Vi abbiamo scritto di Bloggorai che spesso lancia un sasso (tanti sassi) nello stagno. Quando poi ci chiedevamo quale fosse il risultato dimenticavamo però di aggiungere un dettaglio non irrilevante: lo stagno è ghiacciato, ovvero ricoperto di uno spesso strato non tanto di ghiaccio ma di cemento armato con i tondini da 24. Qualsiasi cosa gli lanci sopra, scivola via come un’oliva su uno specchio unto di olio. Da aggiungere inoltre: succede che intorno allo stagno ci siano molti spettatori muti, silenti, sonnacchiosi.
Oggi è una giornata molto, molto particolare. Da tempo, è stato lanciato un sasso, un macigno, nello stagno di dimensioni considerevoli. L’esito di questa giornata potrebbe entrare nei libri di storia oppure uscirne banalmente per rimanere tra le mille giornate di ordinaria normalità.
Succederà che in tarda mattinata ci potrebbe essere la sentenza del TAR per il ricorso avverso al sistema di nomina dei componenti il Cda Rai.
Lo scorso 2
maggio, con l’adesione di Articolo
21, Slc-CGIL, FNSI, Infocivica, UCSI e TvMediaWeb,
si è
svolta la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa dove nel
comunicato si legge: “Il sistema di nomina dei componenti del CDA RAI, contenuto
nell’art.63 del TUSMA presenta profili di legittimità, in ordine ai criteri
adottati, non rispettosi delle “procedure di selezione” imposti dalla legge e
profili di costituzionalità rispetto alle precise indicazioni della sentenza
n.225 del 1974 della Corte costituzionale. La Consulta ha detto con grande
chiarezza in quella sentenza che gli organi direttivi del servizio pubblico non
devono essere “costituiti in modo da rappresentare direttamente o
indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo e
che la loro struttura sia tale da garantirne l'obiettività”.
Questo sistema si pone ora anche in violazione del recente Regolamento
UE 2024/1083 denominato European Media FreedomAct (“EMFA”) pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 17 aprile 2024 il quale
prevede: che gli Stati membri “istituiscano garanzie giuridiche efficaci
per il funzionamento indipendente dei fornitori di media di servizio
pubblico in tutta l'Unione, senza che siano influenzati da interessi
governativi, politici, economici o privati e che “i membri del
consiglio di amministrazione dei fornitori di media di servizio pubblico siano
nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non
discriminatorie e su criteri trasparenti, oggettivi, non discriminatori
e proporzionati stabiliti in anticipo a livello nazionale. La durata del
loro mandato è sufficiente a garantire l'effettiva indipendenza dei fornitori
di media di servizio pubblico” (art. 5).”.
Il ricorso ha robuste fondamenta giuridiche e, in punta di diritto,
appare ineccepibile. Oggi potranno succedere tre cose: il TAR respinge il ricorso.
Il TAR accoglie il ricorso. Il TAR si potrebbe dichiarare incompetente ad esaminare
il caso e rinvia alla Corte Costituzionale. Due risultati su tre sono buoni.
Rimanete sintonizzati. Vi aggiorneremo.
Rimaniamo però in campo giuridico. Ieri la Rai ha presentato ricorso contro la sentenza del TAR Liguria sull’assegnazione del Festival di Sanremo a partire dal 2026. Gli avvocati di (ex) Viale Mazzini sostengono che “Non esiste il Festival di Sanremo senza di noi, il marchio è inscindibile dal format”. Non è il nostro mestiere ma, occhio e croce, questo criterio dell’inscindibilità ci appare alquanto fragile. Il tema, il confronto giuridico, dovrebbe consistere tutto nell’obbligo del Comune di Sanremo a rispettare il vincolo dell’aggiudicazione con gara pubblica l’assegnazione del festival e non tanto il marchio o format che dir si voglia.
Una sola cosa appare certa: che il problema è entrato in un vortice del quale si conosce la data di ingresso ma non quella di uscita. Come si potrà mai organizzare l’edizione 2026 senza avere certezza di diritto? Rimangono poi due interrogativi correlati: il Comune di Sanremo sta giocando solo una partita per alzare il prezzo pagato dalla Rai? La Rai, a sua volta, è fermamente convinta della sostenibilità economica e logistica del Festival svolto sempre al Teatro Ariston di Sanremo? Forse anche no. Forse poi, insieme al criterio di “inscindibilità” si dovrebbe aggiungere quello di “indicibilità” ovvero tutto ciò che non si dice o non si scrive sul grumo di portentosi interessi economici che ruotano intorno al Festival. Fanno gola a molti anche fuori e lontano da Sanremo.
bloggorai@gmail.com
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