martedì 11 febbraio 2025

RAI: il silenzio complice della "politica"

by Bloggorai ©

Quando si inizia un gioco, una competizione, un confronto o un ricorso in Tribunale è ben chiaro che si può vincere, si può perdere o si può giungere ad un pareggio, ad una conciliazione/transazione.

Ieri il TAR del Lazio ha dichiarato inammissibile il ricorso per “per l'annullamento dell'avviso pubblicato in data 21 marzo 2024 sul sito istituzionale della Camera dei Deputati …per la presentazione di candidatura a componente del consiglio di amministrazione della RAI ai fini dell''elezione da parte della Camera dei deputati”. Punto, fine della trasmissione. La facciamo corta e chiudiamo il capitolo.

Osservazioni nel merito della sentenza. Il Tar “… rileva l’eccepito difetto assoluto di giurisdizione” ovvero ritiene che, sostanzialmente,  “… Ricorrono, invero, i tratti distintivi che la dottrina e la giurisprudenza hanno individuato per qualificare un atto quale “atto politico”, sottratto al sindacato giurisdizionale”. Cioè, il TAR sposta il baricentro delle sue osservazione sull’atto politico, insindacabile, da quello che invece era ed è l’oggetto del ricorso ovvero l’avviso, cioè l’atto amministrativo che è proprio del ricorso (criteri, selezione delle candidature etc). Tradotto: un soggetto che in qualsiasi modo vedesse lesi i suoi diritti nel procedimento non avrebbe diritto di tutela giuridica in quanto affermando la suprema titolarità dell’azione politica per la nomina dei consiglieri indipendentemente dai criteri di selezione porta a dire che chiunque, anche se non ha presentato il CV, potrebbe essere eletto ad insindacabile giudizio dei parlamentari. Grave. Ma, a nostro giudizio ancora più grave che il TAR ha disatteso o pressoché ignorato quanto disposto dal recente MFA laddove si concentra specificamente sul fatto che gli organi amministrativi di gestione del Servizio Pubblico debbano autonomi da ingerenze politiche o, peggio ancora, governative. Per non dimenticare, infine, i rilievi costituzionali e quelli delle leggi ordinarie.

Osservazioni nel merito del contesto “politico” del ricorso. Il ricorso ha perso anzitutto in Tribunale ma ha perso anche perché è stata abbandonato, dimenticato e financo osteggiato da chi avrebbe potuto e dovuto sostenerlo fortemente e apertamente. Il ricorso ha perso anche perché su di esso è calato un “velo” di silenzio, di discrezione, di garbo istituzionale e di sostanziale oscuramento mediatico. Per inciso: la notizia del TAR anche oggi è stata ignorata da tutti.

Il ricorso aveva molti nemici: tanti nel campo avverso e forse ancora più tra gli “amici”. Bloggorai lo ha scritto subito chiaro e tondo, forte e chiaro, che si trattava di “iniziativa politica che si avvaleva di strumenti giuridici”. La prima parte di questa osservazione già ad alcuni sembrava stonata. All’inizio dello scorso anno, “sembrava” che sui principi, seppure generici, di autonomia e indipendenza della Rai eravamo tutti d’accordo e quindi la motivazioni fondanti il “ricorso” potevano contare sull’appoggio incondizionato di tutti coloro che li avevano a cuore. Forse eravamo d'accordo … perché abbiamo avuto subito qualche sospetto che il “nemico era tra noi”. Lo abbiamo dovuto constatare direttamente nei mesi successivi. Abbiamo cominciato ad avvertire subito le “dimenticanze” e le omissioni: il termine “ricorso” non è mai stato pronunciato da PD, M5S e AVS e tantomeno da altri soggetti che pure, formalmente, avevano aderito all’iniziativa ed erano presenti alla conferenza stampa del 2 maggio. La prova provata c’è stata alla manifestazione davanti a Viale Mazzini di metà maggio promossa dall’Usigrai: era previsto e concordato un intervento proprio per esporre il “ricorso” ed invece hanno parlato pure i Boy Scout ma lo spazio per questo intervento non c’è stato e il termine “ricorso” non è stato mai pronunciato ne in quel momento e tantomeno mai dopo. Poi, ci sono stato diversi articoli e interviste su giornali vari e anche li questo termine faceva proprio fatica ad uscire. Arriviamo quindi a settembre, quando erano febbrili le grandi manovre per comporre il Cda ed era assolutamente evidente che la presenza stessa del “ricorso” dava fastidio a molti. Tant’è che poi, seppure con il tradimento del 26 settembre, il Cda si è costituito grazie alla supremazia “dell’atto politico” magari argomentando che avveniva “nell’interesse dell’Azienda”. Implicitamente tutti, o quasi, ammettevano che “l’iniziativa politica che si avvaleva di strumenti giuridici” non si poteva e non si doveva percorrere. In soldoni, la politica tutta intera, maggioranza e opposizione, ha fatto intendere che le nomine Rai “è roba loro” e non ammettono ingerenze. Punto. Fine della trasmissione. Da oggi su questo tema calerà una pesante coltre di silenzio. Come verrà ricordata questa battaglia? È stata una iniziativa velleitaria? No! Aveva ed ha tuttora tutti i criteri delle battaglie che è giusto combattere anche consapevoli della forza incommensurabile degli avversari.

Bloggorai@gmail.com

 

Ps. Ieri sera è andato in onda su La 7 “Magma” il docu-film sul delitto Mattarella. Su RaiTre è andata inonda una lunga trasmissione sulle tresche amorose di noti personaggi di gossip.

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