sabato 1 marzo 2025

il "fatto mediatico": confusi e smemorati, offesi e distratti

by Bloggorai  ©

Se i concetti non sono giusti le opere non si compiono.

Se le opere non si compiono

 arte e morale non prosperano

e se questo avviene

la giustizia non e' precisa

e se la giustizia non e' precisa

il paese non sà dove poggiare. 

Perciò non si deve tollerare che le parole non siano in ordine. (C.)

Intendiamoci sommariamente. Quando si cerca di fare un ragionamento, quando si cerca di capire, quando si vuole riflettere su un tema complesso è sempre bene cercare di mettere qualche punto fermo di comune intendimento. Altrimenti non ci si capisce e il dibattito si arena come quello tra i tifosi di una curva opposta all'altra. In questi giorni si consumeranno i tasti di tante tastiere nel tentativo di analizzare l’accaduto che, giocoforza, dovrà necessariamente avere tante chiavi di lettura. Quella su cui Bloggorai prova a cimentarsi è in bilico tra il fenomeno mediatico e quello politico, tra le storie delle persone e il loro destino sulla scena internazionale.

Non vi aspettate sorpresa e stupore: lo abbiamo scritto tante volte ovvero nulla succede mai per caso. Basta guardarsi un attimo indietro ed è tutto chiaro. E non vi aspettate nemmeno sentimenti solidali per “questa” Europa. Oggi un attento lettore ci ha ricordato un prezioso articolo di Umberto Eco “Europa incerta tra rinascita e decadenza” pubblicato nel 2003 che merita di essere letto attentamente ( https://www.repubblica.it/dossier/cultura/cinquanta-anni-di-repubblica/2025/03/01/news/europa_appello_umberto_eco_2003_repubblica_50_anni-424034843/?ref=RHLF-BG-P6-S1-T1 ) .

Questa Europa è anzitutto incerta, con una forte propensione alla decadenza e con uno spiccato sguardo al suo passato fascista e quasi nazista. Sul tema “guerra” l’Europa oltre a fornire armi e spettacolarizzare gli incontri (ricordate il treno per Kiev?) ha saputo sviluppare una qualsivoglia iniziativa politica? Abbiamo qualche dubbio.

Ulteriore “pensiero” da mettere subito bene in chiaro: quando ad un tavolo di Poker dopo il terzo giro non hai capito chi è il pollo, allora il pollo sei tu. Televisivamente parlando: chi è il pollo?

Quello che è successo alla Casa Bianca con l’aggressione di Trump a Zelensky è certamente uno dei fatti mediatici più rilevanti degli ultimi decenni e proprio perché tale merita una particolare riflessione, seppure ancora appena abbozzata. Tutto è accaduto di fonte alle telecamere e quindi è stato anzitutto uno spettacolo, uno show. È banale affermarlo ma è necessario tenerlo bene presente.

Il copione, la sceneggiatura, di questa rappresentazione scenografica quanto drammatica era noto da tempo a tutti. Piccoli passi indietro: anzitutto necessario rivedere The Apprentice-Alle origini di Trump e, in parallelo la serie Netflix sull’ascesa al potere di Zelensky  “Servitore del Popolo”.

Messo a fuoco il prologo si intuisce lo svolgimento e l’epilogo. Ci sono poi molte similitudini e analogie con note vicende e personaggi di casa nostra. Queste vicende umane dei due contendenti dentro lo Studio Ovale, hanno entrambe un filo che le unisce: nascono, si alimentano e si sviluppano di fronte alle telecamere. Due attori consumati ed esperti che, ad un certo punto della loro storia non “fatale” si incrociano il loro destino esattamente come era previsto che fosse. Era infatti tutto previsto e prevedibile. Ovvero la storia dell’invasione russa in Ucraina era nota ed annunciata da tempo. Tutti sapevano da mesi prima che Putin stava preparando l’aggressione a Kiev. A molti conveniva non sapere o sottovalutare. Questa guerra si poteva e si doveva evitare. Pochi hanno voglia di rispondere ad una domanda fondamentale: perché sono stati violati gli accordi Minsk1 e Minsk2, pure “benedetti” dall’Europa?  L’avvento di Trump 2 era una cronaca politica di un “delitto annunciato”. Questo evento si poteva e si doveva evitare, forse, se solo i Democratici USA non avessero tenuto in ballo la candidatura Biden fino all’ultimo invece di far crescere una candidatura alternativa, forte e credibile. Allo stesso modo, l’aggressione di Trump e del suo vice contro Zelensky si poteva e doveva evitare: era sufficiente decifrare correttamente la “postura spettacolare” nella forma e nei contenuti che i due avevano e stanno allestendo per il “loro” pubblico. Era sufficiente intendere che la logica dello spettacolo televisivo organizzato da Trump&C richiedeva una vittima sacrificale da dare in pasto alle belve che lo hanno votato ed a loro è stato offerto il  sangue televisivo.

Come un film già visto: sappiamo già chi è l’assassino e chi la vittima. Trump ha ottenuto esattamente ciò che lo spettacolo richiedeva: come al Colosseo, c’è il grande pubblico, il suo, che grida a gran voce “iugula, iugula” con la differenza che quei poveri disgraziati erano costretti a scendere nell’arena mentre Zelensky ci è andato di sua volontà con la speranza di ingraziarsi quello che sarà poi il suo carnefice televisivo e che già nei giorni prima lo aveva insultato. Trump voleva esattamente una ulteriore  “formalizzazione” mediatica del suo nuovo ordine mentale e mondiale e il leader ucraino si è prestato al suo gioco allo stesso modo con cui, nei giorni prima, ha diffuso il suo video sul futuro di Gaza. Trump voleva intestarsi i titoli di coda del suo spettacolo con il comprimario che esce di scena. Perché? Questa la domanda essenziale alla quale l’analisi del fatto mediatico fatica a rispondere.

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