mercoledì 26 marzo 2025

RAI: intelligenza naturale o artificiale? versione 2.0

by Bloggorai ©

“Quann’è tordi e quann’è grilli” dicono in Bassa Val Tiberina. Oggi c’è molto da dire sulla Rai e dintorni. Prima però manteniamo l’impegno a viaggiare dentro l’intelligenza artificiale (e naturale) dell’Azienda per cercare di capire come e verso quale progetto si indirizza (vedi il Post di ieri).

Prima ancora però vi riportiamo un semplice gioco che abbiamo fatto con ChatGPT e con Gemini. Provate anche voi. Abbiamo formulato una richiesta: proponi un modello di spettacolo televisivo di intrattenimento leggero, in prima serata, destinato ad un pubblico sia giovane che adulto. Risultato sorprendente: c’è tutto, titolo, durata, scaletta, caratteristiche delle diverse parti. Il format proposto è talmente completo e persuasivo che sarebbe sufficiente portarlo prima alla SIAE e poi a “non si sa bene dove si trova ora la Rai” per venderglielo. E magari potrebbe anche andare bene e fare un ascolto decente. Ma ciò che sorprende è la parte del format rivolto ai “giovani”: idee semplici e forse efficaci. Ma a Rai Uno si accontentano degli over 60.  

Altro gioco: abbiamo chiesto come utilizzare l’Ai per confezionare un telegiornale. La risposta si divide in tre capitoli. Il primo si riferisce alla raccolta e verifica delle notizie, il secondo alla loro elaborazione e il terzo alla loro presentazione. Per ognuno dei tre capitoli viene specificata dettagliatamente come utilizzare l’AI. Ci sembra quasi una risposa banale: applicando la sola Intelligenza Naturale è il minimo sindacale per un qualsivoglia Tg. Sarebbe interessante sapere se anche nei Tg Rai si applicano strumenti di Ai con queste caratteristiche. Nota a margine: a maggio dello scorso anno si è svolto a Torino un seminario promosso dall’Usigrai incentrato sull’impiego dell’intelligenza artificiale generativa nel quotidiano lavoro in redazione.

Bene. Andiamo avanti. Allora, riprendiamo il viaggio a partire da un punto fermo: la Rai “deve” utilizzare l’AI perché lo impone la Legge, ovvero il nuovo Contratto di Servizio che all’art. 3 dispone che “la Rai si impegna a … c)   migliorare la struttura e l’usabilità di tutte le attuali e future piattaforme digitali del servizio pubblico (esemplificativamente Rainews.it, e Raiplay e RaiPlay Sound) tale da garantire l’effettiva valorizzazione del patrimonio di contenuti e una migliore fruibilità anche per mezzo di algoritmi e di strumenti di intelligenza artificiale, da parte dell’utenza attraverso tutti i possibili dispositivi di ricezione … 5.  Rai valorizza l’applicazione e l’utilizzo di tecnologie emergenti (esemplificativamente intelligenza artificiale), avvalendosi anche del supporto del Centro ricerche innovazione tecnologica e sperimentazione di Torino, allo scopo di promuovere i propri contenuti, potenziare l’accessibilità e contrastare la disinformazione”.

Quindi il tema è capire se e come la Rai rispetta il mandato impositivo del Contratto e in che termini. Il Contratto è stato approvato, con grande e anomala  fretta, lo scorso settembre 2023 quindi da quasi due anni. Da allora, per quanto ci è noto, sappiamo che è stato istituito un “gruppo di lavoro” coordinato dalla Direzione Coordinamento Iniziative Strategiche del quale è responsabile Paola Marchesini. Cosa ha prodotto sostanzialmente in questo tempo non è dato sapere. Potrebbe essere un documento di “orientamento” destinato a tutte le strutture aziendali? È possibile, probabile, ma ancora non se ne sa nulla.

Al momento, però, per quanto ci è possibile sapere con certezza, ci dobbiamo limitare ad annotare quanto fa il CRITS di Torino. Abbiamo scoperto una miniera di attività, di proposte, di riflessioni, di documentazione che sarebbe sufficiente applicarne la metà per vedere un’altra Rai, forse proprio quella Digital Media Company di cui tanto si parla e che ancora non vede lontanamente la luce. Ad esempio: durante l’ultimo Data Technology Seminar 2024 svolto in ambito EBU a marzo dello scorso anno (come pure negli anni precedenti) sono stati presentati modelli, nuovi strumenti di applicazione dell’Ai destinati alla produzione Tv, alla gestione delle notizie (verifica fake news etc).

La domanda allora è: visto che il Contratto di Servizio dispone che la Rai debba avvalersi del CRITS per “…l’utilizzo di tecnologie emergenti (esemplificativamente intelligenza artificiale) …” in che misura e in quali settori sono state applicate o almeno sperimentate le indicazioni e le proposte che emergono da Torino? Per quanto siamo riusciti a capire, la Rai al momento è solo in grado di usare e addestrare modelli di Ai già esistenti e non ha risorse per crearne di nuovi.

Ma il vero cuore del problema che solo di traverso interessa l’Ai del Servizio Pubblico sono i suoi “dati” ovvero i “mega dati” con i quali, ad esempio e in primo luogo, si profilano gli utenti del Servizio Pubblico (vedi attraverso l’utilizzo di Rai Play) cioè i loro dati di navigazione, come l'indirizzo IP, altri identificativi online e identificativi connessi al dispositivo. Analogo tema è sapere come viene gestito l’enorme archivio di immagini digitalizzate di cui dispone la Rai (vedi un recente seminario su “Preserving authenticity of media archives content”).  

Abbiamo posto questo interrogativo a nostro giudizio fondamentale: dove sono conservati, chi è il soggetto incaricato di utilizzare e gestire i dati di profilazione degli utenti Rai e per quali finalità sono utilizzati? Finora nessuno ha risposto.

Ad esempio, per quanto abbiamo potuto al momento solo “intuire”, al “gruppo di lavoro sull’Ai” sembra, pare, dicono, non partecipa la direzione Marketing. Magari abbiamo capito male ma se invece abbiamo capito bene, qualcosa non torna.

Infine, come vi abbiamo accennato ieri, è stato presentato l’Annuario 2024 su la televisione Streaming verso il mercato maturo. A parte dover osservare che in questo nuovo mercato sembra che la Rai sia progressivamente e tendenzialmente assente, vale la pena riportare l’ennesima dichiarazione emersa durante il dibattito: è necessaria la riforma della Rai. La noia scorre sovrana: non c’è nessuna riforma Rai all’orizzonte prossimo venturo ed abbiamo seri dubbi che potrà esserci prima almeno di un anno. Ripetere questa litania è ora inutile e dannoso: getta fumo negli occhi. Le proposte depositate in Commissione LL.PP del Senato, le sole formalmente in discussione, sono “vecchie” e superate da almeno un fattore decisivo e fondamentale: nessuna tiene conto che nel frattempo è intervenuto l’EMFA che, tra l’altro, dispone l’assoluta necessità di coniugare indipendenza del Servizio Pubblico e risorse delle quali disporre. Tanto per intenderci: nessuna delle proposte dell’opposizione contiene mai, mai, il termine “canone”. Di cosa stiamo parlando? 

Torniamo ad usare almeno l’intelligenza “naturale”, forse è meglio.

bloggorai@gmail.com


 

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