“Io credo che le sole cose sicure in questo mondo siano le coincidenze”
Leonardo Sciascia
La notizia clamorosa di oggi è che non ci sono notizie di particolare interesse per la RAI, nessuna. Ci hanno appena detto che nella sezione “azienda” della consueta rassegna stampa non ci sia nulla, zero, nada, nisba.
Già, come ci ha detto ieri una collega, “Di cosa vuoi scrivere? Non c’è una notizia nemmeno a pagarla”. Giusto, ma solo in parte. Le notizie, a buon vedere, ci sono: dentro e intorno alla Rai ribolle un grande calderone ricco di trame e complotti che magari non fanno “notizia” ma sono certamente utili a sapere per capire.
Nei giorni scorsi vi abbiamo parlato del docu-film “Magma. Mattarella, il delitto perfetto”. Lo abbiamo visto e ci vengono subito in mente un paio di riflessioni già sul titolo. Anzitutto si dovrebbe aggiungere tra delitto e perfetto il termine “politico” perché di questo si tratta e questa è la tesi centrale del film (che noi condividiamo pienamente). Poi, si potrebbe aggiungere “im” al “perfetto” perché alle storie dei delitti, alla loro “narrazione” manca sia il colpevole sia i mandanti che invece rimangono tutti impuniti. Nei titoli di testa e in quelli di chiusura si ribadisce che i presunti esecutori materiali del delitto sono stati assolti in tutti i gradi di giudizio e non potranno mai più essere processati per lo stesso reato (ne bis in idem). Rimane solo la profonda convinzione, intuita tra i primi da Giovanni Falcone, che l’omicidio Mattarella non è stato un delitto di “sola” mafia ma che si collocava nel pieno di un disegno “politico” strutturato, organizzato e pianificato nell’intento di impedire la nascita e lo sviluppo di un progetto istituzionale che vedeva unire le grandi forze democratiche del Paese, la DC e il Pci. L’obiettivo della stagione delle stragi e degli omicidi, il 1980, era esattamente quello: destabilizzare il Paese con ogni mezzo, comprese le stragi (Bologna, 2 agosto 1980). Il docu-film è confezionato bene e rappresenta compiutamente pagine della storia italiana che, forse e purtroppo, rimarranno ancora oscure e misteriose: la verità processuale emersa durante i processi potrebeb essere ben lontana da quella reale.
Ma proprio per questo arriviamo al problema che abbiamo sollevato: perché la Rai non lo avrebbe mandato in onda e magari proprio in coincidenza con l'anniversario? Ricostruiamo sommariamente gli ultimi giorni. Il 4 gennaio, tardo pomeriggio, si diffonde la notizia secondo cui la Procura di Palermo ha riaperto le indagini sul delitto Mattarella e individuato i due presunti esecutori materiali. Si tratterebbe di due mafiosi peraltro già condannati e detenuti. Ad una prima lettura, questa notizia metterebbe una pietra tombale sulla pista "politica" come ha scritto un articolo apparso sull’edizione di Palermo de La Repubblica, che apre il pezzo con una dichiarazione perentoria: “Vedo che le ultime risultanze delle indagini sul delitto Mattarella confermano quanto già il processo aveva appurato: che la pista neofascista non c’entra”. Punto. Se non che, sempre il 4 gennaio, il Quotidiano del Sud titola “Sgarbo al Quirinale. Piersanti Mattarella l'ultimo sfregio: la Rai rifiuta il docu-film” che invece ribadisce, ricostruisce e sottolinea esattamente il contrario. Prima Bloggorai e a seguire il consigliere Natale, pongono una domanda semplice semplice: è vero o no quanto ha scritto il quotidiano che la Rai avrebbe rifiutato l’acquisto di Magma? Nel caso fosse vero, con quali criteri? Il costo, la qualità del prodotto? Evidente che nessuno risponde. Però, giusto ieri sera, abbiamo saputo qualcosa in più: nel 2023 il Cda Rai avrebbe approvato l’interesse del prodotto che sarebbe dovuto andare in onda dentro la serie “Ossi di seppia” su Rai Tre. Quindi a Viale Mazzini non solo era ben noto il contenuto, la trama di Magma, ma si era valutato positivamente di procedere con l’eventuale acquisizione. E' vero o non è vero? Allora, cosa è successo nel frattempo? Veniamo ai nostri tempi, "qualcosa" è cambiato e siamo arrivati al titolo perentorio del Quotidiano del Sud: “La Rai ha rifiutato il film”. In circostanze “normali” l’Ufficio Legale di Viale Mazzini e l’Ufficio Stampa, qualora la notizia fosse clamorosamente infondata, dopo cinque minuti avrebbero dovuto smentire. Nulla, silenzio, muti. Nel frattempo, siamo venuti a sapere da una nostra fonte che, forse per “correre ai ripari” la Rai avrebbe dato incarico a Paolo Mieli di confezionare un prodotto analogo.
Allora: Magma merita di essere trasmesso sulle reti Rai? A nostro giudizio certamente si: il suo grande pregio ma forse anche il suo limite è che non aggiunge nulla di nuovo a quanto già storicamente noto ma è proprio per questo che merita di esser visto e diffuso dal Servizio Pubblico. Mantenere aperta la memoria e la ricerca di una possibile verità su queste pagine oscure di storia italiana è un dovere civile al quale non ci si può sottrarre e bene hanno fatto gli autori del film a riproporle.
Rimane aperta la domanda: se è vero quanto ha scritto il giornale citato, chi e perché avrebbe deciso che Magma non andava acquistato e messo in onda dalla Rai? La risposta potrebbe essere semplice e non è difficile da immaginare. Sarebbe sufficiente vedere il docu-film e tutto sarebbe chiaro.
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