“Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per
sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre.”
La settimana inizia male, nel peggiore dei modi. Anzitutto dovrebbe
essere primavera e invece ancora non lo è del tutto. Sembra, pare, dicono …
Questa mattina inizia male perché da ieri abbiamo una urticante
sensazione di essere presi in giro (eufemismo) televisivamente parlando. Premessa:
cosa lega la recente trasmissione di Benigni con il nuovo programma
di Carlo Conti “Ne vedremo delle belle” (coproduzione Endemol e Rai)??? La
risposta è semplice: sono andate in onda sempre su RaiUno in prima serata. La differenza
però è nella valutazione che le due trasmissioni hanno riscosso: nel primo caso
un generale consenso e apprezzamento del pubblico, nel secondo caso “…non si sa
se parlare di pigrizia, di assenza di idee, di trascuratezza, forse di
inadeguatezza della direzione editoriale. «Ne vedremo delle Belle» è l’ennesimo
format di Carlo Conti, lo sguardo rigorosamente volto all’indietro (un
servizio pubblico che non ha più la capacità di guardare in avanti non è più
tale)” Grasso dixit. Ieri mattina sono stati diffusi gli ascolti Auditel e
abbiamo letto che la trasmissione alla sua seconda puntata è sprofondata al 14%
di share dal già basso 17% della settimana precedente.
Bloggorai, in genere, non si diverte
fare il critico televisivo e invita le lettrici anzitutto e poi i lettori a farsi una
propria idea su questa trasmissione. A noi è bastato poco per farci saltare dal
divano: una roba del genere nemmeno su TeleVattelaappescadisotto si vede: un insulto
al buon senso, alla civiltà televisiva, un’offesa all’intelligenza delle
telespettatrici e dei telespettatori.
In questi casi riprendiamo un libretto
che è sempre utile avere a portata di mano: “Cattiva Maestra Televisione” di Karl.
R. Popper del 1996: “Chi fa televisione dovrà sapere bene quali sono le cose da
evitare in modo da impedire che la sua attività abbia conseguenze antieducative”
… e quindi, sostiene Popper, che “occorre una patente” ed è una proposta “non solo
molto urgente da un punto di vista della democrazia, ma anche assolutamente
necessaria". A RaiUno non è necessaria la patente, tanto i programmi di
successo li realizzano in coproduzione.
Se non che, questa mattina, la Stampa esce con un articolo a firma Paolo Festuccia (che riprende dati dello Studio Frasi) con un titolo roboante: “La riscossa di RaiUno”. Leggiamo che, più o meno, le reti generaliste perdono tutte, poco ma perdono, e che la concorrenza dello streaming cresce, poco ma cresce. In questo quadro però, dicono i dati di SiIiato, che a perdere di più nella prima serata è Mediaset mentre guadagna RaiUno e però “Nella media dell'intera giornata invece Mediaset mantiene il primato sulla Rai”. Comunque, si conclude “… a galleggiare resta solamente RaiUno. Sull'ammiraglia, del resto, per caso o per strategia (chissà?) è stato dirottato il meglio della produzione tra access e prime time, che non a caso è la fascia oraria più costosa per gli inserzionisti. E così, a fare la differenza nel medio-lungo termine è stata da un lato la fiction e poi il Festival di Sanremo. Con una novità, che da mesi non lo è neanche più: il successo clamoroso di "Affari tuoi" in versione Stefano de Martino che ogni sera regala alla concessionaria pubblica picchi di share vicini (a volte anche oltre) il trenta per cento”.
Morale della
favola: la “riscossa” è anzitutto della sola RaiUno mentre il resto dell’intera
offerta editoriale Rai è in declino costante. Il Servizio Pubblico è (o dovrebbe
essere) tale nel suo complesso nell’arco della 24 ore e per tutte le reti e
non ultimo per la “qualità” della sua offerta. o no??? Il canone viene pagato a blocco
intero, non solo per pezzi di programma o per spezzoni di fasce orarie. Quello che
poi fa “reggere” gli ascolti di RaiUno è comunque, appunto, il gioco dei pacchi
che è e rimane uno dei “giochi” più micidiali dal punto di vista pedagogico/educativo
che si possa immaginare: non si compete per le proprie competenze e conoscenze
ma solo affidandosi al caso (???) ovvero la peggiore declinazione del gioco d’azzardo
televisivo. ATTENZIONE: parliamo sempre di una produzione Endemol, la
stessa di cui sopra. Però, leggiamo sempre su La Stampa che questo gioco
rappresenta “Una manna dal cielo per i dirigenti Rai che possono tirare il
fiato grazie alla dea bendata che si posa sui pacchi”. Una vera riscossa del
Servizio Pubblico. Per fortuna, come sostiene qualcuno talvolta, gli ascolti
non sono tutto nella vita della Rai.
Ringraziamo il dottore e andiamo avanti
ma con un altro giramento di scatole mediatico con la sensazione di essere presi
per i fondelli sale. Ieri solo il Corriere pubblica un articolo in prima pagina
con il titolo “I voli di un drone russo sul centro Ue di Ispra”. A ben
vedere ci sarebbe da essere seriamente preoccupati se mai fosse vero. L’articolo
nel titolo è assertivo: è un “drone russo” ma nel testo dell’articolo già viene
derubricato a “secondo gli esperti sarebbe di fabbricazione russa”. Allora
sorgono domande: è russo o non è russo? Come è stato possibile identificarlo e
da chi “sarebbe” stato accertato? Aveva una targa, un codice identificativo? Poi,
si legge, che a “segnalare la presenza del misterioso drone” per ben cinque
volte sarebbero stati proprio i responsabili del Centro ricerche UE. Ma, ci
chiediamo, già dopo la prima o almeno la seconda volta, non si poteva chiamare
l’Aereonautica Militare che con i suoi intercettori in volo H24 su tutto il territorio
nazionale avrebbe potuto “verificare” di cosa si trattava? Sarebbe così facile
per un velivolo nemico entrare nel nostro cielo e farsi un giretto di osservazione
su una “No Fly Zone” per cinque volte senza che nessuno possa intervenire? Sappiamo,
ad esempio, che un turista che si è azzardato a fare girare un drone sul Colosseo,
nel giro di pochi minuti è stato intercettato e per poco non finiva dritto dritto
al carcere di Regina Coeli.
Infine, se si tratta appunto di
una zona ad alto interesse militare (Officine Leonardo e il contingente NATO
nelle vicinanze” come è possibile che si possa violare impunemente? Curioso
osservare che il testo della notizia è stato ripreso più o meno nello stesso modo
dai Tg e Gr mentre gli altri giornali l’hanno quasi ignorata (pure lo stesso Dagospia
solitamente sempre attento a questo genere di notizie).
bloggorai@gmail.com
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