Passata le festa, gabbato lo Santo: ovvero “la pace di Sanremo è finita, tornate alla guerra”.
Bloggorai torna nella sua comfort zone della “politica”. Si era detto, un paio di settimane addietro, che dopo Sanremo si tornava a risolvere qualche piccolo problema, piccolo piccolo: già oggi si legge “Presidenza Rai, l’effetto Sanremo per superare lo stallo”. Su questo tema ieri la Schlein, segretaria del PD, si è lanciata in una intemerata dichiarazione: “… non siamo della partita, subito la riforma”. Chissà se la segretaria del PD è stata informata dei fatti:
A: in commissione Lavori Pubblici del Senato, l’VIII, giacciono polverosi ben sette faldoni di proposte di legge.
B: di questi, ben quattro sono dell’opposizione: la n. 199 di Nicita (PD), la n.631 di Martella (PD), n, 828 di De Cristofaro (AVS) e la 1242 di Bevilacqua (M5S).
C: a parte quello del 5S che è di settembre 2024, gli altri sono tutti datati 2022 e ’23 cioè ben prima dell’arrivo del MFA del quale queste proposte non tengono conto in alcun modo.
D: nessuna tra loro pone il problema del canone che, appunto, è ritenuto argomento fondamentale dallo stesso MFA per la garanzia di autonomia del Servizio Pubblico. Solo la proposta 5S pone il problema del finanziamento e lo risolve con la fiscalità generale.
E: quasi tutte si orientano verso una forma di governance centrata sulla “fondazione” che è argomento molto divisivo (anticamera della privatizzazione).
F: il Governo, e segnatamente FI e FdI non hanno presentato una sua proposta ed è assolutamente e banalmente evidente che se non c’è una loro proposta non si possono avviare i lavori. Gasparri lo ha detto forte e chiaro: prima votate la Agnes e poi la riforma! In Commissione non hanno nessun calendario di lavoro e non è stata programmata nessuna audizione. Punto. A capo.
Con queste premesse che senso ha parlare e riproporre il tema “prima la riforma e poi le nomine” saporitamente stracciato e vilipeso da 5S e AVS lo scorso 26 settembre? Scrive il Corriere oggi: “Il Pd l'ha giurata a M55 e AVS per aver reso inutile il suo Aventino, consentendo la formazione di un cda” dove siedono i due consiglieri di Majo e Natale (al quale dedicheremo una nota, la merita). Con questo retro pensiero del PD da che parte si va avanti?
Talvolta, ci si pone il dubbio: meglio un dignitoso silenzio o un fastidioso e inutile rumore? Grosso modo, occhio e croce, siamo per la prima ipotesi. La sostanza è una sola ed è molto semplice. Lo stallo sulla presidenza Rai permane e nessuno sa bene come uscirne e non sarà certo il “successo” dei soli numeri di Sanremo a risolvere il problema.
A proposito di silenzio e di voci, necessario proporre qualche riflessione in coda a Sanremo. Ieri, ad un certo punto del pomeriggio, ci girano una dichiarazione del consigliere Natale che afferma “I numeri scintillanti di Sanremo sono motivo di legittimo orgoglio per il servizio pubblico … E' un concreto, eccellente esempio di come il servizio pubblico possa concorrere a costruire "coesione sociale". Se abbiamo inteso bene si vuole sostenere che “grandi ascolti costruiscono grande coesione sociale” ovvero, i numeri sono tutto. Accipicchia, che perla di saggezza!!! Merita capire e sapere di più. L’Ad e DG, Rossi e Sergio, non hanno saputo scrivere di meglio nel loro comunicato stampa diffuso a Sanremo intorno alle 12 che però sul sito Rai, alla sezione Comunicati Stampa Corporate, tutt’ora non compare. Piccolezze, dettagli. Rimane il fatto che il consigliere Natale è molto solerte a comunicare un facile entusiasmo, non c’è dubbio, e poi magari si adombra se qualcuno, come Repubblica, scrive che si tratta di “aspirante presidente”.
Il tema “coesione sociale” è importante e merita grande attenzione e proprio per questo utilizzarlo come la rucola per metterlo dappertutto come si vorrebbe fare con Sanremo ci appare leggermente azzardato. Questo Sanremo, lo ricordiamo, ha avuto ed ha “successo” sui numeri di telespettatori che la concorrenza gli consente di ottenere, ovvero di concordare. In altre parole: se Mediaset, La7 e gli altri editori facessero la loro parte i numeri sarebbero ben diversi e Sanremo sarebbe una normale trasmissione di "relativo" successo". Tanto per intenderci, ieri vi abbiamo citato il caso del calcio (altro argomento di fortissima “coesione sociale”) cioè questo Sanremo è stato spostato di una settimana per non doversi fronteggiare con le serate televisive di Coppa Italia previste la settimana precedente. Di questo spostamento si sono avvantaggiati entrambi: Rai e Mediaset, ovvero un esplicito accordo per spartirsi i numeri degli ascolti. Si parla solo di numeri: telespettatori, share, spot pubblicitari.
Dove si legge la “coesione sociale” che invece dovrebbe riguardare parametri di partecipazione politica, economia di benessere, cultura, salute, ambiente, differenze di genere e solidarietà? Cioè, tutti temi, tutto ciò che il festival ha tenuto rigorosamente fuori e lontano dalla porta e concentrandosi tutto su “cuoricini cuoricini” e “Dio, Patria e famiglia” poi accuratamente condito da lacrime sul palcoscenico e preziose battute sul cornetto custodito nelle mutande della Clerici. Abbiamo visto Sanremo, quanto basta per rilevare che di “coesione sociale” ne abbiamo vista ben poca, però abbiamo visto il consigliere Natale comodamente seduto nella platea di Sanremo accanto al DG Sergio, alla candidata presidente Agnes e all’AD Rossi. Per “ringraziare le maestranze” si poteva farlo benissimo da Roma o comunque ci pensava l’AD a nome di tutti, o no? Piccolezze, dettagli insignificanti.
Comunque, purtroppo, come è sempre avvenuto, il capitolo Sanremo non si chiuderà tanto presto e tanto facilmente. Ieri abbiamo letto una notizia curiosa: il direttore del Tg de La7, Enrico Mentana, ha sollevato il caso del televoto, ovvero lo stesso problema degli anni passati che più di una volta ha messo in discussione il meccanismo di voto diviso tra Televoto con il 34%, giuria della Sala Stampa, Tv e Web con il 33% e giuria delle Radio con il 33%. Molti si chiedono: perché non ha vinto Giorgia nonostante era data da tempo per sicura vincente? Tra l’altro bizzarria curiosa: il premio del main sponsor TIM a chi è stato dato? A Giorgia, appunto, testimonial della stessa TIM, ovvero TIM ha premiato se stessa. Benigni, con grande plauso bipartisan, ha fatto la battutona del secolo: di quale Giorgia si stava parlando?
Chi ha la forza, la voglia, coraggio e interesse a sollevare e indagare fino in fondo questo annoso problema? Nessuno. Punto. Certo è che la legittimità e la legalità del voto è un “problema” che non dovrebbe lasciare nessun margine di dubbio o sospetto. Con buona pace della “coesione sociale”. Se la Rai, il Servizio Pubblico, non è in grado di essere chiara e trasparente su questo punto, di cosa altro stiamo parlando?
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