Come avete notato, nel titolo abbiamo invertito l’ordine dei
fattori che interessano il viaggio nel mondo dell’Ai Rai: il primo livello problematico
è con l’intelligenza naturale e poi, semmai avanza tempo ed energie, ci si
potrà occupare di intelligenza artificiale. Infatti, appena iniziato a capire e
sapere, ci siamo subito imbattuti con i “fondamentali” non tecnologici ma semplicemente
umani. Allora, ieri abbiamo anzitutto pubblicato una sorta di “catena di comando”:
rivediamo chi sono le persone che ne fanno parte attraverso i loro CV pubblici:
Paola Marchesini, laureata in Scienze politiche,
esperienze varie nella gestione del personale, nella radiofonia e Rai Pubblicità.
Stefano Ciccotti, laureato in ingegneria, passaggi in
varie grandi società di TLC, esperto in frequenze, direttore della ex Divisione
trasmissioni, ex Ad di Rai Way e attuale CTO.
Monica Maggioni, laureata in Lingue e letterature
moderne, giornalista inviata, ex presidente Rai, ex direttrice del Tg1 etc etc
etc (il suo Cv è lungo due pagine e comprende una docenza, ovviamente senza
concorso, as usual)
Francesco Giorgino, laureato in Giurisprudenza, nel suo
Cv si legge in primis che da vent’anni svolge attività accademica (of course,
di concorsi non se ne parla e come fa a conciliare le due attività è un
mistero), giornalista vice direttore delTg1.
Adesso ditemi voi quale tra queste persone avrebbe avuto
più titolo e merito, esperienza e conoscenza, per “guidare” la cabina di regia
sull’Ai. Nota a margine: hanno tutti circa 60 anni, non proprio “nativi
digitali”. Alla Rai ci hanno abituato a questi misteri. Ma, iniziando il viaggio,
ci siamo subito imbattuti nel primo grande mistero glorioso che interessa il mondo
Ai e si riferisce alla domanda che abbiamo posto in: dove sono, chi gestisce
con quali finalità vengono usati i dati di profilazione degli utenti, in particolare
quelli raccolti attraverso RaiPlay (indirizzo IP etc)? Un muro di gomma: chi
sa tace e chi non sa tace lo stesso.
Allora, fermo restando che Rai è tenuta per Legge a rispettare due capisaldi: Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (Regolamento UE 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio Europeo, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati) e il Codice in materia di protezione dei dati personali (d.L. 30/6/1993, n. 196, nel testo attualmente in vigore). La pagina Rai dedicata a questo tema (https://www.rai.it/privacy/CookiePolicy.html ) è ricca di informazioni.
Leggiamo, ad esempio che l’hosting è la società
Akamay e che il luogo di “trattamento” dei dati è negli Stati Uniti e che
la sua “Privacy policy” è quella in vigore in quel Paese che non è del tutto equivalente
alla nostra legislazione. Non è una “cosetta da poco” e, tra l’altro, ci
riporta all’annoso problema della cosiddetta CDN nazionale della quale
Bloggorai si è occupata a lungo tanto tempo addietro (c’era stato anche un tentativo
di accordo con Mediaset). Se non ricordiamo male, il contratto con Akamay è alquanto
oneroso (diversi milioni di euro). Leggiamo ancora: Mapp
Intelligence/Webtrekk (Mapp Digital Germany GmbH) e il luogo di trattamento
dei dati è in Germania come pure Google Analytics con IP anonimizzato
con il luogo del trattamento dati sempre negli USA. E così via trotterellando. Per
quanto sommariamente riusciamo a capire i dati vengono “trasferiti” all’estero
e come vengono poi trattati e a quali finalità vengono destinati è difficile
sapere ma non difficile da supporre.
Torniamo al mondo dell’intelligenza naturale Rai. Più andiamo
avanti nel viaggio dell’Ai Rai e più siamo costretti a fermarci in piccole
stazioni di periferia. Un attento e qualificato lettore ci ha proposto una
metafora suggestiva: “Fatte le debite proporzioni l’Ai Rai sta ad una rete
ferroviaria a binario unico e le motrici diesel come l’Ai del resto del mondo audiovisivo
sta allo Shinkansen giapponese”. E aggiunge: “Nessuno, ad esempio, ha
saputo usare l’intelligenza naturale per prevedere e gestire per tempo l’abbandono
del Palazzo di Viale Mazzini ed ora vorrebbero applicare l’Ai per non si sa
fare cosa”. No, forse non è vero, qualcosa si sa. E’ quello che si dovrebbe
sapere che non si sa: ad esempio, questo “gruppo di lavoro” inserito nella Direzione
Coordinamento Iniziative Strategiche dopo oltre un anno di lavoro a che punto è
pervenuto? Per quanto a noi è dato sapere, pronti ad essere aggiornati: a
zero.
Infine, a proposito poi di “nativi digitali”: quanto offre
la Rai ad un giovane ingegnere neolaureato esperto in Ai? Provate per credere: se
è fortunato gli offrono un “contratto di formazione e lavoro” della durata non inferiore a
6 mesi e non superiore a 24 oppure un contratto di apprendistato
professionalizzante. Non parliamo di soldi, per carità.
bloggorai@gmail.com
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