Ogni giorno, nella savana, qualcuno si sveglia e sostiene che la Rai debba essere riformata. Ogni giorno, nella savana, qualcuno si sveglia e sostiene che l’informazione della Rai debba essere riformata. Ogni giorno, nella savana, nessuno dice come si dovrebbe fare tutto questo cioè con quale indirizzo ed obiettivo, in altre parole, semplificando, con quale missione si dovrebbe riformare.
Sulla riforma Rai abbiamo scritto tanto e tanto ancora dovremo scrivere. Sintetizziamo e semplifichiamo: la trappola del 26 settembre è scattata e le belve della savana stanno portando a casa il risultato: da “prima la riforma e poi le nomine” siamo ora a “prima le nomine e poi la riforma”. Per alleggerire leggermente la coscienza alquanto grigetta qualcuno disse pure “tanto poi luglio, con il MFA l’attuale Cda si dovrà dimettere”. Falsissimo! E, fatto sta, che di riforma Rai non se ne parla e non se parlerà per molto ancora.
Sulla riforma che dir si voglia dell’informazione Rai la questione invece è molto, assai complessa. Il solo punto certamente chiaro è come la storiella di “tutti la vogliono e nessuno se la piglia”. Ieri, il consigliere Natale, l’uomo del dialogo, il “placatore” (corriere 14 gennaio) o meglio ancora l’uomo che “…finisce per coincidere con le attuali linee guida dell'ad” (Messaggero 7 febbraio) ha detto che “… un ragionamento più complessivo su che tipo di informazione stiamo facendo per intervenire anche sulle ragioni di questo malessere nelle redazioni…”. Ha ragione!!! La sua preoccupazione è il “malessere delle redazioni” … per tutto il resto ci pensa la Maggioni.
Ebbene, Bloggorai, preso da un sano spirito di leale e fattiva collaborazione, vuole dare una mano e fare il lavoro sporco di cercare di capire fin dove si era arrivati per mettere mano all’informazione Rai e cercare di capire chi erano i soggetti interessati a spingere e chi a frenare.
Cominciamo con il Piano Gubitosi. Il DG nominato dal Governo Monti arriva a Viale Mazzini a luglio 2012 e succede a Lorenza Lei. Il piglio è bellicoso, tono muscolare e sguardo torvo, accompagnato da una pattuglia di fedelissimi, tutti esterni (attratti pure dal compenso che allora era ben superiore all’attuale tetto dei 240 mln). “L’uomo che viene da fuori” ovvero da Wind, Fiat etc… getta lo scompiglio: vuole mettere mano anzitutto ai conti e poi all’organizzazione dell’Azienda. Passano due anni dal suo insediamento ed ecco apparire su L’Espresso a luglio 2014 (questo argomento tornerà più avanti con il Piano Verdelli) l’anticipazione del suo piano sulla riorganizzazione dell’informazione Rai: vale la pena leggere per intero il pezzo. Sintesi sostanziale: “… un cambiamento strutturale e profondo e prevede l’accorpamento di sei testate in due newsroom con l’obiettivo di razionalizzare, valorizzare, rilanciare, sfruttando la nuova tecnologia digitale ormai spalmata su tutta Saxa Rubra. Una sfida monstre, una citazione all’italiana del mitico modello Bbc”. Il progetto prevede che si debba attuare in quasi tre anni e si comincia a parlare di direttori scelti con evidenza pubblica (una gara). Potrà essere la buccia di banana sulla quale scivolerà. Il Piano Gubitosi sull’informazione Rai ha un nome: “15 settembre” e si riferisce al 1979, quando nacquero TgR e Tg3 ovvero in piena era “lottizzazione selvaggia”. Dopo 35 anni, tutto è cambiato fuori per rimanere tutto immutato dentro Saxa Rubra. Poco tempo dopo l’Usigrai tuona: “Una riforma per non cambiare: l’Usigrai da subito ha detto no al cosiddetto progetto 15 dicembre, perché mira a “smontare” e non interviene su elementi chiave come l’informazione di rete, la presenza sul territorio e sul web. Noi chiediamo una vera e profonda rivoluzione del sistema dell’informazione Rai, fondata su tre pilastri: prodotto, identità e unità del servizio pubblico: RaiPiù”. Che fine abbia fatto Rai Più nessuno lo sa però sappiamo come è finito il Piano Gubitosi: affossato dalla Vigilanza Rai a gennaio 2015 con grande gioia di Gasparri&C e, per singolare coincidenza anche “Usigrai sembra apprezzare: "Sì - ammette il segretario Vittorio Di Trapani” (Repubblica del 13/2/2015).
Prima di chiudere però vale la pena rivedere un dettaglio. Dal momento del suo arrivo si mette in cantiere il nuovo piano industriale (all’interno del quale c’è quello sull’informazione e si aprono 12 “cantieri” di cui uno è appunto quello “news”. Luigi lo avoca a se e da chi si fa coadiuvare? Nientepopodimeno che da Monica Maggioni, dicono sua grande amica (lo dice Dagospia a luglio 2013) cioè la stessa che farà “grande” Rai News24 grazie ad un consistente aumento di budget che gli è stato appena e, appunto, concesso e alla possibilità di avere un numero spropositato di giornalisti per il risultato che oggi conosciamo: ascolti da prefisso telefonico. A farla breve: Gubitosi e il suo Piano vanno ad arricchire i faldoni impolverati della memoria e la Maggioni (come dice Natale) è ancora li a dirigere l’Offerta informativa e riscuotere simpatie a “destra e manca”… più a manca che a destra si direbbe.
Come vedremo in seguito, l’epicentro del “cambiamento” sarà sempre concentrato sugli accorpamenti delle testate e la creazione di una newsroom unica. Il 6 agosto 2015 il Manifesto titola “Monica Maggioni, l’onda lunga del Nazareno. La direttrice di RaiNews24 mette d’accordo tutti tranne Sel e M5S. E alla fine del Risiko vincono Berlusconi & Gasparri, mentre la minoranza Pd esce a pezzi”. Aldo Fontanarosa e Leandro Palestini scriveranno della Maggioni su Repubblica pochi mesi dopo (novembre 2015) “Attentissima alla riforma delle news progettata da Gubitosi (a novembre 2014). Contrarissima invece un anno dopo, a novembre 2015. La giravolta di Monica Maggioni è tutta qui”.
Tu chiamale, se vuoi, giravolte.
bloggorai@gmail.com
ps: a novembre 2014 Rai Way viene quotata in Borsa ... con grande successo di Gubitosi&C
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