Irritante! Appare irritante e fastidioso il grossolano tentativo di far passare questo Sanremo come il “grande successo” e vieppiù “scintillante” (Natale) promosso, gestito e cantato da questa “Rai”, dalla prima Rai targata marcatamente “destra destra” con un pizzico di “centro centro” antico e nostalgico. Gli esegeti, i cantori del “successo” di Sanremo si possono solo attaccare alla canna dei meri e relativi numeri buoni per ogni minestrone. Oltre i numeri, sui quali poi c’è tutto da dire, non hanno nulla: dentro questo Sanremo niente e questo "niente" lo vogliono spacciare come "Servizio Pubblico".
Ci stanno provando in tutti i modi nel far credere che i numeri di telespettatori che hanno seguito il Festival, da sempre, rappresentano il cuore del “successo” indipendentemente da come questo è ottenuto. Ci stanno provando in tutti i modi nel far credere che i numeri di telespettatori che hanno seguito il Festival rappresentano il “Paese” televisivo intero spacciando una parte con il tutto. Più o meno come quando si dice che un partito ha vinto le elezioni con il poco più del 20% dei votanti e lo spaccia come il “voto del Paese”.
È naturalmente, fisiologicamente, politicamente e socialmente impossibile ottenere un “successo” quale che esso sia se non si paga un forte pegno in termini di risorse impiegate, di compromessi, di rinunce e pure, se necessario, di qualche “aiutino” o gioco sporco.
Il “successo” di Sanremo lo raccontano solo sui numeri dei telespettatori che hanno seguito le serate e nulla più. Non leggiamo una sola argomentazione o riflessione oltre quelle “banali” e ricorrenti da anni che, grosso modo, si riassumono nel dire che si tratta di uno spettacolo “nazionalpopolare” che riflette lo spirito degli italiani” in modo speculare per quanto avviene con il voto politico. Per non dire che, in questo modo, dovrebbe meritare rispetto e attenzione “in quanto tale” e forse invece si potrebbe dire qualcosa di diverso e meno grossolano.
Allora, cominciamo: Sanremo ha “vinto” rispetto ai festival precedenti? C’è chi dice no e chi lo dice non sembra essere uno sprovveduto che gioca con i numeri come al lotto:
Bloggorai non possiede strumenti informatici adeguati a verificare puntualmente questo schema. Sappiamo per certo però che nel nostro Paese ci sono solo pochi soggetti (forse 3/4) in grado di maneggiare questi dati e uno tra questi è la stessa Rai che, giocoforza, se la canta e se la suona a suo piacere e gradimento. I dati diffusi sugli ascolti di Sanremo a piene mani provengono anzitutto da Auditel (e c’è molto da dire su come e quanto la Total Audience possa avere aiutato questo Sanremo) e poi rielaborati da Rai che diventa quindi fonte primaria e il risultato è “Oste, com’è il vino? È ‘boono .. è ‘boono”. Non a caso, si è cercata di far passare sottotraccia la sconfitta di sabato sera dove i dati non hanno affatto premiato il “successo”.
Banalizziamo e semplifichiamo: una parte del Paese ha votato Meloni? e Sanremo, banalmente, ha premiato il “suo festival” modellato a sua immagine e somiglianza nonché fortemente finalizzato a tenere basso il volume del clamore sociale e politico che si avverte fuori del Teatro Ariston. Abbiamo scritto e ribadiamo: un Festival anestetizzante e drogato. Tra l’altro, piccola osservazione a margine, sostenendo quella parte del meccanismo di voto, il voto popolare, che piace tanto a questa destra destra e che ha pure sollevato qualche piccolo dubbio su questo fronte. Ne parleremo ancora.
Una volta per tutte forte e chiaro: il “successo” di Sanremo è ottenuto da quella particolare sostanza stupefacente che si chiama “accordo di non belligeranza con la concorrenza” ovvero con Mediaset (e non solo) che da tempo ha grande interesse a mantenere inalterato il mercato che si apre dentro e intorno al Festival. Diciamolo meglio: “accordo di reciproca convenienza”. Non è la prima volta che accade e però potrebbe essere l’ultima visti gli appetiti che ci potranno essere per il suo prossimo futuro con la possibile gara di assegnazione che il Comune di Sanremo dovrà indire in caso di mancato accoglimento della sospensiva. In tal caso, non del tutto improbabile, saranno dolori ... dolorissimi.
Il “successo” di Sanremo poi è stato ben lontano dalla pretesa e
forse legittima ambizione di volersi porre come strumento di “coesione sociale”.
In cosa, su quali valori, su quali temi ha sostenuto la formazione di questo “spirito”
nazionale? Ribadiamo quelli che possono essere i parametri con cui si misura la “coesione sociale”: partecipazione
politica, economia di benessere, cultura, salute, ambiente, solidarietà e differenze
di genere? Per inciso, hanno vinto soli uomini pur con tante donne in gara. Ribadiamo
la domanda: come si fa ad affermare che questo Sanremo possa essere considerato
“scintillante”???
Veniamo ora ad un altro “successo”: il ricavo della pubblicità salita ad oltre 65 mln. Si parla di “record” ma non si dice perché e come è stato ottenuto. Semplicemente è avvenuto alzando i prezzi del listino che è passato dal mediamente 7 al 12% in più rispetto allo scorso anno. Aspettiamo di sapere i ricavi netti che si saranno. Negli anni passati la Corte dei Conti è stata chiara per la RAi che deve avviare una “indispensabile e sostanziale riduzione dei costi della produzione, in particolare per quelli riconducibili al festival di Sanremo, alle fiction e alla programmazione finanziata con fondi diversi da quelli derivanti dal canone radiotelevisivo”. Il tema dela riduxion dele “colaborazioe esterne è poi, infine, la spina nel fianco posta dala recente Legge di Bilancio 2025.
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