Care lettrici, cari lettori ... mettiamoci d’accordo: qui o
si fa la Rai o si muore ... si fa per dire ... ma il concetto rende bene la
situazione.
Siamo entrati in un tunnel buio e lungo dove non si vede l’uscita.
Sta succedendo qualcosa di inedito e grave. Sta succedendo che la maggioranza
di governo sulla Rai sta facendo il beato comodo suo e fa e disfa a suo
piacimento il destino del Servizio Pubblico. Fatte le debite proporzioni,
sta avvenendo qualcosa di simile agli incontri/accordi di “maggioranza” tra Trump
e Putin: Meloni, Tajani e Salvini se la cantano e se la suonano tutta da soli
ed occupano tutto l’occupabile e domani in Cda potranno nominare tutti i loro amici, parenti e conoscenti più o meno distribuiti
tra i loro tre partiti.
Nello specifico della Rai, stupisce osservare come la reazione
della minoranza, ovvero dell’opposizione, appare un afono balbettio senza capo né
coda. Come ha stupito osservare che la gran parte della stampa ieri ed oggi ha
riportato quasi in modo omogeneo lo stesso schema di nomine previsto per domani.
Ieri è stata pubblicata un’intervista a Barbara Floridia, presidente
della Vigilanza Rai, dove si affermano cose gravi. “Ci sono due cose davvero
inaccettabili. Il primo è uno scandalo che credo non abbia precedenti: le
nomine predisposte dai vertici Rai sono tutte maschili, avvalorano la tesi che
all’interno non ci sia nessuna donna in grado di assumere ruoli dirigenziali. Il
secondo, non meno grave: a sei mesi dall’insediamento, l’amministratore
delegato non è ancora venuto in Vigilanza, come da noi più volte richiesto, a
spiegarci le sue scelte e le sue strategie”. Sul primo punto, la Floridia dovrebbe
sapere bene che l’elezione dei due consiglieri “in quota”, quello proposto il suo
partito ovvero di Majo e quello “in quota” AVS Natale, sono appunto due
maschietti, come Bloggorai ha scritto subito all’indomani del 26 settembre. Per
quanto riguarda invece l’assenza di Rossi in Vigilanza, francamente, ci appare il
minore dei mali. Il peggiore invece è proprio il fatto che la Vigilanza non è
nelle condizioni di svolgere uno dei suoi compiti fondamentali ed applicare quanto
previsto dalla Legge, ovvero ratificare la nomina del presidente. A questo proposito,
aggiunge la Floridia: “La commissione resterà bloccata per sempre. Il che mi
sembra un atto quasi eversivo. Siamo alla dittatura della maggioranza. Non
posso rispondere alle richieste dei comitati referendari affinché si garantisca
una corretta informazione sui quesiti che andranno al voto in primavera. Mi
hanno perfino negato la possibilità di fare delle visite nelle sedi regionali
che mi hanno scritto lamentando la penuria di personale e di risorse. Mi è
stato detto in modo esplicito: se prima non si vota la presidenza, non si fa
niente”. Esatto, proprio come ha scritto Bloggorai riportando la posizione
di Gasparri: prima la Agnes e poi la riforma. E come al gioco dell’oca,
torniamo al punto di partenza: di quale riforma stiamo parlando? Della riforma “nulla”,
vecchia, ammuffita, inutile e superata, inadeguata e non al corrente almeno del
MFA.
Scrive questa mattina Vincenzo Vita sul Manifesto: “La riforma, oggetto di un numero di convegni inversamente proporzionale alla loro utilità fattuale è una chimera”. No, non è una chimera. Non è proprio un progetto di riforma che, per essere forte e duratura, deve avere caratteristiche che nessuna delle 7 proposte di legge depositate in Commissione Trasporti del Senato possiede. E, ribadiamo forte e chiaro, di queste 7 ben 4 sono dell’opposizione (2 Pd, una AVS e una M5S). Santa Pace: mettetevi d’accordo e fatene una sola e magari aggiornatela al MFA e inserite almeno una volta il termine “canone”. Chiude il suo pezzo Vita con “Come minimo, chi si riferisce alle forze di opposizione sarebbe utile che desse un segnale inequivoco. E gli stessi partiti progressisti sono chiamati a svegliarsi, con una manifestazione forte e unitaria”.
Già, proprio “come minimo” perché sarebbe
lecito attendersi il contrario ovvero “come massimo”. Al momento, il solo segnale “inequivoco”
forte e chiaro, chiaro e tondo, che l’opposizione può dare, almeno per domani,
è uno solo: chiedere le dimissioni dei due consiglieri diMajo e Natale per lasciare la
responsabilità politica al Governo Meloni di gestire l’Azienda a sua immagine
e somiglianza. Si assumessero loro la piena responsabilità di condurre l'Azienda allo sfascio. In subordine, se i due consiglieri proprio non ce la fanno ad assumere
una postura del genere, possono sempre non partecipare al Cda di domani.
Insomma: diciamola alla Draghi “fate qualcosa, qualunque
cosa ma fate qualcosa”. Non diciamo “di sinistra” che forse sarebbe troppo
estremista, ma almeno di buon senso e comprensibile.
bloggorai@gmail.com
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