giovedì 23 gennaio 2025

RAI: la "notizia" stupefacente

by Bloggorai ©

“Sesto (Empirico) nei suoi scritti ci raccomanda di mantenerci costantemente all’erta nei confronti di ogni opinione e teoria, nostra o altrui, che pretenda di pronunciarsi sulla realtà al di là dei vari modi con cui essa appare”  M.L. Chiesara, Sette brevi lezioni sullo scetticismo

Lo stupóre  è un’emozione preziosa. Lo stupóre è uno stato dell’anima che coglie improvviso e può anche stordire. Lo stupóre è “Forte sensazione di meraviglia e sorpresa, tale da togliere quasi la capacità di parlare e di agire: Oppresso di stupore, a la mia guida Mi volsi (Dante);  (Treccani).

Ci si può “stupire” dell’avvento di Trump come pure, fatte le debite proporzioni, per quello della Meloni se non si tiene debito contro dei motivi, la cause e il contesto che lo hanno reso possibile? Forse anche no. Banalmente, semplicemente: fenomeni del genere nascono sulle ceneri, sul vuoto di chi gli ha spianato la strada.

La notizia del giorno è la presenza di Gerry Scotti, il volto più noto di Mediaset all’apertura del Festival di Sanremo. Qualcuno si potrà stupire? No, non ce n’è alcun motivo: tutto già noto, tutto già visto da anni. Da non dimenticare le passerelle degli anni passati con personaggi che girano da una parte e dall’altra indifferentemente. Lo stesso Stefano De Martino, l’attuale volto più noto di Rai Uno, è nato sotto le stelle di “Amici” in onda su Canale 5 dove, peraltro, nei giorni scorsi ha reso la “cortesia” partecipando alla trasmissione “C’è posta per te”. Quindi non si tratta solo di “volti noti”, della “scuderia della De Filippi” o amenità del genere. Si tratta di tenere conto di due livelli: uno sociale/culturale e uno politico/economico.

Il primo livello attiene alla proposta editoriale del Festival, al suo contenuto non solo musicale, agli “interlocutori” ai quali si rivolge. Da ricordare anzitutto l’età media dei telespettatori: intorno ai 53 anni. Scrive oggi Repubblica: “Sanremo viene visto dalla comunità dei media come un evento quasi a canale unificato, il programma nazionalpopolare per eccellenza che mette al centro la musica … Clerici-Conti-Scotti, il trio simbolo della tv nazionalpopolare, che resiste, sullo stesso palco, per acchiappare il grande pubblico”. Semmai negli anni passati Sanremo è stata la celebrazione annuale di questo modello/simbolo/icona, oggi lo è ancora di più nell’epoca della “narrazione” moderata e conservatrice tanto in voga. “…  temi annacquati con una prevalenza assoluta dell’amore…” Esquire. “ …la settantacinquesima edizione di Sanremo si preannuncia mediocre sotto il profilo dei brani in gara …” il Giornale della Musica. E così via.

E veniamo al secondo livello: è noto che la Rai si è “salvata” da una nuova e aggiornata stangata sul canone grazie alla gentile intercessione di Berlusconi jr che si è opposto all’emendamento nella Lege di Bilancio proposto dalla Lega che invece voleva mantenere la riduzione a 70 euro e comunque ridurre (è stata depositata una proposta di Legge per la riduzione progressiva del 20% annuo fino alla sua abolizione). A Mediaset, è noto, invece va benissimo una Rai proprio così com’è, contenuta nella raccolta pubblicitaria e senza velleità di crescere e svilupparsi nel mercato: a lei i vantaggi del “privato” e alla Rai gli oneri del “pubblico”. La cosiddetta “pax televisiva” santificata da Sanremo altro non è che un piccolo pegno che Mediaset paga volentieri pur di mantenere stabile l’equilibrio e, peraltro, traendone pure vantaggio indiretto. A tal punto che questo equilibrio si riversa direttamente anche nel calderone della coalizione di Governo: vedi la pressione in corso sul nome della Agnes come presidente.  

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