Premessa: Bloggorai non appartiene al novero di chi sostiene
“io dico quello che penso”. A Bloggorai piacerebbe appartenere al novero di chi
prova a pensare prima a ciò che vuole dire. Magari non ci riesce, ma ci prova.
Allora, abbiamo atteso un momento prima di entrare nel merito
della serata di Benigni su Rai Uno. Avevamo avuto una sensazione che ora
possiamo confermare: non ci è piaciuto per tanti ragionevoli motivi. Abbiamo avuto
subito la sensazione di qualcosa già vista, già ascoltata e forse più di una volta
sola. Il qualcosa era nel merito e nella forma di quanto ha sostenuto. Sul merito
di quanto ha sostenuto ci sarebbe poco da dire: tutto ampliamente condivisibile,
tutte affermazioni sacrosante e necessarie ma che proprio perché ripetute più
volte e allo stesso modo rischiano di scivolare via e non lasciare traccia. Il
pubblico di Rai Uno che lo ha premiato con circa 4,3 milioni di telespettatori
non è stato un “boom” anzi, al contrario: esattamente poco più di dieci anni addietro ha fatto
ben oltre con I dieci Comandamenti con più di 9 milioni per la prima
serata e uno share del 33.2% e 10 milioni e 300 mila telespettatori con il
38.3%, per la seconda serata. Se questo pubblico si è dimezzato vorrà pur dire
qualcosa o no? Si aggiunga pure che questo stesso pubblico si allinea
perfettamente con la media anagrafica dei telespettatori Rai: 58 anni. Grosso modo,
è la stessa età dei partecipanti alla manifestazione di Piazza del Popolo. I
“giovani” sono sempre assenti, da una parte e dall’altra.
Ma l’elemento che più ci ha colpito è stato constatare la “singolare
combinazione” con quanto ha detto la mattina la Meloni in Parlamento. E’
stato un fatto del tutto casuale che entrambi hanno affrontato lo stesso tema
del Manifesto di Ventotene? La Meloni forse era stata informata in precedenza sul
testo di Benigni o Benigni ha “semplicemente” risposto alla Meloni? La domanda
ha un suo fondamento e la risposta apre scenari importanti. Certo è che Benigni
ha fornito un “controcanto” alla Meloni che, a nostro modesto giudizio, non
meritava. È stato giustamente scritto da più parti che la Meloni ha volutamente
provocato la coscienza civile nazionale offendendo la memoria di chi ha scritto
il Manifesto di Ventotene per distogliere l’attenzione da ben altri problemi. Perché
allora estendere l’effetto della distrazione di massa più di quanto la Meloni
stessa ha potuto ottenere?
Infine, non ci sono mai stati in grande simpatia i comici
e gli attori che “fanno” politica, in specie quando la loro partecipazione avviene
in cambio di un lauto compenso “artistico” e Benigni l’altra sera sembra ne
abbia avuto uno ben sostanzioso. Non ci è mai piaciuta la “politica” che si fa spettacolo, quello stesso che per tanti anni recenti ha
dominato la scena pubblica e che tutt'ora sembra avere grande successo. A scorrere l’elenco degli attori, conduttori, volti
noti della Tv passati alla “politica” viene l’orticaria.
Bene, ora vi diamo una notizia inedita: il CTO Rai, Stefano
Ciccotti, lascia la Rai con due anni in anticipo sulla data prevista per il suo
pensionamento. Due considerazioni: la prima si riferisce alla sfera strettamente
personale, assolutamente insindacabile e rispettabile. La seconda invece si
riferisce alla sfera “pubblica” ovvero al suo significato, al suo “peso” rilevante
all’interno alla situazione Rai ed ai problemi che ora si aprono con la sua
uscita. Ciccotti è unanimemente riconosciuto come uno dei pochi esperti e qualificati manager pubblici nell’ambito delle telecomunicazioni audiovisive, è
un patrimonio consolidato nella cultura del Servizio Pubblico. È stato AD
quando Rai Way è andata in Borsa e ne ha guidato gli sviluppi successivi fino alla
sua ancora poco chiara sostituzione. È tuttora la persona giusta al posto
giusto per fornire una lettura “industriale” utile e vantaggiosa per il Servizio
Pubblico e non brutalmente finanziaria nell’ipotesi di cessione di ulteriori
quote di Rai Way e nel processo di fusione con Ei Towers.
Al netto delle scelte personali, la sua uscita dalla Rai non
può passare inosservata ed è destinata a lasciare un segno, proprio nel momento
in cui presto il dossier Rai Way tornerà in primo piano. Ora si porrà il
problema: chi lo sostituirà? Una risorsa interna da cercare tra uno dei suoi
collaboratori come sarebbe giusto e necessario oppure si inventeranno qualcosa
di “bizzarro”??? Magari qualcuno più “compatibile” con i progettisti finanziari
dell’operazione Rai Way?
bloggorai@gmail.com
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