sabato 4 gennaio 2025

RAI: il Declino dell'Impero mazziniano 2.1

by Bloggorai ©

Come ai fatto a fare bancarotta ? chiese Bill.

In due modi - Mike disse – gradualmente prima e improvvisamente poi.

Chi ti ci ha portato?

Amici – disse Mike. Io avevo un sacco di amici. Falsi amici.

(E. Hemingway, Fiesta)

2025: nulla sarà mai più come prima. Frase magari scontata e banale ma di grande efficacia per rendere idea di quanto stiamo per scrivere.

Iniziamo subito però con una notizia freschissima: “La Procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati due persone ritenute gli assassini di Piersanti Mattarella. L'ex presidente della Regione siciliana fu ucciso 45 anni fa, il 6 gennaio del 1980 a Palermo sotto gli occhi della moglie Irma e dei figli, Bernardo e Maria” (Adn Kronos, 4/1/2025, 07.58). Giusto pochi minuti addietro abbiamo letto questo titolo sul Quotidiano del Sud: “Uno sgarbo al Quirinale. La RAI ha rifiutato il film sul delitto Mattarella”. Singolare coincidenza. Qualcosa non torna: proprio nel momento in cui si comincia a fare luce su quella pagina drammatica di storia italiana, veniamo a sapere che la Rai avrebbe rifiutato di mettere in onda quel documentario.

Proseguiamo il ragionamento sul Declino dell’impero mazziniano. Diamo per scontato un concetto fondamentale che è bene ribadire: non è iniziato con il Governo Meloni ma viene da lontano, molto lontano, e la responsabilità è bene distribuita dove nessuno è innocente.

Su TvMediaWeb di marzo 2023 è comparso un articolo con il titolo “Rai, l’anno della svolta senza sapere dove andare”. Eravamo nel pieno del dibattito su due temi di grande rilevanza strategica per la RAI: il rinnovo del Contratto di Servizio e l’approvazione del nuovo Piano industriale. Lo abbiamo scritto più volte: è stata una grande occasione mancata che ha portato acqua al mulino del declino. I due documenti poi approvati sono non solo poveri di risorse ma piccini di prospettive dove è sufficiente ricordare la tanto decantata “Digital media Company” che appare come una bicicletta senza pedali e può funzionare solo a spinta di qualche volenteroso. Per non dire dei famigerati “obblighi di Servizio Pubblico” svaniti come fuscelli al vento e relegati in un fantomatico “Allegato A” che vale quanto il due di coppe quando regna denari. Eppure questo Contratto, eppure, anche a sinistra, anche un attuale consigliere di amministrazione lo ha considerato un “buon Contratto”. Dimentichiamo poi, per carità di Patria, i fantasmagorici KPI (Key Performance Indicator) quasi si trattasse della storica battuta sulla “RAI come fabbrica di bulloni”.

Ecco alcune tra le fondamenta del declino che emergono con chiarezza. Proseguiamo il ragionamento.   

Gli ascolti. La discesa verso il basso viene da lontano. Cominciamo intanto a dire che l’anno 2025 non inizia nel migliore dei modi. Un dettaglio, poca roba si dirà, ma significativa. Secondo quanto riportato dallo Studio Frasi di Francesco Siliato su dati Auditel il messaggio a reti unificate del Presidente Mattarella rispetto all’anno precedente RaiUno perde circa 134 mila telespettatori mentre Mediaset su Canale5 ne guadagna 103 mila. Lo spettacolo tradizionale di fine anno vede Rai Uno perdere circa 800mila telespettatori mentre Canale5 ne guadagna 764 mila.

Piccolo passo indietro: lo scorso 30 dicembre è iniziato il rilevamento degli ascolti con una nuova metodologia: il Total Audience e, tre giorni prima, Agcom ha pubblicato il Quarto Osservatorio sulle Comunicazioni relativo ai nove mesi precedenti (gennaio settembre). Si apre il “dibattito” che si impernia su due punti: A quali mutamenti sostanziali potrà introdurre il Total Audience nella valutazione del “peso” dei vari oggetti rilevati?  B Proseguirà il fenomeno di progressivo avvicinamento della concorrenza Mediaset che già dallo scorso anno ha insidiato il primato del “Prime time”? C’è poi un terzo punto interessante da notare: il calo degli ascolti dei Tg. Lo teniamo a parte per un post dedicato all’informazione RAI.

Sul Total Audience, lo abbiamo recentemente accennato, la RAI potrebbe non dormire sonni tranquilli: gli ascolti “digitali” non sono pane per i suoi denti. Anzitutto il suo pubblico è sostanzialmente “anziano” e mediamente over 60 nonché “pigro e svogliato” verso l’utilizzo dei device con i quali si fruiscono prodotti audiovisivi (attenzione: non solo Tv). Questo fenomeno non è destinato a mutare segno: i giovani sono ormai distinti e distanti dall’idea di Tv generalista propria del Servizio Pubblico. Ci potranno magari essere piccoli aggiustamenti di tiro con qualche programma ma la tendenza del fenomeno rimane invariata. In secondo luogo, la RAI non ha e non ha maturato una “cultura digitale” intesa nella ricerca di prodotti editoriali ideati, confezionati e indirizzati verso quel mercato mentre è rimasta saldamente abbarbicata all’usato sicuro dei “pacchi” di De Martino che gli garantiscono il primato del prime time, di Un posto al sole, dell’Amica geniale e delle repliche di Montalbano o riedizioni di Don Matteo. “Non c’è più la fiction RAI di una volta” quando gli ascolti volavano alti, molto alti, mentre ora se arrivano al 16% si battono i tamburi del successo. Le piattaforme, il prodotto “fiction” da loro proposto stanno educando il pubblico ad una fruizione di modelli narrativi e produttivi ai quali la RAI non sembra attrezzata, non foss’altro per quei piccoli dettagli legati agli investimenti necessari e alla destinazione verso un mercato globale. Provate ad andare in un paese estero qualsiasi e collegatevi su RAI Play e constatate quanto potete vedere: poco o quasi niente, il minimo indispensabile prima di scaraventare il tablet verso il muro.

Per quanto riguarda il “sorpasso” della concorrenza La Stampa ha titolato il 28 dicembre “Ascolti, Mediaset. Un altro anno vincente” e si legge “… primo editore italiano in assoluto sia nel consumo televisione radiofonico tradizionale che in quello on demand … anche sul pubblico attivo 15-64 anni, la fascia di età più pregiata per gli investitori pubblicitari”. Chiaro?  RAI replica con  un titolo: “Ascolti 2024, Rai rafforza la leadership nel prime time”. Già … il titolo ben specifica il prime time. Commento di una nostra fonte autorevole: “Cortina fumogena per coprire le ceneri di un disastro avvenuto e di quello che potrà avvenire: quest’anno non ci saranno Olimpiadi o Campionati di calcio europei e pure Sanremo potrà essere un incognita non solo per la nuova conduzione di Carlo Conti ma per tutto il suo prossimo futuro legato al rinnovo della convenzione con il Comune”.

Segue …

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