Come hai fatto a fare
bancarotta ? chiese Bill.
In due modi - Mike disse – gradualmente prima e improvvisamente poi.
Chi ti ci ha portato?
Amici – disse Mike. Io avevo un sacco di amici. Falsi amici.
(Fiesta, E. Hemingway)
Questa citazione merita di essere scolpita nel granito a caratteri cubitali: è la perfetta sintesi di quanto succede e potrà succedere dentro e fuori la Rai nei prossimi tempi, giust’appunto tempi indefiniti e indefinibili.
Iniziamo la settimana con un pizzico di niente e un tantinello di nulla. Del resto, dopo le massicce dosi di letargico Sanremo e di “cuoricini ... cuoricini” non ci attendiamo nulla di sorprendente.
Ne approfittiamo per due sommarie considerazioni. La prima si riferisce ad un diffuso senso di impunità e indifferenza che emerge quando si pongono problemi e questioni rilevanti. Accantoniamo per un attimo il tema del “tradimento del 26 settembre” che, ahimè, rischia di diventare stantio e noioso come un yoghurtino abbandonato al suo triste destino in fondo al frigorifero. Ma c’è un tema di assoluto rilievo strategico che richiede impegno e dibattito oggi, subito, e non alla vigilia della prossima Legge di bilancio 2026: il canone. Niente, silenzio tombale, da una parte entra e dall’altra esce. Tacciono. La tanto invocata “riforma Rai”? Muti come pesciolini rossi che girano attoniti e smarriti dentro una bolla di vetro su un mobile della cucina. La Presidenza vacante? Boh… forse sta bene così e se ne parlerà un giorno, lontano, lontano. Abbiamo posto il problema della mancata messa in onda del docu-film “Magma” (poi diffuso su La7) e, nonostante una domanda del Consigliere Natale (!) sembra che, forse, “faranno sapere”. Ieri abbiamo letto della vendita della storica sede di Venezia e, supponiamo, che si tratta di un argomento noto ai consiglieri. Commenti? Chi li ha visti? Poi ancora, abbiamo letto di un film su Enzo Tortora dove Rai non partecipa alla produzione. E così via trotterellando… e trotterellando trotterellando a quanto sembra nei prossimi giorni il Cda si dovrebbe accingere a fare nomine. Lo faranno perché hanno a cuore l’interesse dell’Azienda! Certo!
La seconda considerazione la riprendiamo da una lettrice che ci ha scritto dopo il post sulla “questione umana” posta dall’esodo forzato di Viale Mazzini. Ci pone due argomenti: il primo riguarda il “simbolo” del Palazzo di Viale Mazzini. Più o meno, la nostra lettrice sostiene: “E’ un segno visibile, tangibile, della decadenza … un piccolo regno dove il potere dentro il palazzo si esprime con stanza con piante e oggettini personali, dove molti nutrivano solo il loro ego”. Poi, considerazione fondamentale: “lavorare lontano dall’amianto … in tutta questa storia l’evacuazione forzata dal Palazzo e lo sradicamento dei loro logori potentati resi “visibili “ dallo status della stanza è stato il fatto migliore che potesse capitare”. Amen. Come dargli torto.
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