martedì 7 gennaio 2025

Come la RAI racconta o non racconta la mafia e non solo

by Bloggorai ©

“Serafi', qui non finisce perché arrivano gli italiani: qui arrivano gli italiani proprio perché è finita”

(Monsignor Colombo da Priverno (Nino Manfredi) a Serafino, il perpetuo. Da “In nome del Papa Re” di Luigi Magni)

Prima di chiudere o forse meglio sospendere la riflessione sul Declino dell’Impero Mazziniano, torniamo ancora sulla notizia del docu-film sull’omicidio Mattarella che, secondo quanto riportato dal Quotidiano del Sud, la Rai non avrebbe acquistato. Ricordiamo che ieri c’è stata una dichiarazione del consigliere Natale che ha riproposto la domanda che aveva posto prima Bloggorai: è vero o non è vero quanto scritto e, aggiungiamo noi qualora fosse vero, chi è perché ha deciso di non acquistare il docu-film Magma? Da Viale Mazzini non sono uscite dichiarazioni di smentita, nessun commento. Silenzio, pesante silenzio che forse dice molto.

Oggi il Quotidiano del Sud torna sul tema con il titolo “L'intollerabile leggerezza della Rai sui Mattarella” a firma Claudio Marincola. Alcune osservazioni: è vero, si tratterebbe di “intollerabile leggerezza” ma non solo della Rai ma anche dei partiti di opposizione che su questo “dettaglio” sulla Rai non hanno aperto bocca: muti. Per quanto riguarda la Rai non si tratta, forse, solo di leggerezza ma, forse, di qualcosa di più e cercheremo di saperlo anche se qualche sospetto già lo abbiamo. Poi, “sui Mattarella” sta a dire, coma aveva pure scritto il quotidiano, che si tratta, forse di uno “sgarbo al Quirinale” congiunto a quello della sua famiglia che vede il suo diritto a sapere la verità ancora una volta sottaciuto. Aggiungiamo noi che si tratterebbe pure di uno “sgarbo” ai telespettatori del Servizio Pubblico che pure hanno diritto a sapere e capire. Cosa c’è dietro in fin dei conti? Semplice: sostenere che non si trattò “solo” di un delitto di mafia come si vorrebbe fare credere ma di ribadire che dietro c’era e forse c’è ancora un intreccio torbido tra apparati dello Stato, politica deviata e “poteri occulti” dove un filo conduttore si riconduce ad una certa destra. Questa “narrazione” evidentemente, urta ancora oggi qualche “sensibilità”.

Bloggorai non molla: domani vedrà il docu-film Magma e cercherà di sapere qualcosa di più.

Bene, torniamo  e chiudiamo per ora sul tema declino Rai. Anzitutto abbiamo riscontrato che è un tema che a qualcuno tra i nostri lettori reca fastidio, specie a chi ancora ne ha responsabilità diretta e ancora di più a chi ne ha avuta nel passato: tutti innocenti, nessuna colpa e nessun peccato. Non è così. Vedi il tema “informazione” e provate a chiedere a qualche giornalista Rai o al loro sindacato se hanno avuto o hanno tutt’ora qualche responsabilità sull’assenza di qualsiasi progetto editoriale. E forse propria questa ostinata posizione di occultamento delle responsabilità che impedisce di capire dove, come e perché è iniziato il declino, altrimenti non se ne esce. Vedi la frase riportata in testa al post. C’è ancora molto da dire ma ci sarà tempo e modo.

Infine, proponiamo un argomento di riflessione correlato al tema del declino degli ascolti. Nei giorni scorsi è comparso sul Il Foglio un articolo interessante a firma Marco Gambaro con il titolo “La resilienza della Tv generalista”. Anzitutto si tratta di distinguere bene i termini e  i concetti sottesi: la “resilienza” è una cosa e la “resistenza” è altra cosa. Poi, la tv generalista del Servizio Pubblico è una cosa e quella dell’emittenza privata è altra cosa. Sono pianeti che appartengono alla stessa galassia ma seguono orbite diverse e spesso in collisione tra loro a tal punto che proprio sugli “interessi” perseguiti si intravvede il declino dell’uno a favore dell’altro. Esempio evidente è il canone e la spartizione delle quote pubblicitarie: paradossalmente chi ha “difeso” maggiormente il canone RAI in questa ultima partita? Mediaset, senza dubbio. Scrive Gambaro a proposito del “declino” del consumo televisivo: “… la situazione è meno tranquilla di quanto sembra, l’erosione dell’ascolto da parte di streaming e digitale è strutturale e nei prossimi anni potremo assistere ad un declino dell’ascolto televisivo analogo al calo sofferto dei giornali negli ultimi dieci anni”. Dunque, non si tratterebbe di “resilienza” con la quale si intende la capacità di adattarsi plasticamente al mutamento. La Rai in particolare non è in grado di farlo, non ha la cultura intrinseca del cambiamento  ma soprattutto non hai mezzi materiali, non ha le risorse e quando pure le ha le spreca (ricordate la storiella dei microfoni?). Diverso invece è parlare di “resistenza” ovvero provare e tenere quello che rimane dell’impero: ovvero un pubblico anziano, pigro e poco propenso ad esplorare i nuovi mondi del digitale e dello streaming.

Chiudiamo proprio su questo punto: anche Bloggorai prima o poi dovrà “declinare”. Dopo sei anni di crescita costante, si dovrà arrendere ad un nuovo mondo che non capirà più. Le sue lettrici e i suoi lettori, mediamente, hanno circa 65 anni e molti di loro non sono molto avvezzi ai “social”, non frequentano Tik Tok o non hanno un profilo Instagram mente i più avveduti ormai leggono i giornali solo con abbonamento on line e la carta l’hanno abbandonata da un pezzo. Bloggorai ancora resiste a ritagliare gli articoli  e sottolineare i passaggi interessanti.

bloggorai@gmail.com

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