrebbe detto Fuortes durante l’incontro con le OO.SS a proposito del Piano Industriale e editoriale prossimo venturosi dovrà scolpire con caratteri a corpo 72 su lastre di marmo bianco Statuario di Carrara: “…in tempi ragionevolmente brevi, sarà sua cura presentarlo…”. Tradotto in italiano corrente: “Vi faremo sapere… state sereni”. Per gli addetti ai lavori: preparatevi, un futuro radioso si apre di fronte ai vostri occhi. Il giorno successivo ha aggiunto una perla che ha fatto gongolare in tanti: “Credo moltissimo nelle professionalità interne della Rai. Non è demagogia. Non ho portato con me in Viale Mazzini neanche la mia segretaria.” Meno male … il popolo Rai ringrazia sentitamente.

Però, su questo tema, proponiamo una breve riflessione ai nostri lettori a proposito di una specie di dogma secondo il quale le risorse interne sono sempre, a priori, migliori di quelle esterne. Potrebbe anche non essere sempre vero ma la responsabilità non è dei soggetti interessati, dei  dipendenti Rai ,ma di chi ha impedito scientificamente di far crescere e maturare le professionalità interne. Per quanto conosciamo e sappiamo per esperienza diretta, in Rai, talvolta, non si cresce per meriti e titoli, per comparazione e selezione per esperienza, competenza e professionalità acquisita, ma per altre oscure trame. Le nomine dirigenziali, talvolta, sono avvenute “per grazia ricevuta” e il “Job Posting” usato come inutile paravento. La prova provata è stata data proprio con le recenti nomine: con quali criteri sono avvenute?  Allora, semplicemente, se l’AD crede moltissimo nelle professionalità interne, ha solo una strada da percorrere: farle crescere in modo chiaro trasparente e verificabile. 

Tutto il resto è noia.

bloggorai@gmail.com



 

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