martedì 25 marzo 2025

RAI: intelligenza naturale o artificiale? versione 1.0

by Bloggorai ©

“I contenuti diffusi da Rai non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di Intelligenza Artificiale”

sottopancia Rai su Tg e programmi


Ieri il supplemento Economia del Corriere ha pubblicato un lungo articolo/indagine con il titolo “L’Intelligenza Artificiale? È già nei Piani (industriali) per una grande azienda su 4”. Si legge che la stanno prendendo in considerazione il 54% delle aziende intervistate e per il 28% è una priorità strategica mentre il 15% ha iniziato ad adottarla pur senza un piano industriale e il restante 3% non la adotta e non prevede di farlo. I settori dove si evidenzia l’indice di maturità delle aziende sull’impiego di AI vede al primo posto le banche con il 57,1% e, a seguire, energia&utility, assicurazioni e al quarto posto tlc e media con il 40,9%. Interessante osservare che circa il 27% degli intervistati stima un aumento del budget per l’Ai tra il 15 e il 30% annuo

Allora, posto che l’AI sembra essere un fattore inderogabile in una qualsivoglia azienda e ancora più in una del settore audiovisivo, ci siamo chiesti: la Rai cosa fa o cosa intende fare o meglio ancora cosa può fare con le risorse di cui dispone? E, inoltre, è solo un tema di risorse oppure c’è altro? Più esattamente abbiamo strutturato una domanda: come la Rai declina l’AI in termini di politica industriale, ovvero le sue scelte editoriali, modelli di produzione, organizzativi e logistici, apparati tecnologici, reti di distribuzione etc etc.

Ci siamo “messi in viaggio” (non facile) all'interno dell'Azienda ed abbiamo cercato anzitutto di capire se c’è qualcuno che esattamente ha il bandolo della complessa matassa, chi tira i fili e li ricongiunge in un unico contesto, chi dirige il traffico e verso dove lo indirizza? E già questa proposizione interrogativa ci ha presentato subito una fitta rete di ostacoli (usiamo un eufemismo, per non dire qualcosa di più). Per quanto formalmente abbiamo potuto capire, questi i settori e le persone che se ne dovrebbero occupare. Ecco il quadro:

  • Il primo livello è il Coordinamento Iniziative Strategiche diretto da Paola Marchesini
  • Chief Technology Officer diretto da Stefano Ciccotti (prossimo all’uscita) e dal quale dipende il CRITS (Centro Ricerche, Innovazione Tecnologica e Sperimentazione) diretto da Gino Alberico
  • La Direzione Editoriale per l'Offerta Informativa, diretta da Monica Maggioni
  • L’Ufficio Studi diretto da Francesco Giorgino

Ci risulta poi che autonomamente singole redazioni, strutture editoriali e singoli programmi sono “interessati” ad applicazioni di Ai

Per quanto finora a nostra conoscenza, non è stato predisposto un tavolo di coordinamento, una cabina di regia in grado di fornire una strategia univoca e coordinata su questo tema. Ci dicono che la direzione della Marchesini potrebbe essere quella preposta a tal fine ma non risultano chiari i compiti e la capacità di intervento sulle altre strutture aziendali.

Torniamo all’articolo citato e cerchiamo di capire: la Rai ha inserito una sua strategia per e con l’AI nel suo Piano Industriale? Quale potrebbe essere e quali i suoi fondamenti, i suoi “razionali”? Leggiamo quanto dichiarato dall’attuale DG Roberto Sergio quando era AD a dicembre 2023: “Il Piano che abbiamo iniziato a esaminare oggi, prevede, fra l’altro, la possibilità di utilizzare l’intelligenza artificiale, e quindi una analisi molto avanzata dei dati, a sostegno di alcuni processi” ovvero tanto poco da rasentare il nulla.

Però, nella Nota illustrativa del Piano 2024-26, al punto 1, si legge che “L’urgenza delle sfide che Rai deve fronteggiare rende necessario l’avvio di un percorso di trasformazione in Digital Media Company. Tale trasformazione, che è il punto centrale del Piano industriale, richiederà investimenti per circa 113 milioni di euro in nuove tecnologie per il rinnovo dei modelli produttivi - anche grazie all’adozione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale - e per l‘adozione di un approccio data-driven a sostegno dei processi decisionali”. Il tema costi quindi è fondamentale e tutta l’architettura del Piano si regge esattamente sulle risorse che Rai potrà avere nei prossimi anni. Da precisare poi che ci troviamo già a metà percorso del Piano industriale e ancora la “quota” prevista di 190 mln relativa alla “vendita” di Rai Way è ancora lontana.

Il documento in nostro possesso “Piano Industriale 2024-26 – illustrazione del Piano – 14 febbraio 2024”, prevede infatti, a pag. 12, “interventi di Piano – modalità di finanziamento. Valorizzazione asset aziendali – 190 ml, Cessione quota di minoranza in Rai Way e Risorse incrementali (Contenuti e distribuzione, tecnologie e risorse umane) per 225 mln di euro.

Cerchiamo di riassumere questo primo passo dentro il mondo dell’Ai Rai: affrontare la sfida, gli impegni e le prospettive richiede due elementi fondamentali connessi tra loro: una visione organica, un progetto  e risorse adeguate. Per quanto appena abbiamo iniziato a capire e sapere, mancano entrambi. Andiamo avanti: c’è ancora molto da dire.

bloggorai@gmail.com

ps: questa mattina verrà presentato l'annuario della TV italiana 2024 con il tema “Multipolarità. Televisione e streaming - verso il mercato maturo”. Vi faremo sapere.


 

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